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Ricorso inammissibile: limiti e specificità dei motivi

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per furto. La decisione si fonda sul fatto che i motivi presentati erano in parte una mera ripetizione di argomentazioni già respinte in appello e in parte questioni nuove, sollevate per la prima volta in sede di legittimità. La Corte ha ribadito che l’appello deve contenere una critica specifica e argomentata della sentenza impugnata e non può introdurre temi mai discussi in precedenza.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti dell’Appello

Quando si impugna una sentenza, non basta avere ragione nel merito: è fondamentale rispettare le regole procedurali. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile possa vanificare le istanze della difesa. L’ordinanza in esame chiarisce due principi cardine del processo penale: la necessità di motivi specifici e il divieto di introdurre questioni nuove in sede di legittimità.

I Fatti del Caso: un Appello contro una Condanna per Furto

Il caso riguarda un imputato condannato in primo grado e in appello per il reato di furto, previsto dall’art. 624 del codice penale. L’oggetto del furto era un telefono cellulare e una somma di 90 euro. L’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza:

1. Il mancato riconoscimento dell’attenuante del danno di particolare tenuità (art. 62 n. 4 c.p.).
2. Una critica generica al trattamento sanzionatorio applicato dalla Corte d’Appello.

Tuttavia, la Suprema Corte ha respinto in toto il ricorso, dichiarandolo inammissibile.

L’Analisi della Corte: Perché il ricorso è inammissibile

La decisione della Cassazione si basa su una valutazione rigorosa dei requisiti formali e sostanziali del ricorso. Entrambi i motivi presentati dall’imputato sono stati giudicati non idonei a superare il vaglio di ammissibilità.

Primo Motivo: la Reiterazione delle Argomentazioni

Per quanto riguarda la richiesta di applicazione dell’attenuante, la Corte ha osservato che il ricorso si limitava a una ‘pedissequa reiterazione’ di quanto già esposto nell’atto di appello. La difesa non aveva formulato una critica specifica e argomentata contro la motivazione della Corte territoriale, la quale aveva già spiegato perché, a suo avviso, il danno non poteva considerarsi ‘lievissimo’. La Corte d’Appello, infatti, aveva correttamente valutato non solo il valore economico dei beni sottratti, ma anche gli ‘ulteriori effetti pregiudizievoli’ subiti dalla vittima. Limitarsi a ripetere le stesse argomentazioni senza contestare puntualmente il ragionamento del giudice precedente rende il motivo di ricorso non specifico e, di conseguenza, inammissibile.

Secondo Motivo: l’Introduzione di una Questione Nuova

Il secondo motivo, relativo al trattamento sanzionatorio, è stato dichiarato inammissibile perché ‘inedito’. L’imputato, infatti, non aveva sollevato questa specifica questione nell’atto di appello, che si concentrava unicamente sulla richiesta dell’attenuante. Il Codice di procedura penale (art. 606, comma 3) stabilisce che non possono essere dedotte in Cassazione questioni non prospettate nei motivi di appello, a meno che non si tratti di questioni rilevabili d’ufficio in ogni stato e grado del procedimento. Poiché la determinazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito e deve essere specificamente contestata in appello, introdurre la questione per la prima volta in Cassazione è proceduralmente scorretto.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando consolidati principi giurisprudenziali. Un ricorso, per essere ammissibile, deve assolvere alla sua funzione tipica: quella di una critica argomentata e mirata contro la decisione impugnata. Non può risolversi in una semplice ripetizione di motivi già disattesi, né può diventare la sede per introdurre tardivamente questioni che dovevano essere sollevate in appello. La Corte di merito, non essendo stata investita della questione sanzionatoria, ha correttamente omesso di pronunciarsi su di essa. Di conseguenza, tale omissione non può essere censurata in Cassazione.

Conclusioni: Lezioni Pratiche per un Ricorso Efficace

Questa ordinanza ribadisce una lezione fondamentale per la pratica legale: l’efficacia di un’impugnazione dipende dalla sua specificità e pertinenza. Per evitare di incappare in un ricorso inammissibile, è essenziale che l’atto di impugnazione non si limiti a riproporre vecchie tesi, ma costruisca una critica puntuale e logico-giuridica delle argomentazioni contenute nella sentenza che si intende contestare. Inoltre, è cruciale definire chiaramente l’oggetto del dibattito fin dal grado di appello, poiché le questioni non sollevate in quella sede sono, di regola, precluse in Cassazione. La decisione si conclude con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, a testimonianza delle conseguenze negative di un’impugnazione non correttamente formulata.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Secondo l’ordinanza, un ricorso è inammissibile quando si fonda su motivi che sono una mera ripetizione di quelli già respinti nel grado precedente, senza una critica specifica alla decisione impugnata, oppure quando introduce questioni ‘inedite’, cioè non sollevate in appello.

Perché non è stata riconosciuta l’attenuante del danno di lieve entità?
La Corte d’Appello aveva negato l’attenuante con una motivazione ritenuta logica e corretta dalla Cassazione. La valutazione ha tenuto conto non solo del valore economico dei beni sottratti (un cellulare e 90 euro), ma anche degli ulteriori effetti pregiudizievoli subiti dalla persona offesa, concludendo che il danno complessivo non fosse ‘lievissimo’.

È possibile presentare nuove questioni per la prima volta in Cassazione?
No, di regola non è possibile. La Corte ha specificato che le questioni non devolute al giudice d’appello con la dovuta specificità non possono essere dedotte per la prima volta con il ricorso per cassazione, a meno che non si tratti di questioni che la legge permette di rilevare d’ufficio in ogni stato e grado del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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