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Ricorso inammissibile: limiti del vizio di motivazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile per furto e indebito utilizzo di carta bancomat, ribadendo il proprio ruolo di giudice di legittimità. L’ordinanza sottolinea che la Corte non può riesaminare le prove o sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito, specialmente quando la motivazione della sentenza impugnata è logica e coerente. Il ricorrente, che lamentava un vizio di motivazione, è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Non Può Riesaminare i Fatti

L’ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Penale, numero 14577 del 2024, offre un’importante lezione sui limiti del giudizio di legittimità e sulle ragioni che portano a dichiarare un ricorso inammissibile. Il caso, relativo a una condanna per furto e indebito utilizzo di una carta bancomat, diventa l’occasione per ribadire un principio cardine del nostro sistema processuale: la Suprema Corte non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare le prove.

I Fatti del Caso

Un individuo, condannato nei primi due gradi di giudizio per furto e per aver utilizzato illecitamente una carta bancomat sottratta, ha presentato ricorso per cassazione. L’unico motivo di doglianza sollevato era il cosiddetto “vizio di motivazione”. Secondo la difesa, la Corte d’Appello di Trieste non avrebbe adeguatamente giustificato la sua decisione, affermando la responsabilità penale dell’imputato sulla base di un’analisi illogica delle risultanze processuali.

La Decisione della Corte: il Ricorso è Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza dell’imputato, ma si concentra esclusivamente sulla correttezza formale e legale del ricorso stesso. La Corte ha stabilito che il motivo addotto dal ricorrente non era consentito dalla legge, poiché si traduceva in una richiesta, neppure troppo velata, di una nuova e diversa valutazione delle prove, attività preclusa al giudice di legittimità.

Le Motivazioni: i Limiti invalicabili del Vizio di Motivazione

Il cuore della decisione risiede nella netta distinzione tra il ruolo del giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e quello del giudice di legittimità (Corte di Cassazione). La Suprema Corte ha il compito di verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata, ma non può:

1. Sovrapporre la propria valutazione dei fatti: La Cassazione non può sostituire il proprio giudizio sulle prove (testimonianze, documenti, etc.) a quello dei giudici che hanno materialmente condotto il processo.
2. Saggiare la tenuta logica con modelli esterni: Non è consentito confrontare il ragionamento del giudice di merito con altri possibili modelli di ragionamento per valutarne la solidità. Il controllo si limita a verificare che la motivazione esista, che non sia palesemente illogica o contraddittoria in sé.

La Corte ha evidenziato che i giudici d’appello avevano già risposto alle stesse obiezioni, fornendo una motivazione esente da vizi logici e spiegando in modo chiaro le ragioni del loro convincimento. La condanna si basava su argomenti giuridici corretti applicati ai fatti accertati nel processo. Di conseguenza, il tentativo di rimettere in discussione tale valutazione in sede di legittimità si è scontrato con la dichiarazione di ricorso inammissibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame è un monito per chi intende impugnare una sentenza penale in Cassazione. È fondamentale che i motivi del ricorso si concentrino su vizi di legittimità, come l’errata interpretazione di una norma di legge o una motivazione manifestamente carente o contraddittoria, e non su un disaccordo riguardo all’interpretazione delle prove. La conseguenza di un ricorso inammissibile non è solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria, in questo caso fissata in tremila euro, a favore della Cassa delle ammende.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
La Corte lo ha dichiarato inammissibile perché il ricorrente non ha sollevato un vero vizio di legge, ma ha chiesto una nuova valutazione delle prove e della logica della sentenza, un’attività che non rientra nei poteri della Cassazione, la quale giudica solo la corretta applicazione del diritto.

Cosa significa che la Cassazione non può ‘sovrapporre la propria valutazione delle risultanze processuali’?
Significa che la Corte di Cassazione non può riesaminare le prove (come testimonianze o documenti) per decidere se è più giusta una conclusione diversa da quella a cui sono arrivati i giudici di primo e secondo grado. Il suo compito è solo verificare che il ragionamento dei giudici precedenti sia logico e rispettoso della legge.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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