LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: Misure Cautelari e Mafia

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro un’ordinanza che negava la sostituzione della custodia in carcere con gli arresti domiciliari. L’indagato, accusato di associazione mafiosa (art. 416-bis c.p.), aveva presentato motivi ritenuti dalla Corte reiterativi e non idonei a scalfire il quadro indiziario basato su intercettazioni e videosorveglianza, che provavano il suo ruolo organico nel clan.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti del Riesame sulle Misure Cautelari

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 45271/2024, ha affrontato un caso di associazione di tipo mafioso, chiarendo i limiti del sindacato di legittimità sulle misure cautelari e le ragioni che portano a dichiarare un ricorso inammissibile. Questa pronuncia offre spunti fondamentali sulla stabilità del quadro indiziario e sulla differenza tra una nuova valutazione dei fatti e la denuncia di vizi di legittimità.

I Fatti del Caso: Dalla Custodia in Carcere al Ricorso in Cassazione

La vicenda trae origine da un’ordinanza del Tribunale di Caltanissetta, che aveva rigettato la richiesta di un indagato di sostituire la custodia cautelare in carcere con gli arresti domiciliari, anche con braccialetto elettronico. L’accusa provvisoria era quella di appartenenza a un clan mafioso, ai sensi dell’art. 416-bis del codice penale.

Contro tale decisione, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, articolando diversi motivi di doglianza che miravano a smontare il quadro indiziario a carico del proprio assistito, sostenendo la presenza di elementi di novità e vizi di motivazione nell’ordinanza impugnata.

I Motivi del Ricorso: Una Difesa a Tutto Campo

La difesa ha sollevato sei distinti motivi, contestando la decisione del Tribunale sotto vari profili:

1. Violazione di legge processuale: Si lamentava che il Tribunale avesse illegittimamente integrato la motivazione assente nel provvedimento del Giudice per le Indagini Preliminari.
2. Travisamento della prova: La difesa proponeva una rilettura di alcune intercettazioni e dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, sostenendo che queste non provassero il ruolo organizzativo dell’indagato.
3. Insussistenza del clan: Veniva messa in dubbio l’esistenza stessa del clan mafioso contestato e l’interesse dell’indagato verso tale consorteria, suggerendo un coinvolgimento limitato al narcotraffico.
4. Mancata valutazione di prove a favore: Si contestava la mancata considerazione di una sentenza assolutoria emessa nei confronti di un altro soggetto, che a dire della difesa minava il contesto mafioso dell’accusa.
5. Natura del rapporto con il capo clan: Si argomentava che il legame con il presunto capo fosse di mera amicizia, peraltro interrotto per lunghi periodi.
6. Errata qualificazione giuridica: Infine, si sosteneva che la breve durata dell’adesione al sodalizio e l’assenza di reati-fine avrebbero dovuto condurre a una qualificazione del fatto come concorso esterno, anziché partecipazione.

Le Motivazioni della Cassazione: Perché il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le argomentazioni difensive. Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra il giudizio di merito e quello di legittimità.

La Reiterazione dei Motivi

La Corte ha osservato che la maggior parte dei motivi di ricorso non faceva altro che riproporre, in modo pedissequo, le stesse argomentazioni già presentate e respinte dal Tribunale del riesame, senza un reale confronto con la motivazione dell’ordinanza impugnata. Questo approccio rende il ricorso generico e, quindi, inammissibile.

I Limiti del Giudizio di Legittimità

La Cassazione ha ribadito un principio cardine: il suo ruolo non è quello di ricostruire i fatti o di valutare l’attendibilità delle prove, compiti che spettano ai giudici di merito. Il controllo della Suprema Corte si limita a verificare la coerenza logica della motivazione e il corretto rispetto dei principi di diritto. Nel caso di specie, l’ordinanza del Tribunale è stata ritenuta immune da vizi, in quanto basata su una motivazione congrua e completa che spiegava chiaramente gli elementi a carico dell’indagato.

La Solidità del Quadro Indiziario

Il Tribunale aveva fondato il proprio convincimento su elementi concreti, come la partecipazione dell’indagato a un “summit” tra clan rivali e il successivo resoconto fatto al capo del proprio gruppo. Tali elementi, documentati da intercettazioni e videosorveglianza, sono stati ritenuti espressivi di un rapporto stabile, organico e consapevole con l’associazione criminale, tale da escludere la meno grave ipotesi del concorso esterno. La natura permanente del reato di associazione mafiosa, inoltre, rende irrilevanti sia la durata dell’adesione sia la mancata contestazione di specifici reati-fine.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza riafferma con forza i confini invalicabili del giudizio di cassazione in materia di misure cautelari. Non è sufficiente proporre una lettura alternativa delle prove per ottenere l’annullamento di un provvedimento. È necessario, invece, dimostrare l’esistenza di vizi logici manifesti o di violazioni di legge nella decisione impugnata. La dichiarazione di ricorso inammissibile serve a sanzionare le impugnazioni che, di fatto, chiedono alla Suprema Corte un terzo grado di giudizio di merito, un’operazione non consentita dall’ordinamento processuale.

Può il giudice dell’appello cautelare integrare la motivazione di un provvedimento di primo grado carente?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che, nell’ambito dei ricorsi sulle misure cautelari (ex art. 310 c.p.p.), il giudice dell’appello ha il potere di integrare o sostituire la motivazione del primo giudice, in quanto il suo giudizio si sostituisce, nei limiti del devoluto, a quello precedente.

Quali sono i limiti del controllo della Corte di Cassazione sulle ordinanze in materia di misure cautelari?
Il controllo della Corte di Cassazione è limitato alla verifica del rispetto dei canoni della logica e dei principi di diritto. Non può riguardare la ricostruzione dei fatti né l’apprezzamento dell’attendibilità delle fonti di prova o la rilevanza dei dati probatori, che sono di esclusiva competenza del giudice di merito.

Perché il ricorso dell’indagato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente perché i motivi proposti erano reiterativi di argomenti già esaminati e respinti dal Tribunale, senza un confronto critico con la motivazione dell’ordinanza impugnata. Inoltre, le doglianze miravano a una rilettura dei fatti e delle prove, un’operazione preclusa nel giudizio di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati