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Ricorso inammissibile: limiti dell’appello al patteggio

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una sentenza di patteggiamento per resistenza a pubblico ufficiale e detenzione di stupefacenti. La Corte ribadisce che, nel patteggiamento, il semplice richiamo all’art. 129 c.p.p. è sufficiente a dimostrare che il giudice ha escluso cause di proscioglimento, senza necessità di ulteriori analisi. L’evidenza dei fatti già nel capo d’imputazione ha supportato la decisione.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Chiarisce i Limiti dell’Impugnazione del Patteggiamento

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato i rigidi paletti entro cui è possibile impugnare una sentenza di patteggiamento, dichiarando un ricorso inammissibile e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali. Questa decisione offre spunti importanti sulla funzione del controllo di legittimità in casi definiti con riti alternativi e sulla valutazione del giudice in sede di applicazione della pena su richiesta delle parti.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal Tribunale di Brescia, con cui un imputato era stato condannato per i reati di resistenza a pubblico ufficiale e detenzione illecita di sostanze stupefacenti. L’imputazione evidenziava elementi concreti, come la detenzione di droghe di diversa natura già suddivise in dosi, che suggerivano una destinazione alla cessione a terzi.

Nonostante l’accordo raggiunto con la pubblica accusa, l’imputato ha deciso di presentare ricorso per Cassazione contro tale sentenza, cercando di rimettere in discussione la valutazione del giudice di merito.

La Valutazione del Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato il ricorso con una procedura semplificata, cosiddetta de plano, concludendo rapidamente per la sua manifesta infondatezza. Il motivo centrale della decisione risiede nel fatto che le censure mosse dal ricorrente non rientravano tra quelle consentite dalla legge per l’impugnazione di una sentenza emessa a seguito di patteggiamento.

La giurisprudenza di legittimità è infatti consolidata nel ritenere che le sentenze di patteggiamento siano soggette a un controllo molto limitato in sede di Cassazione. L’accordo tra le parti sulla pena preclude, in larga misura, la possibilità di contestare nel merito la ricostruzione dei fatti o la valutazione della colpevolezza.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha fondato la sua decisione su un principio giurisprudenziale pacifico e consolidato. Nella motivazione della sentenza di patteggiamento, il richiamo all’articolo 129 del codice di procedura penale è considerato sufficiente per attestare che il giudice ha compiuto il suo dovere di verificare l’assenza di cause di proscioglimento immediatamente evidenti.

Non è richiesta, pertanto, una disamina analitica e approfondita come in una sentenza emessa a seguito di un dibattimento ordinario. Il giudice del patteggiamento deve escludere la presenza di cause di non punibilità che emergano ictu oculi (a prima vista) dagli atti. Nel caso di specie, la Corte ha sottolineato come gli elementi di illiceità delle condotte fossero già chiari e precisi fin dal capo di imputazione, rendendo superflua ogni ulteriore argomentazione.

La resistenza a un pubblico ufficiale e la detenzione di sostanze stupefacenti, con modalità che ne indicavano lo spaccio, costituivano fatti la cui illiceità non poteva essere messa in dubbio in modo evidente. Di conseguenza, il giudice di merito aveva correttamente applicato la pena concordata.

Le Conclusioni

A seguito della declaratoria di ricorso inammissibile, la Corte ha condannato il ricorrente non solo al pagamento delle spese del procedimento, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria serve a scoraggiare impugnazioni pretestuose o dilatorie, che appesantiscono il sistema giudiziario senza avere reali possibilità di accoglimento. La decisione ribadisce che la via del patteggiamento, una volta scelta, comporta una significativa limitazione dei successivi mezzi di impugnazione, circoscritti a vizi procedurali o a errori manifesti non riscontrati nel caso in esame.

Perché il ricorso contro la sentenza di patteggiamento è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi proposti non sono consentiti dalla legge in relazione alla tipologia di sentenza impugnata, ovvero una sentenza di patteggiamento.

È sufficiente un semplice richiamo all’art. 129 c.p.p. in una sentenza di patteggiamento?
Sì, secondo la giurisprudenza consolidata, il richiamo all’art. 129 del codice di procedura penale è sufficiente a far ritenere che il giudice abbia verificato ed escluso la presenza di cause di proscioglimento, senza necessità di ulteriori e più analitiche disamine.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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