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Ricorso inammissibile: l’importanza dell’analisi critica

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto con destrezza. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi presentati, che non contenevano una necessaria analisi critica delle argomentazioni della Corte d’Appello. Il ricorso inammissibile è stato rigettato anche per la manifesta infondatezza riguardo alla querela e per la genericità delle censure sul diniego delle attenuanti generiche e sulla recidiva, confermando la condanna al pagamento delle spese e di una somma alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Genericità Costa Cara

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ci offre un’importante lezione sulla redazione degli atti di impugnazione. Presentare un ricorso inammissibile perché generico e privo di un’analisi critica della decisione impugnata non solo è inutile, ma comporta anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Analizziamo insieme questo caso per capire quali sono i requisiti essenziali di un ricorso e perché la superficialità può essere fatale in sede di legittimità.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine dalla condanna di un individuo per concorso in furto con destrezza, aggravato dalla recidiva qualificata. La sentenza di primo grado, emessa dal Tribunale, era stata parzialmente riformata dalla Corte d’Appello, che aveva rideterminato la pena.

Non soddisfatto della decisione, l’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione. I motivi del ricorso si concentravano su tre punti principali:

1. La presunta mancanza di una querela valida, atto indispensabile per procedere.
2. Il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche.
3. La mancata esclusione della recidiva.

La difesa sosteneva che questi elementi avrebbero dovuto portare a un esito diverso del processo.

La Valutazione del ricorso inammissibile da parte della Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. La decisione si basa su una valutazione rigorosa dei motivi presentati, ritenuti non conformi ai requisiti stabiliti dall’articolo 606, comma 3, del codice di procedura penale. Secondo la Corte, un ricorso, per essere ammissibile, non può limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni già respinte nei gradi di merito. È invece necessaria una specifica e critica analisi delle ragioni esposte nella sentenza impugnata, dimostrando perché esse siano errate o illogiche.

Analisi dei Singoli Motivi di Ricorso

La Corte ha smontato punto per punto le censure sollevate:

* Sulla querela: Il motivo è stato giudicato manifestamente infondato. Agli atti risultava infatti una querela, presentata dalla persona offesa, in cui si chiedeva espressamente la punizione dei responsabili del furto.
* Sul diniego delle attenuanti generiche e sulla recidiva: Questi motivi sono stati considerati del tutto generici. La difesa non si era confrontata con il ragionamento dei giudici di merito. Essi avevano negato le attenuanti evidenziando l’assenza di elementi positivi e il fatto che l’imputato, al momento del reato, fosse destinatario di un ordine di cattura. Per quanto riguarda la recidiva, era stata confermata sulla base della sua ‘storia criminale’, della commissione di reati mentre era sottoposto a misure di prevenzione e della sua generale e maggiore pericolosità. Il ricorso non ha offerto alcun argomento critico per smontare questa valutazione.

Le motivazioni

La Corte ha ribadito un principio fondamentale: l’atto di impugnazione deve contenere un ‘contenuto essenziale’ che vada oltre la mera enunciazione di doglianze. Deve esserci un confronto dialettico con la sentenza che si intende criticare. In questo caso, i motivi del ricorso erano ‘non scanditi da necessaria analisi critica delle argomentazioni poste a base della decisione’. In pratica, il ricorrente si è limitato a lamentare un esito a lui sfavorevole senza spiegare perché la motivazione della Corte d’Appello fosse giuridicamente sbagliata. Questa carenza ha reso il ricorso inammissibile.

Le conclusioni

La declaratoria di inammissibilità ha avuto conseguenze economiche dirette per il ricorrente. Ai sensi dell’articolo 616 del codice di procedura penale, è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa ordinanza è un monito per tutti gli operatori del diritto: la redazione di un ricorso per cassazione richiede rigore, specificità e un’approfondita critica giuridica. La semplice riproposizione di tesi già respinte, senza un dialogo argomentativo con la sentenza impugnata, conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con aggravio di spese per l’assistito.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché proposto per motivi generici, non supportati da una necessaria analisi critica delle argomentazioni contenute nella sentenza della Corte d’Appello, contravvenendo a quanto richiesto dall’art. 606, comma 3, c.p.p.

Quali erano i principali motivi del ricorso?
I motivi principali riguardavano la presunta mancanza di una querela valida, il diniego delle attenuanti generiche e la mancata esclusione della recidiva. La Corte ha ritenuto il primo motivo manifestamente infondato e gli altri due del tutto generici.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
A seguito della declaratoria di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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