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Ricorso inammissibile: limiti del giudizio di merito

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, ribadendo che non è possibile contestare in sede di legittimità la valutazione dei fatti, la concessione delle attenuanti generiche o l’entità della pena, se adeguatamente motivata dal giudice di merito. Il caso riguardava una donna condannata per non aver pagato una ricarica, con la Corte che ha confermato la decisione d’appello basata sulla manifesta infondatezza e genericità dei motivi di ricorso.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando la Cassazione non entra nel merito

L’ordinanza n. 19863 del 2024 della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile venga trattato in sede di legittimità. Questo provvedimento sottolinea un principio fondamentale del nostro sistema processuale: la Corte Suprema non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti, ma un organo che vigila sulla corretta applicazione del diritto. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello nei confronti di una donna. L’imputata, agendo in concorso con il suo compagno, aveva ottenuto una ricarica per una carta prepagata presso una tabaccheria, senza tuttavia corrisponderne il prezzo. La Corte di merito aveva evidenziato come tale condotta fosse l’ultimo atto di un comportamento illecito, poiché la coppia, nei giorni precedenti, non aveva saldato il conto di un albergo dove aveva soggiornato. Contro la sentenza d’appello, la difesa della donna ha proposto ricorso per Cassazione, articolando tre motivi principali.

L’Analisi della Corte e il ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato i tre motivi del ricorso, dichiarandoli tutti inammissibili. Vediamo nel dettaglio perché.

### La genericità del primo motivo

Il primo motivo contestava la motivazione della sentenza d’appello riguardo alla responsabilità penale. La Suprema Corte ha liquidato questa doglianza come una ‘pedissequa reiterazione’ degli stessi argomenti già presentati e respinti in appello. I giudici hanno chiarito che un ricorso, per essere ammissibile, deve contenere una critica argomentata e specifica al provvedimento impugnato, non una semplice riproposizione di tesi già smentite. Inoltre, la Corte d’Appello aveva adeguatamente motivato la sussistenza dell’intenzionalità (elemento soggettivo), collegando l’episodio della mancata ricarica alla precedente insolvenza in albergo, dimostrando una chiara volontà di non adempiere ai propri obblighi.

### La discrezionalità sulle attenuanti generiche

Con il secondo motivo, la ricorrente lamentava la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche. Anche in questo caso, la Cassazione ha ribadito un principio consolidato: la valutazione circa la concessione delle attenuanti è una prerogativa del giudice di merito. Non è necessario che il giudice analizzi ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole; è sufficiente che motivi la sua decisione basandosi sugli elementi ritenuti decisivi. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva implicitamente escluso la presenza di elementi positivi meritevoli di considerazione, rendendo la sua motivazione logica e incensurabile in sede di legittimità.

### L’insindacabilità della quantificazione della pena

Infine, il terzo motivo, che criticava l’eccessività della pena, ha subito la stessa sorte. La graduazione della sanzione rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito, che la esercita seguendo i criteri degli articoli 132 e 133 del codice penale (gravità del reato e capacità a delinquere). La Cassazione può intervenire solo in caso di motivazione assente o palesemente illogica, circostanza non ravvisata in questo caso, dove la pena era stata giudicata congrua in relazione alla gravità della condotta e al danno provocato.

Le motivazioni

La decisione della Suprema Corte si fonda sulla netta distinzione tra il giudizio di merito e il giudizio di legittimità. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché tutti i motivi sollevati non denunciavano vizi di legge, bensì miravano a ottenere una nuova e diversa valutazione dei fatti e delle prove. La Corte di Cassazione ha il compito di assicurare l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge, non di riesaminare le prove o sostituire la propria valutazione a quella dei giudici dei gradi precedenti. La sentenza impugnata è stata ritenuta immune da vizi logici o giuridici, con una motivazione coerente e completa su tutti i punti contestati.

Le conclusioni

Questa ordinanza è un monito importante per chi intende adire la Corte di Cassazione. È essenziale formulare motivi di ricorso che attacchino specificamente la violazione di norme di legge o vizi logici della motivazione, evitando di riproporre questioni di fatto. La dichiarazione di inammissibilità comporta non solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie con una condanna al pagamento di tremila euro.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso inammissibile perché i motivi presentati erano una mera ripetizione di quelli già respinti in appello e sollevavano questioni di merito, come la valutazione della responsabilità e l’entità della pena, che non possono essere riesaminate in sede di legittimità.

È possibile contestare in Cassazione la decisione sulla pena o sulle attenuanti?
No, secondo l’ordinanza, la graduazione della pena e la concessione o il diniego delle circostanze attenuanti generiche rientrano nella discrezionalità del giudice di merito. Tali decisioni possono essere contestate in Cassazione solo se la motivazione è totalmente assente, contraddittoria o manifestamente illogica, cosa che non è avvenuta in questo caso.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
Comporta che la sentenza impugnata diventi definitiva. Inoltre, la parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in denaro a favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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