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Ricorso inammissibile: limiti del patteggiamento

La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 8709/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una sentenza di patteggiamento in appello. L’imputato lamentava la mancata valutazione di possibili cause di assoluzione, ma la Corte ha ribadito che il ricorso avverso tali sentenze è consentito solo per vizi relativi alla formazione dell’accordo e non per motivi di merito, che si intendono rinunciati. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando il Patteggiamento in Appello Blocca la Cassazione

L’esito di un processo penale può spesso dipendere da scelte strategiche, come quella di accedere al “concordato in appello” o patteggiamento. Tuttavia, questa scelta processuale ha conseguenze significative sulla possibilità di impugnare la decisione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i rigidi confini entro cui è possibile ricorrere, confermando che nella maggior parte dei casi l’esito è un ricorso inammissibile. Analizziamo insieme la vicenda per comprendere meglio la portata di questo istituto.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una condanna per furto aggravato in abitazione, commesso in concorso da più persone. In secondo grado, presso la Corte d’Appello, la difesa dell’imputato optava per la via del concordato sulla pena, ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale. Questo accordo, raggiunto con la Procura, portava a una rideterminazione della sanzione, con la rinuncia da parte dell’imputato ad altri motivi di appello. Nonostante l’accordo, l’imputato decideva comunque di presentare ricorso per Cassazione, lamentando che la Corte d’Appello non avesse esaminato la possibile sussistenza di cause di proscioglimento, come previsto dall’art. 129 c.p.p.

Il Ricorso Inammissibile e i Limiti del Concordato in Appello

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: la sentenza emessa a seguito di concordato in appello può essere impugnata solo per motivi molto specifici e circoscritti. L’obiettivo della legge è quello di dare stabilità a un accordo liberamente raggiunto tra le parti (imputato e pubblico ministero), evitando che questo possa essere rimesso in discussione per questioni di merito che si considerano superate con la rinuncia ai motivi di appello.

La Corte ha specificato che i motivi ammessi per il ricorso riguardano esclusivamente:

1. Vizi nella formazione della volontà dell’imputato di accedere al concordato.
2. Problemi relativi al consenso del pubblico ministero.
3. Contenuto difforme della pronuncia del giudice rispetto all’accordo pattuito.

Qualsiasi altra doglianza, inclusa la mancata valutazione di cause di proscioglimento o vizi nella determinazione della pena (a meno che non sia illegale), è considerata inammissibile.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni dell’ordinanza sono chiare e dirette. I giudici hanno sottolineato come la scelta del concordato in appello comporti una rinuncia implicita a far valere determinate censure. Nel momento in cui l’imputato accetta di accordarsi sulla pena, accetta anche che il processo si concentri solo su quell’aspetto, tralasciando questioni di merito come la valutazione della sua colpevolezza o l’esistenza di cause di non punibilità. Pertanto, lamentare in Cassazione che il giudice d’appello non abbia proceduto d’ufficio a un proscioglimento ex art. 129 c.p.p. è una contraddizione logica e giuridica. La Corte ha richiamato una sua precedente pronuncia (Sez. 2, n. 22002 del 2019) per rafforzare questo orientamento, confermando che le doglianze relative a motivi rinunciati non possono trovare spazio nel giudizio di legittimità. Di conseguenza, il ricorso inammissibile è stato l’unico esito possibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 4.000 euro alla Cassa delle ammende.

Conclusioni: Cosa Implica questa Decisione

Questa ordinanza ribadisce un’importante lezione strategica per la difesa penale. Il concordato in appello è uno strumento utile per ottenere una pena certa e spesso più mite, ma il suo prezzo è la rinuncia a quasi ogni ulteriore possibilità di impugnazione. La decisione di patteggiare in appello deve essere ponderata con estrema attenzione, poiché cristallizza la situazione processuale e preclude la possibilità di sollevare questioni di merito dinanzi alla Corte di Cassazione. La pronuncia conferma che il sistema processuale incentiva la definizione concordata delle liti, ma al contempo ne protegge la stabilità, sanzionando con l’inammissibilità i tentativi di rimettere in discussione l’accordo su basi non consentite dalla legge.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza di patteggiamento in appello lamentando che il giudice non ha valutato la possibilità di un’assoluzione?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di concordato in appello (art. 599-bis c.p.p.), non è ammissibile un ricorso basato sulla mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento (art. 129 c.p.p.), poiché tali motivi si considerano rinunciati con l’accordo sulla pena.

Per quali motivi si può ricorrere in Cassazione contro una sentenza emessa a seguito di concordato in appello?
Il ricorso è ammissibile solo per motivi specifici: vizi nella formazione della volontà della parte di accedere all’accordo, vizi nel consenso del pubblico ministero, o se la sentenza del giudice è difforme rispetto a quanto concordato tra le parti.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando il ricorso è dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in quattromila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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