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Ricorso inammissibile: limiti del giudizio di rinvio

Un professionista, accusato di bancarotta fraudolenta, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione contro l’ordinanza che gli applicava gli arresti domiciliari, emessa in sede di rinvio dal Tribunale del Riesame. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le doglianze sollevate erano generiche, fattuali e superavano i limiti del giudizio di rinvio, che era circoscritto alla sola scelta della misura cautelare e non alla rivalutazione delle esigenze cautelari, già accertate in via definitiva. La Corte ha quindi confermato la decisione impugnata.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione fissa i paletti del Giudizio di Rinvio Cautelare

Quando la Corte di Cassazione annulla un’ordinanza cautelare e rinvia il caso al Tribunale del Riesame, quali sono i limiti del nuovo giudizio? Con la sentenza n. 5175 del 2025, la Prima Sezione Penale ha chiarito che se il rinvio riguarda solo la scelta della misura, non si può rimettere in discussione l’esistenza delle esigenze cautelari. Un caso che si conclude con un ricorso inammissibile offre spunti fondamentali sui confini del giudizio rescissorio.

I Fatti del Caso: dall’Interdizione agli Arresti Domiciliari

La vicenda processuale riguarda un commercialista accusato di plurimi episodi di bancarotta fraudolenta distrattiva. Inizialmente, il Giudice per le indagini preliminari aveva applicato una misura interdittiva, vietandogli di esercitare la professione e di ricoprire uffici direttivi in persone giuridiche.

Il pubblico ministero, ritenendo la misura troppo blanda, ha proposto appello cautelare. Il Tribunale del Riesame ha accolto l’appello, disponendo la custodia cautelare in carcere. Contro questa decisione, l’indagato ha presentato ricorso per cassazione. La Suprema Corte ha annullato l’ordinanza con rinvio, ma limitatamente alla scelta della misura da applicare.

Nel successivo giudizio di rinvio, il Tribunale del Riesame, prendendo atto di una richiesta più mite formulata nel frattempo dal pubblico ministero, ha sostituito il carcere con gli arresti domiciliari. È contro quest’ultima ordinanza che l’indagato ha nuovamente proposto ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso e le Critiche alla Decisione

Il difensore dell’indagato ha contestato la decisione del Tribunale del Riesame basandosi su due argomenti principali:

1. Violazione di legge e vizio di motivazione: Secondo la difesa, il Tribunale non avrebbe adeguatamente valutato l’attualità e la concretezza del pericolo di reiterazione del reato. In particolare, non avrebbe considerato che l’indagato era sottoposto a una misura interdittiva da dicembre 2022 senza aver commesso alcuna violazione.
2. Valutazione parziale del tempo trascorso: La difesa ha sostenuto che il decorso del tempo, elemento rilevante per attenuare le esigenze cautelari, era stato considerato solo parzialmente, senza tener conto dell’intero periodo a partire dal 2022.

In sostanza, il ricorrente chiedeva una rivalutazione complessiva della sua pericolosità sociale, che a suo dire non giustificava una misura afflittiva come gli arresti domiciliari.

La Decisione della Cassazione: un Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha rigettato completamente le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile per diverse ragioni, evidenziando la sua genericità e il tentativo di superare i limiti invalicabili del giudizio di rinvio.

I Limiti del Giudizio di Rinvio e il Ricorso Inammissibile

Il punto cruciale della decisione è la natura del giudizio di rinvio. La Cassazione ha sottolineato che il suo precedente annullamento riguardava unicamente la scelta della misura cautelare (carcere, domiciliari, etc.), non l’esistenza delle esigenze cautelari. Quest’ultimo punto era già stato accertato e non era più discutibile.

Di conseguenza, le doglianze dell’indagato, che miravano a rimettere in discussione proprio l’esistenza del pericolo di reiterazione del reato, erano inammissibili perché esulavano dall’oggetto del giudizio demandato al Tribunale del Riesame. Il ricorso, in pratica, tentava di riaprire un capitolo processuale già chiuso.

La Scelta della Misura e la Professionalità nel Reato

Anche le critiche sulla scelta degli arresti domiciliari sono state giudicate generiche. La Corte ha evidenziato che il provvedimento impugnato aveva motivato in modo solido la necessità di una misura restrittiva della libertà personale. Il Tribunale aveva valorizzato la “particolare professionalità” dimostrata dall’indagato nella commissione dei reati e la “seriale e professionale reiterazione” delle condotte illecite in diversi contesti societari. Questi elementi, secondo i giudici, rendevano inadeguata una misura meno afflittiva e giustificavano pienamente gli arresti domiciliari per impedire la continuazione dell’attività criminosa.

le motivazioni

La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile perché generico e incentrato su questioni di fatto non consentite in sede di legittimità. Le doglianze relative alla violazione della legge processuale sono state respinte in quanto le norme indicate non sono sanzionate con nullità o inutilizzabilità. Fondamentalmente, il ricorso non si confrontava con i limiti del giudizio di rinvio tracciati dalla precedente sentenza di annullamento, che aveva consolidato l’esistenza delle esigenze cautelari, lasciando al giudice del rinvio solo il compito di scegliere la misura più adeguata. Le motivazioni del Tribunale del Riesame sulla professionalità e serialità dei reati commessi sono state considerate sufficienti a giustificare la restrizione della libertà personale, rendendo le critiche del ricorrente del tutto generiche.

le conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: il giudizio di rinvio cautelare non è una seconda occasione per ridiscutere l’intero quadro, ma un procedimento vincolato all’oggetto specifico indicato dalla Cassazione. Un ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile quando si tenta di forzare tali limiti. La professionalità e la serialità nel commettere reati sono fattori determinanti che possono giustificare misure cautelari significative, come gli arresti domiciliari, anche a distanza di tempo dai fatti, se il pericolo di reiterazione è ritenuto concreto e attuale. L’inammissibilità del ricorso ha comportato per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché era generico, sollevava questioni di fatto e, soprattutto, tentava di rimettere in discussione l’esistenza delle esigenze cautelari, un punto già accertato e non più sindacabile dopo la prima sentenza della Cassazione che aveva limitato il giudizio di rinvio alla sola scelta della misura.

Quali erano i limiti del giudizio del Tribunale del Riesame in sede di rinvio?
Il giudizio del Tribunale del Riesame in sede di rinvio era strettamente limitato alla scelta della misura cautelare più adeguata (ad esempio, tra carcere, arresti domiciliari o altre misure meno afflittive). Non poteva rivalutare la sussistenza delle esigenze cautelari, come il pericolo di reiterazione del reato, poiché tale aspetto era già stato definitivamente accertato.

In che modo il Tribunale ha giustificato l’applicazione degli arresti domiciliari?
Il Tribunale ha giustificato la misura degli arresti domiciliari valorizzando la particolare professionalità dell’indagato nella commissione dei reati e la reiterazione seriale e professionale delle sue condotte illecite in diversi contesti societari. Questi elementi sono stati ritenuti tali da rendere necessaria una restrizione della libertà personale per impedire la commissione di nuovi reati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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