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Ricorso inammissibile: limiti in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile di due imputati condannati per spaccio. La decisione si fonda sul principio che la Suprema Corte non può riesaminare i fatti del processo, ma solo valutare la corretta applicazione della legge. I motivi presentati sono stati giudicati mere doglianze di fatto, già correttamente valutate e respinte nei gradi di merito.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Perché la Cassazione Non è un Terzo Grado di Giudizio

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non può trasformarsi in un nuovo esame del merito della causa. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile presentato da due imputati, condannati per reati legati agli stupefacenti, sottolineando che le loro critiche alla sentenza d’appello costituivano mere doglianze di fatto, volte a ottenere una rivalutazione delle prove, compito che non spetta al giudice di legittimità.

Il Contesto del Caso Giudiziario

Due soggetti erano stati condannati in primo grado con rito abbreviato a una pena di un anno e dieci mesi di reclusione e 4.000 euro di multa per violazioni del Testo Unico sugli stupefacenti (d.P.R. 309/1990). La sentenza era stata confermata dalla Corte d’Appello di Roma.

Avverso tale decisione, entrambi hanno proposto ricorso per Cassazione:
* Il primo ricorrente lamentava una violazione di legge e un vizio di motivazione riguardo all’applicazione della recidiva e alla quantificazione della pena.
* Il secondo ricorrente, invece, articolava tre motivi: il primo contestava l’affermazione di responsabilità per alcune condotte, il secondo la mancata qualificazione di un reato come fatto di lieve entità, e il terzo criticava la determinazione della pena.

L’Analisi della Cassazione e il ricorso inammissibile

La Corte Suprema ha respinto entrambi i ricorsi, dichiarandoli inammissibili. La ragione di fondo risiede nella natura stessa dei motivi presentati. Gli Ermellini hanno evidenziato come le censure non individuassero specifici vizi di legge o palesi illogicità nella motivazione della sentenza impugnata. Al contrario, i ricorrenti si limitavano a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e respinte dai giudici di merito, proponendo una lettura alternativa delle prove. Questo tipo di approccio trasforma il ricorso in un tentativo di ottenere un terzo grado di giudizio sul fatto, funzione che è preclusa alla Corte di Cassazione.

La Valutazione del ricorso inammissibile del Primo Imputato

Per il primo ricorrente, la Corte ha osservato che la sentenza d’appello aveva motivato in modo analitico e corretto sia l’applicazione della recidiva sia l’entità della pena. I giudici di merito avevano considerato le precedenti condanne per reati analoghi e il fatto che il nuovo reato fosse stato commesso a soli sei mesi dalla scarcerazione. Le critiche mosse nel ricorso, pertanto, non erano altro che un dissenso sulla valutazione del giudice, senza indicare un errore di diritto.

Il ricorso inammissibile del Secondo Imputato e la Gravità dei Fatti

Anche per il secondo ricorrente, i primi due motivi sono stati giudicati come mere doglianze fattuali. La Corte d’Appello aveva spiegato con precisione perché l’imputato fosse responsabile anche di condotte illecite ulteriori rispetto alla detenzione accertata durante il sequestro. Inoltre, la qualificazione del fatto come non di ‘lieve entità’ era ampiamente giustificata: in casa sua erano stati trovati hashish per circa 1.373 dosi, cocaina per 29 dosi, una bilancina di precisione e due tritaerba. A questo si aggiungeva la prova che egli si riforniva regolarmente da narcotrafficanti di livello superiore. Anche il motivo sulla pena è stato ritenuto infondato, poiché la sanzione era stata fissata in misura contenuta, tenendo conto di un precedente specifico e dell’obiettiva rilevanza dei fatti.

le motivazioni

La motivazione centrale dell’ordinanza si fonda sulla netta distinzione tra il giudizio di merito e il giudizio di legittimità. I giudici dei primi due gradi (Tribunale e Corte d’Appello) hanno il compito di ricostruire i fatti e valutare le prove. La Corte di Cassazione, invece, ha il compito di verificare che i giudici di merito abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e coerente, senza cadere in palesi contraddizioni. Un ricorso per Cassazione è ammissibile solo se denuncia vizi di questa natura. Non può limitarsi a sostenere che le prove potevano essere interpretate diversamente. In questo caso, i ricorsi sono stati giudicati ‘riproduttivi di deduzioni già adeguatamente vagliate e disattese’ e ‘avulsi da pertinente individuazione di specifici travisamenti’. Di conseguenza, poiché i ricorrenti non hanno sollevato questioni di pura legittimità, ma hanno tentato di ottenere una nuova valutazione del quadro probatorio, i loro ricorsi sono stati dichiarati inammissibili.

le conclusioni

La decisione in esame rappresenta un importante promemoria sui limiti del ricorso per Cassazione. Per avere successo, l’atto deve essere tecnicamente rigoroso, concentrandosi su errori di diritto o vizi logici manifesti della motivazione, e non su una generica contestazione della ricostruzione dei fatti. La Corte ha quindi condannato i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende, sanzionando la colpa nell’aver promosso un’impugnazione priva dei requisiti di legge.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili?
La Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili perché erano basati su ‘mere doglianze in punto di fatto’, ovvero tentavano di ottenere una nuova valutazione delle prove, compito che non spetta alla Corte di Cassazione. I ricorsi non individuavano specifici errori di diritto o vizi logici nella sentenza impugnata.

Qual è la differenza tra una doglianza di fatto e un vizio di legge?
Una doglianza di fatto contesta la ricostruzione degli eventi o l’interpretazione delle prove da parte del giudice di merito. Un vizio di legge, invece, riguarda l’errata applicazione di una norma giuridica o un difetto logico palese nel ragionamento del giudice. La Corte di Cassazione può esaminare solo i vizi di legge.

Su quali elementi si è basata la Corte per confermare la gravità dei reati contestati?
La Corte ha ritenuto la valutazione dei giudici di merito corretta sulla base di elementi oggettivi: per un imputato, le precedenti condanne specifiche e la vicinanza temporale con la scarcerazione; per l’altro, l’ingente quantitativo di stupefacente (oltre 1300 dosi di hashish e 29 di cocaina), il possesso di strumenti per il confezionamento e le prove di contatti stabili con fornitori di livello superiore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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