LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: limiti e motivi in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per appropriazione indebita. La decisione chiarisce i rigorosi limiti dell’appello di legittimità, respingendo motivi basati su presunta illogicità della motivazione, mera ripetizione di argomenti già trattati in appello e questioni procedurali sollevate tardivamente, come quella sulla recidiva. La sentenza conferma la discrezionalità del giudice di merito nella determinazione della pena.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione Chiarisce i Limiti dell’Appello

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito i severi paletti che regolano l’accesso al giudizio di legittimità, dichiarando un ricorso inammissibile e fornendo importanti chiarimenti sui motivi che non possono trovare accoglimento. La decisione analizza punto per punto le censure mosse da un imputato condannato per appropriazione indebita, spiegando perché nessuna di esse superi il vaglio di ammissibilità. Questo provvedimento rappresenta un vademecum fondamentale per comprendere la differenza tra un riesame del merito, precluso in Cassazione, e un legittimo controllo sulla corretta applicazione della legge.

I Fatti del Caso: un’Accusa di Appropriazione Indebita

Il caso trae origine da una condanna per il reato di appropriazione indebita, ai sensi dell’art. 646 del codice penale, confermata dalla Corte d’Appello di Milano. L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, articolando la sua difesa su quattro distinti motivi, che spaziavano da presunti vizi logici della sentenza a violazioni di legge relative sia al reato contestato sia al trattamento sanzionatorio applicato.

L’Analisi della Corte: Perché il Ricorso è Inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato ciascun motivo, concludendo per la loro totale inammissibilità. Vediamo nel dettaglio le ragioni di questa decisione, che toccano aspetti cruciali della procedura penale.

Primo Motivo: il Presunto Vizio di Motivazione

L’imputato lamentava l’illogicità della motivazione con cui i giudici di merito avevano affermato la sua responsabilità. La Cassazione ha respinto questa doglianza, ricordando un principio cardine: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito. Non è possibile criticare la ‘persuasività’ o l’ ‘adeguatezza’ del ragionamento del giudice. Il vizio di motivazione rilevante in Cassazione è solo quello macroscopico: la mancanza assoluta, la manifesta illogicità o la contraddittorietà palese. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che la sentenza impugnata avesse esplicitato in modo logico e coerente le ragioni della condanna.

Secondo Motivo: la Reiterazione dei Motivi d’Appello

Il secondo motivo contestava la sussistenza di un elemento costitutivo del reato, l’interversione del possesso. Anche in questo caso, la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Il motivo, infatti, si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte dalla Corte d’Appello, senza muovere una critica specifica e argomentata contro la decisione di secondo grado. Una simile strategia, definita ‘pedissequa reiterazione’, rende il motivo non specifico e, quindi, inammissibile.

Terzo Motivo: la Questione della Recidiva e i ‘Motivi Aggiunti’

Una censura interessante riguardava la mancata esclusione della recidiva, sollevata però dall’imputato solo con ‘motivi aggiunti’ e non nell’atto di appello originario. La Corte ha applicato un principio procedurale rigoroso: la recidiva è un punto autonomo della decisione. Se l’appello iniziale si concentra su altri aspetti della pena (come il bilanciamento tra attenuanti e aggravanti), la questione della recidiva non può essere introdotta per la prima volta con motivi successivi. Si tratta di una preclusione processuale che mira a garantire l’ordine e la chiarezza del dibattito giudiziario.

Quarto Motivo: la Discrezionalità sulla Pena

Infine, l’imputato contestava la violazione dei principi di proporzionalità e individualizzazione della pena. La Cassazione ha ribadito che la quantificazione della pena rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito, il quale deve esercitarla seguendo i criteri degli artt. 132 e 133 c.p. Fintanto che il giudice fornisce una motivazione adeguata per le sue scelte, come avvenuto nel caso in esame, la sua decisione non è sindacabile in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Corte si fonda su una chiara distinzione tra il giudizio di fatto, riservato ai primi due gradi di giudizio, e il giudizio di diritto, proprio della Cassazione. Il ruolo della Suprema Corte non è quello di rivalutare le prove o di sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito, ma di assicurare l’uniforme interpretazione della legge e il rispetto delle regole processuali. Ogni motivo di ricorso è stato giudicato inammissibile perché tentava, in modi diversi, di sollecitare un riesame del merito, oppure perché violava specifiche norme procedurali sull’ammissibilità delle impugnazioni.

Conclusioni

L’ordinanza in esame è un monito per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione. Evidenzia l’assoluta necessità di formulare motivi di ricorso specifici, pertinenti e non meramente ripetitivi. Dimostra che le critiche alla motivazione devono colpire vizi strutturali e non la sua maggiore o minore forza persuasiva. Infine, sottolinea l’importanza di una strategia difensiva completa fin dal primo atto di appello, poiché le omissioni non possono essere sanate tardivamente. La dichiarazione di ricorso inammissibile, con la conseguente condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria, rappresenta il costo di un’impugnazione che non rispetta questi rigorosi requisiti.

È possibile contestare in Cassazione la persuasività della motivazione di una sentenza?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione ha chiarito che non sono ammesse censure relative alla persuasività, adeguatezza o mancanza di rigore della motivazione. L’appello è consentito solo per vizi gravi come la mancanza totale di motivazione, la sua manifesta illogicità o contraddittorietà.

Si può presentare in Cassazione un motivo di ricorso che è una semplice ripetizione di quanto già detto in appello?
No. La Corte ha stabilito che un motivo di ricorso fondato sulla pedissequa reiterazione di argomenti già dedotti in appello e puntualmente disattesi è inammissibile, in quanto considerato non specifico ma solo apparente.

È possibile contestare la recidiva con motivi aggiunti se l’appello originario non ne parlava?
No. Il provvedimento afferma che la questione della configurabilità della recidiva è un punto autonomo della decisione. Se l’appello originario si è concentrato su altri aspetti della pena (come il bilanciamento delle circostanze), non è possibile introdurre la contestazione sulla recidiva successivamente tramite motivi aggiunti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati