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Ricorso inammissibile: limiti impugnazione concordato

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile proposto da due imputati contro una sentenza della Corte d’Appello per reati di droga. Per un ricorrente, i motivi sono stati giudicati generici e ripetitivi. Per l’altro, il ricorso è stato respinto perché le contestazioni (errore di calcolo e difetto di motivazione) non sono ammesse contro una sentenza emessa a seguito di ‘concordato in appello’ (art. 599-bis c.p.p.), essendo la pena finale legale e conforme all’accordo.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti del Concordato in Appello

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento sui limiti dell’impugnazione in Cassazione, specialmente quando la sentenza di secondo grado deriva da un accordo tra le parti. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per due imputati, delineando con precisione i confini procedurali del cosiddetto ‘concordato in appello’, o patteggiamento in appello, previsto dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale.

I Fatti del Caso

Due soggetti avevano presentato ricorso alla Corte di Cassazione avverso una sentenza della Corte di Appello di Napoli, che li aveva condannati per reati legati agli stupefacenti.
Il primo ricorrente basava la sua impugnazione su tre motivi principali: una presunta errata interpretazione delle intercettazioni, una qualificazione giuridica del reato ritenuta scorretta e un bilanciamento errato tra la recidiva e le circostanze attenuanti generiche.
Il secondo ricorrente, invece, aveva raggiunto un ‘concordato’ con la procura in appello. Nonostante ciò, lamentava in Cassazione un presunto errore di calcolo nella determinazione della pena da parte del giudice d’appello e l’omessa motivazione su alcuni punti che avrebbero potuto portare a un’assoluzione.

La Decisione della Corte e la Dichiarazione di Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha respinto entrambi i ricorsi, dichiarandoli inammissibili, sebbene per ragioni diverse.
Per quanto riguarda il primo imputato, i giudici hanno ritenuto i suoi motivi di ricorso ‘manifestamente infondati e riproduttivi’ di censure che la Corte di Appello aveva già adeguatamente esaminato e smentito nella sua sentenza. Le critiche sono state definite generiche e non in grado di scalfire la logicità della decisione impugnata.
La posizione del secondo ricorrente è stata invece analizzata alla luce della sua scelta processuale di aderire al concordato in appello. La Corte ha stabilito che i motivi da lui proposti non rientravano tra quelli esperibili contro una sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Le motivazioni dell’ordinanza sono cruciali per comprendere la portata del concordato in appello. Questo istituto processuale, introdotto per snellire i procedimenti, si basa su un accordo tra le parti sulla qualificazione giuridica dei fatti e sull’entità della pena.

La Corte chiarisce che il ruolo del giudice d’appello, in questo contesto, è quello di verificare la correttezza dei parametri legali dell’accordo e la congruità della pena richiesta. Una volta che l’accordo è stato ratificato e la pena applicata risulta legale e conforme a quanto pattuito, lo spazio per un’ulteriore impugnazione si restringe drasticamente.

Nello specifico, la Cassazione ha affermato che non è possibile contestare un errore di calcolo o un difetto di motivazione quando la pena finale non è illegale e rispetta l’accordo. La scelta di accedere al concordato implica una rinuncia a far valere gran parte dei motivi di appello. Di conseguenza, il ricorso inammissibile è la sanzione processuale per chi tenta di rimettere in discussione punti che sono stati oggetto di accordo tra le parti.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia rafforza il valore e la stabilità degli accordi processuali come il concordato in appello. Sottolinea che tale strumento non è una semplice formalità, ma un atto che definisce il giudizio con conseguenze vincolanti per le parti. Gli imputati e i loro difensori devono essere pienamente consapevoli che, scegliendo questa via, accettano una significativa limitazione del diritto di impugnare la decisione in Cassazione. La decisione ribadisce un principio di coerenza e auto-responsabilità processuale: non si può prima accordarsi su un esito e poi contestarlo con motivi che l’accordo stesso mirava a superare. L’inammissibilità del ricorso e la conseguente condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria servono da monito sull’uso corretto degli strumenti di impugnazione.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza emessa dopo un ‘concordato in appello’?
Sì, ma solo per motivi molto specifici e limitati. L’ordinanza chiarisce che non si può contestare un errore di calcolo o un difetto di motivazione se la pena finale applicata è legale e conforme all’accordo raggiunto tra le parti, come previsto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale.

Perché il ricorso del primo imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il suo ricorso è stato considerato manifestamente infondato e riproduttivo di censure già adeguatamente respinte dalla Corte di Appello. Le critiche sono state ritenute generiche e non idonee a individuare vizi specifici nella sentenza impugnata.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
La sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, come in questo caso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (qui, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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