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Ricorso inammissibile: limiti del giudizio di legittimità

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una sentenza di condanna per danneggiamento. L’imputato contestava la sussistenza dell’elemento soggettivo del reato e il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. La Corte ha ribadito che il giudizio di legittimità non consente una nuova valutazione dei fatti e che la motivazione del giudice di merito sul diniego delle attenuanti era esente da vizi logici, essendo sufficiente basarsi sugli elementi ritenuti decisivi.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Non Può Riesaminare i Fatti

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio dei limiti del giudizio davanti alla Corte di Cassazione, chiarendo perché un ricorso inammissibile non possa portare a una nuova valutazione delle prove. La Suprema Corte ha analizzato due motivi di ricorso classici: la contestazione dell’elemento soggettivo del reato e il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, fornendo principi fondamentali per chi opera nel diritto penale.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello che lo aveva condannato per il reato di danneggiamento, previsto dall’articolo 635 del codice penale. L’appellante lamentava, in sostanza, due violazioni di legge da parte dei giudici di merito.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Cassazione

L’imputato ha basato il suo ricorso su due argomentazioni principali, entrambe respinte dalla Corte di Cassazione.

Il Primo Motivo: la Rilettura dei Fatti e il Ricorso Inammissibile

Il primo motivo contestava la violazione di legge per una presunta mancanza dell’elemento soggettivo del reato. L’imputato, in pratica, sosteneva di non aver agito con la volontà di danneggiare. La Corte ha dichiarato questo motivo inammissibile, spiegando che tale doglianza mirava a ottenere una “rilettura” degli elementi di fatto. Questo tipo di richiesta esula dai poteri della Corte di Cassazione, la quale opera come giudice di legittimità e non di merito. Il suo compito non è ricostruire i fatti, ma assicurarsi che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e motivato la loro decisione in modo logico e coerente. Poiché la sentenza d’appello aveva esplicitato le ragioni del suo convincimento senza vizi logici o giuridici, la Cassazione non poteva intervenire.

Il Secondo Motivo: la Discrezionalità del Giudice sulle Attenuanti

Il secondo motivo di ricorso riguardava la mancata applicazione delle circostanze attenuanti generiche. Anche in questo caso, la Corte ha ritenuto il motivo manifestamente infondato. La sentenza impugnata aveva fornito una motivazione logica per negare le attenuanti. La Cassazione ha colto l’occasione per ribadire un principio consolidato: per motivare il diniego delle attenuanti generiche, il giudice non è obbligato a considerare ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole all’imputato. È sufficiente che faccia riferimento a quegli elementi ritenuti decisivi per la sua valutazione, implicitamente superando tutti gli altri.

Le Motivazioni della Corte

La decisione si fonda su due pilastri fondamentali della procedura penale. In primo luogo, la netta distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. La Corte di Cassazione non è un “terzo grado” di giudizio dove si possono rivalutare le prove. Il suo ruolo è garantire l’uniforme interpretazione della legge e il rispetto delle norme processuali. Un ricorso che, pur formalmente denunciando una violazione di legge, in realtà sollecita un nuovo esame dei fatti, è destinato a essere dichiarato inammissibile.

In secondo luogo, la Corte ha riaffermato l’ampia discrezionalità del giudice di merito nella valutazione delle circostanze attenuanti generiche. La concessione o il diniego di tali attenuanti è una decisione che rientra nel potere del giudice che ha esaminato le prove. Tale decisione è sindacabile in sede di legittimità solo se la motivazione è manifestamente illogica, contraddittoria o del tutto assente, cosa che non è avvenuta nel caso di specie.

Conclusioni

L’ordinanza conferma che la strada per un ricorso in Cassazione è strettamente delimitata. Non è possibile utilizzare questo strumento per tentare di convincere la Suprema Corte di una diversa ricostruzione dei fatti rispetto a quella operata dai giudici di merito. Allo stesso modo, contestare il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche richiede la dimostrazione di un vizio logico palese nella motivazione del giudice, e non un semplice dissenso sulla sua valutazione. La conseguenza di un ricorso inammissibile è severa: la condanna del ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche di una somma a favore della Cassa delle ammende.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti di un processo?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge da parte dei giudici dei gradi precedenti, non di effettuare una nuova ricostruzione dei fatti. Un ricorso che tenta di ottenere una “rilettura” degli elementi di fatto è dichiarato inammissibile.

Per negare le circostanze attenuanti generiche, il giudice deve analizzare tutti gli elementi a favore dell’imputato?
No, non è necessario. Secondo un principio consolidato, è sufficiente che il giudice di merito, nel motivare il diniego delle attenuanti generiche, faccia riferimento agli elementi ritenuti decisivi o comunque rilevanti, rimanendo così superati tutti gli altri elementi non menzionati.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali. Inoltre, come nel caso di specie, può essere condannato al pagamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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