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Ricorso inammissibile: limiti della Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per usura, ribadendo i propri limiti nel giudizio di legittimità. L’ordinanza sottolinea che la Corte non può riesaminare i fatti o la credibilità delle prove, ma solo verificare la logicità della motivazione della sentenza impugnata, che in questo caso è stata ritenuta esente da vizi.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Conferma la Condanna per Usura

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come la Corte di Cassazione gestisce un ricorso inammissibile, delineando con precisione i confini del proprio operato. Il caso riguarda un appello contro una condanna per il grave reato di usura, ma la decisione si concentra quasi interamente su aspetti procedurali, ricordando a tutti gli operatori del diritto la natura e i limiti del giudizio di legittimità. Comprendere questi principi è fondamentale per capire perché non tutte le sentenze possono essere rimesse in discussione fino all’ultimo grado di giudizio.

Il Caso in Esame: Appello contro una Condanna

Un soggetto, condannato dalla Corte d’Appello per il reato di usura previsto dall’art. 644 del codice penale, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione. L’imputato lamentava che la decisione dei giudici di merito fosse basata su una valutazione errata delle prove e su una motivazione carente e illogica.

I Motivi del Ricorso: Critiche alla Motivazione della Sentenza

L’appellante ha fondato il suo ricorso su tre principali argomentazioni:

1. Carenza di motivazione sull’attendibilità della persona offesa: Si contestava il modo in cui i giudici avevano ritenuto credibili le dichiarazioni della vittima del reato.
2. Vizio di motivazione sulla responsabilità penale: L’imputato sosteneva che la sentenza non spiegasse adeguatamente le ragioni della sua colpevolezza.
3. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Si criticava il diniego dei benefici di legge che avrebbero potuto ridurre la pena.

In sostanza, tutti i motivi miravano a ottenere dalla Cassazione una nuova e diversa valutazione dei fatti e delle prove già esaminate nei precedenti gradi di giudizio.

La Decisione della Cassazione e il concetto di ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza dell’imputato, ma si ferma a un livello precedente: quello della corretta formulazione dei motivi di ricorso. La Corte ha ribadito un principio cardine del nostro ordinamento: il suo compito non è quello di essere un “terzo giudice” dei fatti, ma un giudice della legittimità delle decisioni.

Non può sovrapporre la propria valutazione a quella dei giudici di merito né saggiare la tenuta logica della sentenza confrontandola con modelli di ragionamento alternativi. Il suo ruolo è limitato a verificare se la motivazione fornita dalla Corte d’Appello sia manifestamente illogica, contraddittoria o del tutto assente, vizi che in questo caso non sono stati riscontrati.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che i giudici di merito avevano fornito una motivazione esente da vizi logici. In particolare, la sentenza impugnata aveva chiarito perché le dichiarazioni della persona offesa erano state ritenute attendibili (in quanto “puntuali, precise e ricche di riscontri”) e aveva spiegato come si era desunta la partecipazione consapevole dell’imputato alla condotta usuraria. Per quanto riguarda le attenuanti generiche, la Cassazione ha ricordato che è sufficiente che il giudice di merito indichi gli elementi decisivi che lo hanno portato a negarle, senza dover analizzare ogni singolo aspetto potenzialmente favorevole all’imputato. Poiché la motivazione della Corte d’Appello rispettava questi standard, il ricorso non poteva che essere respinto.

Conclusioni

Questa ordinanza è un’importante lezione sul ruolo della Corte di Cassazione e sui limiti del ricorso. Evidenzia come un appello basato esclusivamente sul tentativo di ottenere una nuova valutazione delle prove sia destinato a essere dichiarato ricorso inammissibile. Per avere successo in sede di legittimità, è necessario dimostrare un vizio giuridico o un’illogicità manifesta nel ragionamento del giudice, non semplicemente proporre una lettura alternativa dei fatti. La decisione finale ha quindi comportato, oltre alla conferma della condanna, l’addebito delle spese processuali e il pagamento di una somma alla Cassa delle ammende, oltre al risarcimento delle spese legali in favore della parte civile.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi presentati miravano a ottenere una nuova valutazione dei fatti e della credibilità delle prove, un’attività che è preclusa al giudice di legittimità. La Cassazione può solo controllare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione, non riesaminare il merito della vicenda.

Può la Corte di Cassazione riesaminare le dichiarazioni di un testimone o di una vittima?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare direttamente le dichiarazioni o altre prove. Il suo compito è verificare se il giudice di merito ha spiegato in modo logico e coerente perché ha ritenuto tali dichiarazioni attendibili o meno. Non può sostituire la propria valutazione a quella fatta nei gradi precedenti.

Cosa è sufficiente per motivare il diniego delle attenuanti generiche?
Secondo la Corte, per negare la concessione delle attenuanti generiche, è sufficiente che il giudice faccia riferimento agli elementi ritenuti decisivi o rilevanti per la sua decisione. Non è necessario che confuti ogni singolo argomento favorevole all’imputato, purché la motivazione del diniego sia chiara e logicamente fondata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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