Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 28991 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 28991 Anno 2025
Presidente: NOME COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 02/07/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a COLLIO il 23/01/1967
avverso la sentenza del 18/09/2024 della CORTE D’APPELLO DI BRESCIA
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Rilevato che NOME COGNOME ricorre avverso la sentenza della Corte di Appello di Brescia che ha confermato quella del Tribunale bresciano che lo aveva condannato alla pena di anni 1 e mesi 3 di reclusione per il delitto di furto aggravato in abitazione;
Considerato che con il primo motivo di ricorso – che lamenta violazione di legge e vizi di motivazione in ordine all’affermazione della penale responsabilità dell’imputato – no consentito invocare una valutazione o rivalutazione degli elementi probatori al fine di tra proprie conclusioni in contrasto con quelle del giudice del merito, chiedendo alla Corte regolatri un giudizio di fatto che non le compete. Esula, infatti, dai poteri della Corte di cassazione q di una “rilettura” degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione, la cui valutazi in via esclusiva, riservata al giudice di merito, senza che possa integrare il vizio di legitt mera prospettazione di una diversa, e per il ricorrente più adeguata, valutazione delle risultan processuali (Sez. U, n. 22242 del 27/01/2011, COGNOME, Rv. 249651, in motivazione; Sez. U, n. 12 del 31/05/2000, COGNOME, Rv. 216260). Più di recente si è sostenuto che, nel giudizio di cassazione sono precluse al Giudice di legittimità la rilettura degli elementi di fatto posti a fondamento decisione impugnata e l’autonoma adozione di nuovi e diversi parametri di ricostruzione e valutazione dei fatti, indicati dal ricorrente come maggiormente plausibili o dotati di una mig capacità esplicativa rispetto a quelli adottati dal giudice del merito (Sez. 6, n. 546 04/11/2020, dep. 2021, F.; Sez. 6, n. 47204 del 07/10/2015, COGNOME, Rv. 265482; pronunzie
che trovano precedenti conformi in Sez. 5, n. 12634 del 22/03/2006, COGNOME, Rv. 233780; Sez. 1, n. 42369 del 16/11/2006, COGNOME, Rv. 235507). Per altro il motivo è del tutto aspecifico quanto non si confronta con la sentenza che rende conto – in ordine alla partecipazione dell’imputato al delitto – della sua presenza in auto, della funzionalizzazione della stessa al come anche della descrizione operata dalla persona offesa;
Considerato che il secondo motivo di ricorso – che lamenta violazione di legge e vizio d motivazione in relazione al trattamento sanzionatorio – è manifestamente infondato oltre ad essere reiterativo e aspecifico. La doglianza relativa alla recidiva è fondata su motivi ch risolvono nella pedissequa reiterazione di quelli già dedotti in appello e puntualmente disatt dalla Corte di merito, dovendosi gli stessi considerare non specifici ma soltanto apparenti, quanto omettono di assolvere la tipica funzione di una critica argomentata avverso la sentenza oggetto di ricorso (Sez. 2, n. 42046 del 17/07/2019, Boutartour, Rv. 277710; Sez. 3, n. 44882 del 18/07/2014, COGNOME e altri, Rv. 260608; Sez. 6, n. 20377 del 11/03/2009, COGNOME e altr Rv. 243838). La motivazione offerta dalla Corte territoriale è pienamente rispondente ai princi fissati dalle Sezioni Unite di questa Corte (sentenza n. 5859 del 27/10/2011, dep. 2012, Rv 251690, COGNOME‘): «sul giudice del merito incombe uno specifico dovere di motivazione sia quando ritiene sia quando esclude la rilevanza della recidiva, scaturendo ciò dai condivisib principi affermati nelle appena ricordate sentenze della Corte costituzionale e delle Sezioni Unit Infatti, esclusi i casi di recidiva c.d. obbligatoria, di cui al comma quinto dell’art. 99 cod giudice può attribuire effetti alla recidiva unicamente quando la ritenga effettivamente ido ad influire, di per sé, sul trattamento sanzionatorio del fatto per cui si procede». Egli è, per tenuto a verificare se il nuovo episodio criminoso sia «concretamente significativo – in rappor alla natura e al tempo di commissione dei precedenti ed avuto riguardo ai parametri indicati dall’art. 133 cod. pen. – sotto il profilo della più accentuata colpevolezza e della magg pericolosità del reo» (Corte cost., sent. n. 192 del 2007). In altri termini, costituisce «pr compito del giudice del merito verificare in concreto se la reiterazione dell’illecito sia e sintomo di riprovevolezza e pericolosità, tenendo conto della natura dei reati, del t devianza di cui sono il segno, della qualità dei comportamenti, del margine di offensività de condotte, della distanza temporale e del livello di omogeneità esistente fra loro, dell’eventu occasionalità della ricaduta e di ogni altro possibile parametro individualizzante significativo personalità del reo e del grado di colpevolezza, al di là del mero ed indifferenziato risco formale dell’esistenza di precedenti penali» (Sez. U, sentenza n. 35738 del 27/05/2010, Rv. 247838, Calibe’). Quanto alla doglianza relativa alle circostanze attenuanti generiche è del tu aspecifica, in quanto le circostanze predette erano già state riconosciute in primo gra equivalenti / : il motivo di ricorso ne chiede il riconoscimento e non la prevalenza, quest’ulti correttamente negata dalla Corte di merito con motivazione non manifestamente illogica e corretta: le statuizioni relative al giudizio di comparazione tra opposte circostanze, implica una valutazione discrezionale tipica del giudizio di merito, sfuggono al sindacato di legitti Corte di Cassazione – copia non ufficiale
qualora non siano frutto di mero arbitrio o di ragionamento illogico e siano sorrette da suffici motivazione, tale dovendo ritenersi quella che per giustificare la soluzione dell’equivalenza si
limitata a ritenerla la più idonea a realizzare l’adeguatezza della pena irrogata in concreto (
Un., n. 10713 del 25 febbraio 2010, COGNOME, Rv. 245931). Parimenti manifestamente infondata risulta la doglianza riguardo l’art. 62 n. 4 cod. pen.: la Corte territoriale ha fatto
applicazione del principio più volte affrontato da questa giurisprudenza secondo cui “L
concessione della circostanza attenuante del danno di speciale tenuità, presuppone necessariamente che il pregiudizio cagionato sia lievissimo, ossia di valore economico pressoché
irrisorio, avendo riguardo non solo al valore in sé della cosa sottratta, ma anche agli ulte effetti pregiudizievoli che la persona offesa abbia subito in conseguenza del reato, senza ch
rilevi, invece, la capacità del soggetto passivo di sopportare il danno economico derivante da reato” (Sez. 2 – , Sentenza
n. 5049 del 22/12/2020 Ud. (dep. 09/02/2021 ) Rv. 280615 – 01).
Nel caso in esame il motivo di ricorso non si confronta con il danno procurato agli infi dell’abitazione, che la Corte di appello ha escluso possa essere riconducibile alla tenuità richie
per l’attenuazione. Infine, risulta manifestamente infondata anche la doglianza relativa a mancata applicazione dell’art. 114 cod. pen., in quanto la Corte territoriale ha fatto corr
applicazione della consolidata giurisprudenza di legittimità secondo cui “Non può riconoscersi l’attenuante della partecipazione di minima importanza a colui che, nella commissione di un furto, abbia svolto la funzione di “palo”, in quanto il suo contributo, anche se di import minore rispetto a quella dei correi, facilita la realizzazione dell’attività criminosa, raf l’efficienza dell’opera degli esecutori materiali e garantendo loro l’impunità ” (Sez. 5 – , Sen n. 21469 del 25/02/2021, Rv. 281312 – 02);
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 2 luglio 2025
Il consigl ere estensore
Il Presidente