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Ricorso inammissibile: limiti del giudizio di merito

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi di due imputati condannati per minaccia. L’ordinanza chiarisce i limiti del sindacato di legittimità sulla concessione delle attenuanti generiche e sulla quantificazione della pena, ribadendo che tali valutazioni rientrano nella discrezionalità del giudice di merito se adeguatamente motivate. Un caso esemplare di ricorso inammissibile per manifesta infondatezza.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti del Giudice di Merito

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di ricorso inammissibile e delinea con precisione i confini tra il giudizio di merito e quello di legittimità. La Suprema Corte di Cassazione, nel respingere le istanze di due imputati condannati per il reato di minaccia, ribadisce principi fondamentali sulla valutazione delle circostanze attenuanti e sulla determinazione della pena, temi spesso al centro dei ricorsi penali.

I Fatti del Processo

Due soggetti, condannati in primo e secondo grado per il reato di minaccia (art. 612 c.p.) dalla Corte di Appello di Firenze, hanno presentato ricorsi distinti alla Corte di Cassazione. Il primo ricorrente lamentava la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche, ritenendo la decisione del giudice di merito ingiusta. Il secondo, invece, contestava sia la logicità della motivazione che ha portato alla sua condanna, sia l’eccessività della pena inflitta.

Analisi dei motivi del ricorso inammissibile

La Corte ha analizzato separatamente i motivi di ricorso, dichiarandoli entrambi manifestamente infondati e, di conseguenza, inammissibili.

La Questione delle Attenuanti Generiche

Per quanto riguarda il primo ricorrente, la Cassazione ha sottolineato un principio consolidato: il giudice di merito, nel negare le attenuanti generiche, non è tenuto a esaminare analiticamente ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole. È sufficiente che la sua motivazione si concentri sugli elementi ritenuti decisivi e rilevanti. Nel caso specifico, la Corte di Appello aveva fornito una motivazione logica (a pag. 7 della sentenza), rendendo il ricorso su questo punto un tentativo di ottenere una nuova e non consentita valutazione dei fatti, tipico caso di ricorso inammissibile.

La pretesa illogicità della motivazione e l’eccessività della pena

Anche i motivi del secondo ricorrente sono stati respinti. La Corte ha chiarito che il vizio di motivazione, ai sensi dell’art. 606 c.p.p., sussiste solo quando emerge un palese contrasto tra le argomentazioni della sentenza e le massime di esperienza o altre parti del provvedimento stesso. Una semplice discordanza con la ricostruzione dei fatti proposta dalla difesa non è sufficiente.
Inoltre, la lamentela sull’eccessività della pena è stata giudicata inammissibile in sede di legittimità. La graduazione della pena, basata sui criteri degli artt. 132 e 133 c.p., rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito. Finché tale potere è esercitato con una motivazione congrua e logica, la Cassazione non può intervenire per modificarne l’entità.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione di inammissibilità evidenziando che entrambi i ricorsi non miravano a denunciare vizi di legittimità, ma a sollecitare una rivalutazione del merito della vicenda processuale. Tale attività è preclusa al giudice di legittimità, il cui compito è verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione, non sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di primo e secondo grado. La Corte ha ritenuto le motivazioni della sentenza impugnata esenti da vizi logici o giuridici, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Le conclusioni

Questa ordinanza è un importante monito per chi intende presentare ricorso in Cassazione. È fondamentale comprendere che la Suprema Corte non è un ‘terzo grado’ di giudizio dove ridiscutere i fatti. Un ricorso, per essere ammissibile, deve individuare errori di diritto specifici o vizi logici manifesti e interni alla sentenza, non può limitarsi a contestare l’apprezzamento delle prove o le scelte discrezionali del giudice di merito, come la concessione delle attenuanti o l’entità della pena. In caso contrario, il risultato sarà, come in questo caso, una declaratoria di ricorso inammissibile.

Quando un giudice può negare le circostanze attenuanti generiche?
Il giudice può negare le attenuanti generiche fornendo una motivazione che si concentri sugli elementi ritenuti decisivi, senza dover necessariamente analizzare ogni singolo aspetto favorevole o sfavorevole dedotto dalle parti.

È possibile contestare l’entità della pena in Cassazione?
No, non è possibile contestare l’entità della pena in sede di legittimità se la decisione del giudice di merito si basa su una valutazione discrezionale e motivata secondo i criteri legali (artt. 132 e 133 c.p.), in quanto tale valutazione rientra nella sua esclusiva competenza.

Cosa rende manifestamente infondato un ricorso per illogicità della motivazione?
Un ricorso basato sull’illogicità della motivazione è manifestamente infondato quando non dimostra un reale contrasto tra lo sviluppo argomentativo della sentenza e le massime di esperienza o altre affermazioni contenute nel provvedimento stesso, ma si limita a contrapporre una diversa interpretazione dei fatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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