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Ricorso inammissibile: limiti del giudizio di merito

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 33493/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per guida in stato di ebbrezza. La Corte ha ribadito che il giudizio di legittimità non consente un riesame dei fatti o della valutazione delle prove, compiti esclusivi dei giudici di merito. Il ricorso è stato respinto perché le doglianze sollevate miravano proprio a una nuova valutazione fattuale, preclusa in sede di Cassazione.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione non è un Terzo Grado di Giudizio

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce ancora una volta i confini del giudizio di legittimità, confermando che un ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile quando si tenta di ottenere una nuova valutazione dei fatti. Questo principio è fondamentale per comprendere la struttura del nostro sistema giudiziario e i limiti entro cui un imputato può contestare una sentenza di condanna.

I Fatti del Processo

Il caso nasce da una condanna per il reato di guida in stato di ebbrezza, aggravato, emessa in primo grado e confermata dalla Corte d’Appello di Venezia. L’imputata, ritenuta responsabile della violazione di diverse norme del Codice della Strada, ha deciso di presentare ricorso per Cassazione, sperando di ottenere un annullamento della sentenza.

I Motivi del Ricorso: una Critica alla Valutazione dei Fatti

La difesa ha basato il ricorso su due motivi principali:
1. Erronea applicazione della legge penale: si sosteneva che i giudici di merito avessero interpretato o applicato in modo sbagliato le norme giuridiche pertinenti al caso.
2. Vizio di motivazione: si lamentava una manifesta illogicità e contraddittorietà nelle argomentazioni usate dai giudici per giustificare la condanna.

Tuttavia, analizzando nel dettaglio le argomentazioni, la Corte Suprema ha riscontrato che entrambe le censure, pur presentate formalmente come vizi di legittimità, miravano in realtà a contestare la ricostruzione dei fatti e la valutazione del materiale probatorio operate dalla Corte d’Appello. In pratica, si chiedeva alla Cassazione di riesaminare le prove e giungere a una conclusione diversa.

La Decisione della Corte sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine del nostro ordinamento processuale: la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Questo significa che il suo compito non è stabilire ‘come sono andati i fatti’, bensì verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e coerente, senza cadere in palesi contraddizioni.

Le questioni relative alla ricostruzione della dinamica di un evento o all’attendibilità di una prova sono di competenza esclusiva dei giudici di primo e secondo grado. Tentare di rimetterle in discussione in sede di legittimità costituisce un uso improprio dello strumento del ricorso.

Le Motivazioni

Nelle motivazioni, i giudici supremi hanno sottolineato come la Corte d’Appello avesse fornito una ‘congrua e adeguata motivazione’ basata su ‘corretti criteri di inferenza’ e ‘condivisibili massime di esperienza’. La sentenza impugnata era, quindi, esente da vizi logici rilevabili in sede di legittimità.

La Corte ha richiamato un suo precedente orientamento (sentenza n. 5465 del 2021) per ribadire che al giudice di legittimità sono precluse ‘la rilettura degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione impugnata e l’autonoma adozione di nuovi e diversi parametri di ricostruzione e valutazione dei fatti’. Il ricorso che propone una versione alternativa e ‘maggiormente plausibile’ dei fatti, rispetto a quella ritenuta dal giudice di merito, è inevitabilmente destinato all’inammissibilità.

Le Conclusioni

La decisione ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, conferma che la condanna dell’imputata diventa definitiva. In secondo luogo, a causa dell’inammissibilità del ricorso, la ricorrente è stata condannata non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria serve a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o volti a scopi puramente dilatori. Per gli avvocati e i loro assistiti, questa ordinanza rappresenta un monito a formulare i ricorsi per Cassazione con estremo rigore, concentrandosi esclusivamente su reali questioni di diritto e vizi di legittimità, senza tentare di trasformare la Suprema Corte in un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché le argomentazioni presentate dalla ricorrente non riguardavano errori di diritto, ma miravano a ottenere una nuova valutazione dei fatti e delle prove, un’attività che è di esclusiva competenza dei giudici di primo e secondo grado (giudizio di merito) e non della Corte di Cassazione.

Cosa significa che la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità?
Significa che il suo ruolo non è quello di decidere nuovamente il caso nel merito (cioè, ricostruire come sono andati i fatti), ma solo di controllare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente le leggi e abbiano fornito una motivazione logica e non contraddittoria per la loro decisione.

Quali sono state le conseguenze per la ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
La ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Inoltre, con la dichiarazione di inammissibilità, la sua sentenza di condanna è diventata definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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