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Ricorso inammissibile: limiti e formalità in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da tre imputati condannati per furto, ricettazione e violenza a pubblico ufficiale. I motivi del rigetto includono la presentazione tardiva della richiesta di partecipazione all’udienza, la mera reiterazione di censure già valutate in appello e la genericità delle contestazioni sulla determinazione della pena, senza un reale confronto con la motivazione della sentenza impugnata.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: I Limiti del Giudizio di Cassazione

Presentare un ricorso per Cassazione richiede rigore formale e sostanziale. Una recente sentenza della Suprema Corte, la n. 3750/2024, offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile venga respinto quando non rispetta le regole procedurali e si limita a riproporre questioni di merito. Analizziamo questo caso per comprendere i confini del giudizio di legittimità e le insidie da evitare.

Il Contesto: Dalla Condanna in Appello al Ricorso per Cassazione

Tre individui, condannati in primo grado e in appello per una serie di reati commessi in concorso (ricettazione, furto e resistenza/violenza a pubblico ufficiale), hanno impugnato la decisione della Corte d’Appello di Potenza. I loro difensori hanno presentato ricorso per Cassazione, sollevando diverse questioni di natura sia procedurale che sostanziale.

I Motivi del Ricorso: Tra Vizi Procedurali e Censure sulla Pena

I motivi di appello erano vari e specifici per ciascun ricorrente, ma riconducibili a tre macro-aree:

1. Violazione del diritto di partecipazione al processo: Uno degli imputati lamentava la lesione del suo diritto a presenziare all’udienza d’appello, nonostante una sua tempestiva richiesta.
2. Travisamento della prova: Lo stesso imputato contestava la sua individuazione come autore di una delle condotte, sostenendo che la Corte d’Appello avesse erroneamente valutato gli elementi probatori (impronte, tratti fisiognomici).
3. Errata determinazione della pena: Tutti i ricorrenti criticavano la mancata applicazione della disciplina della “continuazione” tra tutti i reati contestati e, più in generale, la quantificazione della sanzione.

Perché la Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi e li ha dichiarati tutti inammissibili, fornendo spiegazioni dettagliate per ciascuno di essi. La decisione si fonda su principi consolidati della procedura penale.

La Tardività della Richiesta di Partecipazione

Il primo motivo è stato respinto per una ragione puramente formale. La Corte ha verificato che la richiesta di partecipazione all’udienza era stata presentata solo 14 giorni prima della data fissata, violando il termine perentorio di quindici giorni liberi previsto dalla normativa sul “rito cartolare” allora in vigore (art. 23-bis d.l. 137/2020). La richiesta, essendo intempestiva, è stata correttamente disattesa.

La Genericità dei Motivi e il Divieto di Rivalutazione del Merito

La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il giudizio di legittimità non è un terzo grado di merito. Le censure relative alla valutazione delle prove sono state considerate inammissibili perché si risolvevano in una mera reiterazione dei motivi d’appello, senza un reale confronto critico con la motivazione della sentenza impugnata. I ricorrenti, scegliendo il rito abbreviato, avevano accettato di essere giudicati sulla base degli atti esistenti. Pretendere una nuova lettura delle prove in Cassazione è un’operazione non consentita.

L’impossibilità della Continuazione tra Reati

Anche le doglianze sulla pena sono state respinte. La Corte d’Appello aveva chiaramente spiegato perché non fosse possibile applicare la continuazione tra i reati contro il patrimonio (furto/ricettazione) e quelli di violenza a pubblico ufficiale. Questi ultimi non potevano rientrare in un originario e unitario disegno criminoso, poiché la presenza delle forze dell’ordine era un fattore “sopravvenuto e del tutto imprevedibile”. I ricorsi, anche su questo punto, non si sono confrontati con tale esplicita motivazione, risultando generici e aspecifici.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha sottolineato che la determinazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito. Tale valutazione è insindacabile in sede di legittimità, a meno che non sia frutto di un ragionamento palesemente illogico o arbitrario. Nel caso di specie, la motivazione della Corte d’Appello era sufficiente, logica e coerente. I giudici hanno chiarito che non è richiesta un’analitica enunciazione di tutti gli elementi considerati per la determinazione della pena, ma è sufficiente indicare quelli determinanti per la soluzione adottata.

Conclusioni

La sentenza n. 3750/2024 è un monito sull’importanza del rigore nella redazione di un ricorso per Cassazione. Un ricorso inammissibile non solo non ottiene il risultato sperato, ma comporta anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La pronuncia ribadisce che il ricorso non può essere una semplice riproposizione delle argomentazioni già respinte, ma deve contenere una critica puntuale e specifica della motivazione della sentenza impugnata, nel rispetto dei limiti formali e sostanziali del giudizio di legittimità.

Quando un ricorso per Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è manifestamente infondato, generico o non consentito. Nel caso specifico, i ricorsi sono stati giudicati inammissibili perché reiteravano semplicemente i motivi di appello senza confrontarsi criticamente con le motivazioni della sentenza impugnata, e perché uno dei motivi si basava su una richiesta procedurale presentata fuori termine.

Quali sono i termini per richiedere la partecipazione a un’udienza trattata con rito cartolare?
Secondo la normativa applicata nel caso di specie (art. 23-bis d.l. 137/2020), la richiesta di partecipazione doveva essere inoltrata entro il termine perentorio di quindici giorni liberi prima della data dell’udienza. Una richiesta presentata oltre tale termine è intempestiva e viene legittimamente disattesa.

Perché la Corte ha escluso l’applicazione della “continuazione” tra i reati di furto e quelli di violenza a pubblico ufficiale?
La Corte ha ritenuto che i reati di violenza a pubblico ufficiale non potessero rientrare nel medesimo disegno criminoso dei reati contro il patrimonio (furto e ricettazione). La ragione è che l’intervento delle forze dell’ordine è stato considerato un fattore sopravvenuto e imprevedibile, non facente parte del piano originario degli imputati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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