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Ricorso inammissibile: limiti e conseguenze

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due imputati condannati per furto e uso indebito di bancomat. La decisione si fonda sulla natura meramente reiterativa dei motivi di appello e sul divieto per la Suprema Corte di riesaminare il merito dei fatti. La declaratoria di inammissibilità comporta la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende. Questo caso evidenzia i limiti del giudizio di legittimità e le conseguenze di un ricorso inammissibile.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude la Porta

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio pratico dei limiti del giudizio di legittimità e delle severe conseguenze di un ricorso inammissibile. Con la decisione numero 6653 del 2024, la Suprema Corte ha respinto il ricorso di due individui, confermando la loro condanna e stabilendo principi fondamentali sulla redazione degli atti di impugnazione. Questo caso ci permette di approfondire cosa significa presentare un ricorso e quali errori possono portarne alla sua immediata reiezione.

I Fatti del Processo: Dal Furto alla Cassazione

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di due persone da parte del Tribunale di Treviso per i reati di concorso in furto aggravato in abitazione e utilizzo indebito di una carta bancomat sottratta. La Corte d’Appello di Venezia, in parziale riforma, aveva rideterminato la pena ma confermato la responsabilità penale degli imputati. La difesa ha quindi deciso di presentare un unico ricorso per cassazione, tentando di ribaltare l’esito dei primi due gradi di giudizio.

La Decisione della Cassazione: Un Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha stroncato le speranze dei ricorrenti, dichiarando i loro ricorsi inammissibili. La ragione principale di questa decisione risiede nella natura dei motivi presentati. I giudici hanno rilevato che le doglianze erano una mera ripetizione di quelle già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. Invece di sollevare questioni di diritto, la difesa ha tentato di ottenere una nuova valutazione del materiale probatorio, un’operazione preclusa nel giudizio di legittimità.

Limiti al Ricorso in Cassazione e il concetto di ricorso inammissibile

Il cuore della decisione si basa sulla distinzione fondamentale tra il giudizio di merito e il giudizio di legittimità. La Corte di Cassazione non è un ‘terzo grado’ di giudizio dove si possono riesaminare i fatti. Il suo compito, come ribadito nell’ordinanza, è verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza impugnata sia logica e non contraddittoria.

Citando precedenti giurisprudenziali consolidati (tra cui le sentenze n. 5465/2021 e n. 9106/2021), la Corte ha sottolineato che sono inammissibili tutte le censure che:
* Chiedono una rilettura degli elementi di fatto.
* Propongono una ricostruzione alternativa dei fatti.
* Attaccano la ‘persuasività’, l’adeguatezza o la mancanza di rigore della motivazione dei giudici di merito.
* Sollecitano una diversa comparazione delle prove.

Un ricorso inammissibile, quindi, è quello che non si attiene a questi limiti e tenta, di fatto, di trasformare la Cassazione in un giudice d’appello.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte sono state nette e perentorie. I giudici hanno spiegato che il ricorso era inammissibile ai sensi dell’art. 606, comma 3, del codice di procedura penale, proprio perché proponeva motivi ‘meramente reiterativi’ di doglianze già esaminate e respinte dal giudice del gravame, il quale aveva fornito una ‘congrua risposta’. La difesa, secondo la Corte, non ha fatto altro che contestare la valutazione del materiale probatorio, chiedendo implicitamente alla Cassazione di sostituire la propria valutazione a quella, insindacabile in quella sede, della Corte d’Appello. Questo tentativo è stato giudicato in contrasto con la funzione stessa del giudizio di legittimità, che non ammette una nuova ponderazione dei fatti.

Le Conclusioni

La declaratoria di inammissibilità ha avuto conseguenze pratiche significative per i ricorrenti. Oltre alla conferma della condanna, sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro ciascuno in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria, prevista per i ricorsi inammissibili, serve a scoraggiare impugnazioni dilatorie o palesemente infondate. L’ordinanza rappresenta, dunque, un monito importante: il ricorso per cassazione è uno strumento straordinario, da utilizzare solo per denunciare specifici vizi di legittimità e non per tentare una terza valutazione del merito della vicenda.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano una semplice ripetizione delle argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello, e perché tentava di ottenere una nuova valutazione delle prove, attività non consentita alla Corte di Cassazione.

Cosa non si può contestare con un ricorso in Cassazione secondo questa ordinanza?
Secondo l’ordinanza, non è possibile contestare la valutazione delle prove fatta dai giudici di merito, la sua persuasività, la sua adeguatezza o il suo rigore. La Cassazione non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, in questo caso fissata in tremila euro per ciascuno, da versare alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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