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Ricorso inammissibile: l’obbligo di specificità

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per truffa. La decisione si basa sulla mancanza di specificità dei motivi di ricorso, un requisito fondamentale previsto dal codice di procedura penale. L’imputata non ha indicato con precisione gli elementi a sostegno della sua censura, rendendo impossibile per la Corte esaminare il merito. Di conseguenza, è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 13 luglio 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: L’Importanza della Specificità dei Motivi in Cassazione

Presentare un ricorso in Corte di Cassazione è un passo delicato che richiede il massimo rigore formale. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci ricorda quanto sia cruciale rispettare il principio di specificità dei motivi, pena la dichiarazione di un ricorso inammissibile con conseguente condanna a sanzioni pecuniarie. Analizziamo questo caso per comprendere le implicazioni pratiche per chi intende impugnare una sentenza.

I Fatti del Processo

La vicenda giudiziaria ha origine da una sentenza di condanna per il reato di truffa (art. 640 c.p.) emessa dal Tribunale. La decisione veniva parzialmente riformata dalla Corte d’Appello, che tuttavia confermava la condanna per l’imputata. Non soddisfatta della decisione di secondo grado, la ricorrente decideva di presentare ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione riguardo all’affermazione della sua responsabilità penale.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?

Il cuore della decisione della Corte di Cassazione risiede nell’analisi dei requisiti formali dell’atto di impugnazione. La legge, in particolare l’articolo 581, comma 1, lettera c) del codice di procedura penale, stabilisce che il ricorso deve contenere, a pena di inammissibilità, i motivi specifici per cui si impugna una decisione. Non basta una generica contestazione. Il ricorrente ha l’onere non solo di criticare punti specifici della sentenza, ma anche di indicare chiaramente gli elementi (di fatto o di diritto) su cui si fonda la sua lamentela.

Nel caso di specie, la Suprema Corte ha riscontrato che il ricorso era formulato in termini generici. A fronte di una motivazione della Corte d’Appello definita ‘ampia e logicamente corretta’, la ricorrente non ha fornito gli elementi necessari per permettere ai giudici di legittimità di individuare i presunti errori e di esercitare il proprio controllo. Questa carenza ha reso il ricorso inammissibile.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha ribadito un principio consolidato: la specificità dei motivi è un requisito essenziale che serve a delimitare il campo del giudizio di legittimità. Un ricorso vago e generico non consente al giudice dell’impugnazione di comprendere quali siano le critiche mosse alla sentenza e, di conseguenza, di valutarne la fondatezza. Il ricorso non può tradursi in una mera riproposizione delle difese già svolte nei gradi di merito, ma deve attaccare specificamente la logica e la coerenza della motivazione della sentenza impugnata. Poiché il ricorso non rispettava questi canoni, è stato dichiarato inammissibile, impedendo alla Corte di entrare nel merito della questione.

Le Conclusioni e le Conseguenze Pratiche

La declaratoria di inammissibilità ha avuto due conseguenze dirette per la ricorrente, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale. In primo luogo, è stata condannata al pagamento delle spese processuali. In secondo luogo, e più significativamente, è stata condannata al versamento di una somma di tremila euro a favore della cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria è giustificata dalla ‘colpa nella determinazione della causa di inammissibilità’, come chiarito dalla Corte Costituzionale (sentenza n. 186/2000), e serve a disincentivare la presentazione di appelli temerari o redatti senza la dovuta diligenza tecnica. Questa ordinanza serve da monito: un’impugnazione non è una formalità, ma un atto giuridico che richiede precisione, chiarezza e il rispetto scrupoloso delle norme procedurali.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché era privo del requisito della ‘specificità dei motivi’, come richiesto dall’art. 581 c.p.p. La ricorrente non ha indicato in modo chiaro e preciso gli elementi di fatto e di diritto a sostegno della sua contestazione, limitandosi a una critica generica della sentenza impugnata.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e, inoltre, al versamento di una somma di denaro alla cassa delle ammende. In questo caso specifico, la somma è stata fissata in 3.000 euro.

Cosa significa che i motivi di ricorso devono essere ‘specifici’?
Significa che il ricorrente non può limitarsi a lamentare un’ingiustizia o un errore generico. Deve, invece, individuare con precisione i passaggi della motivazione della sentenza che ritiene errati, spiegare per quali ragioni giuridiche o logiche lo sono e indicare le prove o gli elementi trascurati che avrebbero portato a una decisione diversa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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