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Ricorso inammissibile: motivazione della pena

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per omicidio e lesioni stradali. I motivi sono stati ritenuti generici e non specificamente contrapposti alla motivazione della sentenza d’appello. La Corte ha ribadito che, per pene vicine al minimo edittale, non è richiesta una motivazione dettagliata, confermando la condanna dell’imputata al pagamento delle spese e di una somma alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Genericità Costa Caro

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8588/2024, ha fornito importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi, in particolare riguardo alla specificità dei motivi. La decisione sottolinea come un ricorso inammissibile per genericità possa precludere l’esame nel merito delle questioni sollevate, confermando la condanna e aggravando la posizione del ricorrente con ulteriori sanzioni pecuniarie. Il caso in esame riguarda una condanna per omicidio e lesioni stradali, dove la difesa ha tentato di contestare sia la responsabilità penale che il trattamento sanzionatorio.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna al Ricorso in Cassazione

Il procedimento trae origine da una sentenza di condanna emessa nei confronti di un’imputata, ritenuta responsabile dei reati di omicidio stradale e lesioni stradali, ai sensi degli articoli 589-bis e 590-bis del codice penale. La decisione era stata confermata anche dalla Corte d’Appello di Brescia.

Contro la sentenza di secondo grado, la difesa dell’imputata ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo con cui lamentava l’erronea applicazione della legge penale. La critica si concentrava su due aspetti principali: l’affermazione della responsabilità penale e la congruità della pena inflitta.

La Decisione della Cassazione sul ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile, fornendo una motivazione chiara e basata su principi consolidati della propria giurisprudenza. La decisione si fonda su una valutazione critica della struttura e del contenuto dei motivi presentati dalla difesa.

Genericità delle Censure sulla Responsabilità

In primo luogo, i Giudici di legittimità hanno osservato che le doglianze relative ai profili di responsabilità dell’imputata erano del tutto generiche. Invece di confrontarsi specificamente con l’apparato argomentativo della sentenza impugnata, il ricorso si limitava a riproporre critiche astratte, senza individuare vizi logici o giuridici precisi nel ragionamento della Corte d’Appello. Questo approccio è stato ritenuto insufficiente per superare il vaglio di ammissibilità, poiché non consente alla Cassazione di svolgere il proprio ruolo di controllo sulla corretta applicazione della legge.

La Congruità della Motivazione sulla Pena

Anche la parte del ricorso dedicata al trattamento sanzionatorio è stata giudicata infondata. La Corte ha ritenuto che la sentenza d’appello fosse sorretta da una motivazione adeguata e congrua. I giudici di merito avevano infatti determinato la pena tenendo conto dei criteri stabiliti dall’articolo 133 del codice penale, valutando il grado della colpa e le circostanze specifiche del caso. Il discorso giustificativo della Corte territoriale è stato considerato esente da vizi logici e basato su corrette massime di esperienza.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha richiamato il proprio orientamento consolidato in materia di motivazione della pena. È stato ribadito che, quando la sanzione irrogata non si discosta in modo significativo dal minimo edittale previsto dalla legge, non è richiesta al giudice una motivazione particolarmente specifica e dettagliata. La scelta di applicare una pena media o prossima al minimo rientra nella discrezionalità del giudice di merito, che la esercita sulla base dei parametri generali dell’art. 133 c.p.

Inoltre, la Corte ha sottolineato un principio fondamentale del giudizio di legittimità: è inammissibile una censura che miri a una nuova valutazione della congruità della pena. A meno che la determinazione della sanzione non sia frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, la Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito. Nel caso di specie, non essendo stati riscontrati tali vizi, la critica è stata respinta.

Le Conclusioni

L’ordinanza si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Come conseguenza processuale, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia serve da monito sull’importanza di redigere ricorsi specifici e ben argomentati, che si confrontino puntualmente con le ragioni della decisione impugnata, evitando censure generiche che non possono trovare accoglimento in sede di legittimità.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché le censure relative alla responsabilità penale sono state giudicate del tutto generiche e prive di un reale confronto con le argomentazioni sviluppate nella sentenza impugnata.

È necessario che il giudice motivi dettagliatamente la misura della pena quando è vicina al minimo?
No, secondo l’orientamento consolidato della Corte di Cassazione, non è richiesta una specifica e dettagliata motivazione quando la pena irrogata non si discosta in maniera rilevante dal minimo edittale, essendo la scelta riservata alla valutazione del giudice di merito.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito nel provvedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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