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Ricorso inammissibile: l’obbligo del difensore

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché proposto personalmente dall’imputato, violando l’obbligo di rappresentanza tecnica. La Corte conferma la legittimità costituzionale dell’art. 613 c.p.p. e condanna il ricorrente al pagamento di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: L’Obbligo del Difensore in Cassazione

La presentazione di un ricorso inammissibile alla Corte di Cassazione può avere conseguenze economiche significative per l’imputato. Una recente ordinanza ha ribadito un principio fondamentale della procedura penale: l’obbligo di avvalersi di un difensore tecnico per impugnare una sentenza di fronte alla Suprema Corte. Analizziamo insieme questa decisione e le sue implicazioni pratiche, evidenziando perché l’assistenza di un legale specializzato non è solo un’opzione, ma un requisito imprescindibile.

I Fatti del Caso

Il caso nasce dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Torino. L’elemento cruciale, che ha determinato l’esito del procedimento, è stata la modalità di presentazione dell’impugnazione: l’imputato ha deciso di agire personalmente, senza l’assistenza di un avvocato. Questa scelta si è rivelata fatale per le sorti del suo ricorso, portando a una dichiarazione di inammissibilità da parte della Suprema Corte.

La Questione Giuridica: Il Ricorso Inammissibile e la Rappresentanza Tecnica

Il cuore della questione risiede nell’interpretazione dell’articolo 613 del codice di procedura penale. A seguito delle modifiche introdotte dalla legge n. 103 del 2017, la norma prevede che i ricorsi in Cassazione debbano essere sottoscritti, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale. Di fatto, è stato abolito il diritto dell’imputato di presentare personalmente l’atto di impugnazione.

Nel corso del procedimento, è stata sollevata una questione di legittimità costituzionale di tale norma, per presunta violazione del diritto di difesa (art. 24 Cost.), del giusto processo (art. 111 Cost.) e dell’articolo 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto la questione di legittimità costituzionale, dichiarandola ‘manifestamente infondata’. I giudici hanno chiarito che l’obbligo di avvalersi di una difesa tecnica per un grado di giudizio complesso come quello di legittimità non limita, ma piuttosto qualifica, il diritto di difesa.

La Corte ha richiamato un’importante pronuncia delle Sezioni Unite (n. 8914 del 2018), secondo cui rientra pienamente nella discrezionalità del legislatore stabilire le modalità di esercizio del diritto di impugnazione. Richiedere l’assistenza di un professionista specializzato per il ricorso in Cassazione è una scelta volta a garantire la serietà e la tecnicità dell’atto, evitando ricorsi pretestuosi o mal formulati che ingolferebbero inutilmente la macchina della giustizia. L’obbligo di rappresentanza tecnica, dunque, non è una restrizione, ma uno strumento per assicurare che la difesa sia esercitata nel modo più efficace possibile nel grado più alto del giudizio.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La decisione della Corte è netta: il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia serve da monito: tentare di ‘fare da sé’ nel processo penale, specialmente in Cassazione, non solo è proceduralmente errato, ma può comportare anche un significativo esborso economico. La figura dell’avvocato cassazionista non è un orpello, ma un requisito essenziale per poter accedere alla Suprema Corte e far valere le proprie ragioni in modo giuridicamente corretto.

È possibile per un imputato presentare personalmente un ricorso in Cassazione?
No, la legge (art. 613 c.p.p. come modificato dalla L. 103/2017) non consente più la proposizione del ricorso in Cassazione personalmente dall’imputato, richiedendo obbligatoriamente la rappresentanza tecnica di un avvocato abilitato.

L’obbligo di avere un avvocato per il ricorso in Cassazione viola il diritto di difesa?
Secondo la Corte di Cassazione, no. La richiesta di una rappresentanza tecnica rientra nella discrezionalità del legislatore e non costituisce una limitazione delle facoltà difensive, ma una modalità per garantirne l’effettività.

Cosa succede se un ricorso viene dichiarato inammissibile per mancanza del difensore?
Se il ricorso è dichiarato inammissibile, l’impugnazione non viene esaminata nel merito. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (in questo caso, 3.000 euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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