LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: l’importanza dei motivi d’appello

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per tentata rapina. La decisione si fonda sulla mancata e tempestiva richiesta, in sede di appello, di una circostanza attenuante. La Suprema Corte ribadisce che le questioni non sollevate correttamente nel secondo grado di giudizio non possono essere dedotte per la prima volta in sede di legittimità, sottolineando il rigore formale richiesto nella formulazione dei motivi di gravame.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Se non lo Chiedi in Appello, non Puoi Pretenderlo in Cassazione

Nel processo penale, la precisione e la tempestività con cui vengono formulate le richieste della difesa sono cruciali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: le questioni non sollevate correttamente in appello non possono essere introdotte per la prima volta davanti alla Suprema Corte, pena la dichiarazione di ricorso inammissibile. Questo caso offre uno spunto essenziale sull’importanza di strutturare con cura i motivi di gravame sin dal secondo grado di giudizio.

I Fatti del Caso

Una giovane donna veniva condannata in primo grado dal Tribunale per il reato di tentata rapina aggravata, commesso nel gennaio 2021. La sentenza veniva integralmente confermata dalla Corte d’Appello nel dicembre 2024, ribadendo la responsabilità penale dell’imputata.

Contro la decisione di secondo grado, la difesa proponeva ricorso per cassazione, basando le proprie doglianze su due punti principali: la richiesta di applicare la circostanza attenuante della lieve entità del fatto e un presunto vizio di motivazione sulla quantificazione della pena, ritenuta eccessiva.

La Decisione della Cassazione: un ricorso inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiudendo di fatto la porta a qualsiasi riesame nel merito. La decisione si fonda su argomentazioni procedurali nette, che evidenziano le omissioni della difesa nei gradi precedenti.

La Corte ha sottolineato come la parte ricorrente non avesse dimostrato di aver richiesto il riconoscimento della circostanza attenuante in modo specifico e tempestivo durante il giudizio d’appello. Secondo l’art. 606, comma 3, del codice di procedura penale, è onere del ricorrente contestare eventuali incompletezze o errori nel riepilogo dei motivi di gravame riportato nella sentenza impugnata, cosa che in questo caso non è avvenuta.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha articolato le sue motivazioni su due binari paralleli, entrambi conducenti all’inammissibilità.

In primo luogo, ha riaffermato un principio consolidato: non è possibile lamentare in Cassazione l’omessa motivazione del giudice d’appello su una specifica attenuante se la relativa richiesta non era stata formulata in quella sede. Il giudice di appello non ha l’obbligo di pronunciarsi d’ufficio su attenuanti non sollecitate, a meno che non emergano palesemente dagli atti. Se la difesa non avanza una richiesta specifica, con precisi riferimenti a dati di fatto, non può successivamente dolersi del silenzio del giudice.

In secondo luogo, anche il motivo relativo all’eccessività della pena è stato giudicato manifestamente infondato. La graduazione della pena, inclusa la determinazione della pena base e l’applicazione di aumenti e diminuzioni per le circostanze, rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito. Tale discrezionalità è legittimamente esercitata se ancorata ai principi degli artt. 132 e 133 del codice penale e supportata da una motivazione congrua. Nel caso di specie, la Corte territoriale aveva adeguatamente motivato la sua decisione, anche richiamando le argomentazioni della sentenza di primo grado, ritenute condivisibili.

Le Conclusioni

Questa ordinanza è un monito per gli operatori del diritto: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove poter rimediare a dimenticanze o strategie processuali errate. È un giudizio di legittimità, volto a verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione. La mancata formulazione di una richiesta specifica e dettagliata nell’atto di appello preclude la possibilità di sollevare la stessa questione in Cassazione. Pertanto, la redazione meticolosa e completa dei motivi di appello si conferma un passaggio strategico fondamentale per la tutela efficace dei diritti dell’imputato.

È possibile chiedere in Cassazione l’applicazione di un’attenuante se non è stata richiesta in appello?
No. La Corte ha chiarito che non è deducibile con ricorso per cassazione la questione relativa al mancato riconoscimento di un’attenuante se questa non è stata specificamente prospettata nei motivi di appello.

Il giudice d’appello deve motivare la mancata applicazione di un’attenuante non richiesta?
No. Se l’imputato non formula una richiesta specifica nell’atto di appello o nelle conclusioni, il mancato esercizio del potere-dovere del giudice di applicarla d’ufficio e la conseguente assenza di motivazione non costituiscono motivo di ricorso per violazione di legge o difetto di motivazione.

La Cassazione può ridurre una pena ritenuta ‘eccessiva’ dalla difesa?
Generalmente no. La graduazione della pena è una valutazione di merito riservata al giudice del processo. Il ricorso per cassazione su questo punto è manifestamente infondato se il giudice di merito ha esercitato la sua discrezionalità in modo logico e conforme ai criteri di legge (artt. 132 e 133 c.p.), fornendo una motivazione adeguata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati