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Ricorso inammissibile: limiti della Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9582/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una condanna per violazione della normativa sulle spese di giustizia. La Corte ha ribadito che il suo ruolo non è rivalutare i fatti, ma solo verificare la correttezza giuridica e logica della motivazione della sentenza d’appello, confermando i limiti del giudizio di legittimità.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Non Può Riesaminare i Fatti

La Corte di Cassazione svolge un ruolo cruciale nel nostro ordinamento giuridico, ma con confini ben precisi. Non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti, ma un organo di legittimità che valuta la corretta applicazione del diritto. Una recente ordinanza (n. 9582/2024) chiarisce perfettamente questo principio, dichiarando un ricorso inammissibile proprio perché mirava a una nuova valutazione delle prove, compito esclusivo dei giudici di merito. Analizziamo insieme la decisione per capire i limiti del ricorso in Cassazione.

Il Caso in Esame: Una Condanna e l’Appello in Cassazione

Il caso trae origine da una condanna emessa nei confronti di un imputato per la violazione dell’articolo 95 del d.P.R. 115/2002, una norma relativa alle spese di giustizia. L’imputato, ritenuto responsabile sia in primo grado che in appello, decideva di presentare ricorso per Cassazione.

La difesa lamentava principalmente due aspetti: la violazione della norma incriminatrice e una presunta contraddittorietà nella motivazione della sentenza d’appello riguardo all’elemento soggettivo del reato, ovvero l’intenzionalità della condotta.

La Decisione della Corte: Dichiarato il Ricorso Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle argomentazioni difensive, ma si ferma a un livello precedente, stabilendo che le questioni sollevate non potevano essere trattate in quella sede.

La conseguenza diretta di questa declaratoria è stata la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Cassazione

Il cuore dell’ordinanza risiede nelle sue motivazioni. La Corte ha spiegato in modo chiaro e netto perché il ricorso non potesse essere accolto. I giudici hanno sottolineato che la sentenza impugnata era supportata da un apparato argomentativo coerente e completo. Le deduzioni del ricorrente, sebbene presentate come violazioni di legge, in realtà miravano a una diversa ricostruzione e valutazione del fatto e del materiale probatorio.

Questo, secondo la Corte, è un compito che spetta esclusivamente ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello). La Cassazione, in quanto giudice di legittimità, ha il solo compito di verificare:

1. La corretta applicazione della legge.
2. L’assenza di vizi logici o contraddizioni manifeste nella motivazione della sentenza.

La Corte ha ribadito un principio consolidato, citando una precedente sentenza (n. 5465/2021): al giudice di legittimità è preclusa la rilettura degli elementi di fatto e l’adozione di nuovi e diversi parametri di valutazione. Proporre una ricostruzione alternativa dei fatti, anche se plausibile, non è un motivo valido per un ricorso in Cassazione. Il ricorso è ammissibile solo se si dimostra che il ragionamento del giudice di merito è stato illogico, contraddittorio o giuridicamente errato, non se si propone un’interpretazione diversa.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza è un importante promemoria per chiunque intenda presentare un ricorso per Cassazione. Le possibilità di successo non dipendono dal presentare una versione dei fatti più convincente, ma dall’individuare specifici errori di diritto o vizi logici nella sentenza impugnata. È fondamentale comprendere che la Cassazione non è un “terzo tempo” del processo dove si può rigiocare la partita del merito. La decisione sottolinea l’importanza di concentrare le proprie energie difensive nei primi due gradi di giudizio, dove la valutazione delle prove e la ricostruzione dei fatti sono al centro del dibattimento. Per la Cassazione, l’attenzione deve spostarsi sulla coerenza logico-giuridica della decisione che si intende impugnare.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte lo ha dichiarato inammissibile perché le argomentazioni della difesa non contestavano un errore di diritto o un vizio logico della motivazione, ma miravano a ottenere una nuova valutazione dei fatti e delle prove, attività che è di competenza esclusiva dei giudici di merito (primo e secondo grado) e non della Corte di Cassazione.

Qual è il ruolo della Corte di Cassazione in un processo penale secondo questa ordinanza?
Secondo l’ordinanza, il ruolo della Corte di Cassazione è quello di giudice di legittimità. Ciò significa che non può riesaminare i fatti del caso, ma deve limitarsi a controllare che la sentenza impugnata abbia applicato correttamente le norme di legge e che la sua motivazione sia logica, coerente e priva di contraddizioni.

Cosa comporta per il ricorrente la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorso non viene esaminato nel merito e la sentenza di condanna diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente è stato condannato a pagare le spese del procedimento e una sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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