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Ricorso inammissibile: limiti e motivi spiegati

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi di due imputati condannati per associazione a delinquere. La sentenza chiarisce i rigidi limiti dell’impugnazione avverso un ‘concordato in appello’ (art. 599-bis c.p.p.), che non consente di sollevare questioni relative a un’eventuale assoluzione. Inoltre, conferma che la valutazione sull’entità delle attenuanti generiche rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito, se adeguatamente motivata. La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile per entrambi i motivi, confermando le decisioni precedenti.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: limiti e motivi spiegati

Quando un ricorso inammissibile viene presentato alla Corte di Cassazione, significa che l’appello non può nemmeno essere discusso nel suo contenuto. Una recente sentenza della Seconda Sezione Penale ha ribadito con forza i paletti procedurali che governano le impugnazioni, in particolare quelle relative al ‘concordato in appello’ e alla concessione delle attenuanti generiche. Analizziamo questo caso per capire quali sono i limiti invalicabili per chi intende ricorrere al terzo grado di giudizio.

I Fatti del Caso

Due imputati, condannati in primo grado per gravi reati associativi legati al narcotraffico e di stampo mafioso (artt. 74 D.P.R. 309/1990 e 416-bis.1 c.p.), si erano rivolti alla Corte di appello di Napoli. Quest’ultima, in funzione di giudice del rinvio, aveva parzialmente riformato la sentenza, rideterminando la pena per entrambi.

Contro questa decisione, gli imputati hanno proposto ricorso per cassazione, sollevando due questioni distinte:
1. Il primo imputato, la cui pena era stata definita tramite ‘concordato in appello’ (art. 599-bis c.p.p.), lamentava che la Corte non avesse valutato la possibilità di un proscioglimento immediato per una delle cause previste dall’art. 129 c.p.p.
2. Il secondo imputato, invece, si doleva della mancata applicazione delle attenuanti generiche nella loro massima estensione possibile (cioè nella misura di un terzo).

La Decisione della Corte di Cassazione: Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha respinto entrambe le doglianze, dichiarando entrambi i ricorsi inammissibili. Questa decisione non entra nel merito delle questioni sollevate, ma si ferma a un livello precedente, quello della stessa ammissibilità dell’impugnazione. La Corte ha stabilito che i motivi presentati dagli imputati non rientravano tra quelli consentiti dalla legge per questo tipo di ricorsi.

Di conseguenza, gli imputati sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte forniscono importanti chiarimenti su due aspetti cruciali della procedura penale. Sono proprio queste a rendere la sentenza un punto di riferimento per comprendere quando un ricorso rischia di essere dichiarato inammissibile.

L’inammissibilità del ricorso contro il concordato in appello

Per quanto riguarda il primo imputato, la Corte ha ricordato un principio consolidato: la sentenza emessa a seguito di un ‘concordato in appello’ è impugnabile in Cassazione solo per motivi molto specifici. Questi riguardano la formazione della volontà delle parti (ad esempio, un consenso viziato), il dissenso ingiustificato del Procuratore Generale o una pena non conforme all’accordo.

Non è invece possibile, come tentato dalla difesa, lamentare la mancata valutazione delle condizioni per un’assoluzione. L’adesione al concordato, infatti, implica una rinuncia a tutti gli altri motivi di appello. L’effetto devolutivo dell’impugnazione è così limitato ai soli punti non oggetto di rinuncia, e la cognizione del giudice è circoscritta a questi ultimi.

La discrezionalità del giudice sulle attenuanti generiche

Anche il secondo ricorso è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha sottolineato che la determinazione della pena e la graduazione delle circostanze attenuanti rientrano nel potere discrezionale del giudice di merito. Questo potere deve essere esercitato in modo logico e non arbitrario, ma non è sindacabile in Cassazione se la motivazione è congrua.

Nel caso specifico, la Corte d’appello aveva giustificato la concessione delle attenuanti in misura inferiore al massimo ‘in ragione della obiettiva gravità della condotta e del relativo inquadramento nel contesto della criminalità organizzata di stampo camorristico’. Questa, secondo la Cassazione, è una motivazione sufficiente e non illogica.

Inoltre, la Corte ha precisato che, sebbene la precedente sentenza fosse stata annullata solo sul punto della recidiva, il giudice del rinvio aveva il potere di rivalutare anche le attenuanti generiche, data l’evidente ‘connessione essenziale’ tra i due aspetti del calcolo della pena.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa sentenza ribadisce due lezioni fondamentali per la pratica legale. In primo luogo, la scelta di accedere a un ‘concordato in appello’ è una decisione strategica che preclude la possibilità di contestare la propria colpevolezza in Cassazione. È un patto che chiude la porta a eventuali discussioni sull’assoluzione. In secondo luogo, la richiesta di una maggiore riduzione di pena per le attenuanti generiche deve fare i conti con l’ampia discrezionalità del giudice di merito. Un ricorso inammissibile è la conseguenza quasi certa se ci si limita a contestare la quantificazione della riduzione senza dimostrare un vizio logico o un’arbitrarietà palese nella motivazione del giudice.

È possibile impugnare una sentenza di ‘concordato in appello’ (art. 599-bis c.p.p.) chiedendo l’assoluzione?
No. La sentenza stabilisce che il ricorso in Cassazione contro una sentenza emessa a seguito di concordato è ammissibile solo per motivi specifici legati alla formazione della volontà, al consenso del Procuratore Generale o al contenuto difforme della pronuncia. Non è possibile lamentare la mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento (art. 129 c.p.p.), poiché l’accordo implica la rinuncia agli altri motivi di appello.

Perché la richiesta di applicare le attenuanti generiche al massimo non è stata accolta?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la graduazione della pena e delle attenuanti rientra nella discrezionalità del giudice di merito. La Corte di Cassazione può intervenire solo se la decisione è frutto di mero arbitrio o ragionamento illogico. Nel caso specifico, la Corte d’appello aveva adeguatamente motivato la riduzione parziale con la gravità della condotta e il contesto di criminalità organizzata.

Cosa significa che la cognizione del giudice di rinvio si estende a punti ‘intimamente connessi’?
Significa che quando la Cassazione annulla una parte di una sentenza, il giudice che deve riesaminare il caso (giudice del rinvio) può decidere non solo sul punto specifico annullato, ma anche su altre questioni che sono logicamente e giuridicamente interdipendenti. In questo caso, l’annullamento sulla recidiva ha permesso al giudice di rinvio di rivalutare anche la concessione delle attenuanti generiche, poiché entrambi gli elementi concorrono alla determinazione finale della pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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