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Ricorso inammissibile: limiti del giudizio di legittimità

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 21/06/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per riciclaggio e soppressione di atti. La Corte ha ribadito che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti o la congruità della pena, compiti esclusivi dei giudici di merito. Il ricorso è stato respinto perché i motivi sollevati miravano a una inammissibile ‘rilettura’ degli elementi probatori, confermando così la condanna e sanzionando la ricorrente con il pagamento delle spese e un’ammenda.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Non Rientra nel Merito

L’ordinanza della Corte di Cassazione del 21 giugno 2024 offre un chiaro esempio dei limiti del giudizio di legittimità, ribadendo un principio fondamentale del nostro sistema processuale: la Corte Suprema non è un ‘terzo grado’ di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. L’analisi di questo caso, relativo a un ricorso inammissibile, ci permette di comprendere perché determinate contestazioni non possano trovare spazio davanti alla Cassazione.

I Fatti del Caso e la Sentenza d’Appello

Una persona era stata condannata dalla Corte d’Appello di Catania per i reati di riciclaggio (art. 648-bis c.p.) e soppressione, distruzione e occultamento di atti veri (art. 490 c.p.). La Corte territoriale aveva fondato la sua decisione su un quadro probatorio ritenuto congruo e completo, esplicitando le ragioni della dichiarazione di responsabilità con una motivazione considerata esente da vizi logici e giuridici.

Contro questa sentenza, l’imputata ha proposto ricorso per Cassazione, affidandolo a tre distinti motivi.

I Motivi del Ricorso e la Valutazione della Corte

Il ricorso si concentrava su due aspetti principali: la valutazione delle prove e l’entità della pena. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha ritenuto tutti i motivi non meritevoli di accoglimento, dichiarando il ricorso inammissibile.

Il divieto di ‘rilettura’ dei fatti in Cassazione

I primi due motivi di ricorso contestavano la correttezza della motivazione con cui era stata affermata la responsabilità penale. L’imputata, in sostanza, chiedeva alla Cassazione una nuova valutazione degli elementi di prova, proponendo criteri di giudizio diversi da quelli adottati dalla Corte d’Appello.

La Suprema Corte ha respinto fermamente questa impostazione, ricordando che il giudizio di legittimità non consente una ‘rilettura’ dei fatti. Il compito della Cassazione è verificare se la motivazione del giudice di merito sia logica, coerente e non contraddittoria, non sostituire la propria valutazione a quella già effettuata nei gradi precedenti. Poiché la Corte d’Appello aveva motivato in modo corretto la sussistenza degli elementi dei reati, ogni ulteriore discussione sul merito era preclusa.

La Discrezionalità del Giudice sulla Pena

Il terzo motivo di ricorso lamentava l’eccessività della pena inflitta. Anche questa censura è stata giudicata manifestamente infondata. La Cassazione ha ribadito il principio consolidato secondo cui la determinazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito. Quest’ultimo, nel rispetto dei criteri fissati dagli articoli 132 e 133 del codice penale, è l’unico a poter calibrare la sanzione in base alla gravità del reato e alla capacità a delinquere del reo. In questo caso, la Corte d’Appello aveva adeguatamente giustificato la pena finale, rendendo la doglianza inammissibile.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni dell’ordinanza si fondano su un principio cardine del processo penale: la netta separazione tra il giudizio di merito e il giudizio di legittimità. La Corte di Cassazione non è un giudice del fatto, ma un giudice del diritto. Il suo ruolo è quello di assicurare l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge. Pertanto, i ricorsi che, pur formalmente denunciando vizi di legge, mirano in realtà a ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove, sono destinati a essere dichiarati inammissibili. Allo stesso modo, la quantificazione della pena, se correttamente motivata dal giudice di merito, non è sindacabile in sede di legittimità.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche dell’Ordinanza

Questa pronuncia conferma che la strada per un ricorso in Cassazione è stretta e rigorosa. Non basta essere in disaccordo con la ricostruzione dei fatti o con l’entità della pena decisa dai giudici di primo e secondo grado. Per avere successo, è necessario individuare specifici vizi di violazione di legge o di motivazione (illogicità, contraddittorietà, carenza) che abbiano inficiato la decisione impugnata. In assenza di tali vizi, il ricorso si risolve in un tentativo infruttuoso di ottenere un terzo grado di giudizio sul merito, con la conseguenza di una declaratoria di ricorso inammissibile e la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Perché i motivi presentati non denunciavano vizi di legge o di motivazione, ma miravano a ottenere una nuova valutazione delle prove e dei fatti, un’attività che spetta esclusivamente ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e non alla Corte di Cassazione.

È possibile contestare l’entità della pena davanti alla Corte di Cassazione?
No, se la contestazione riguarda la presunta ‘eccessività’ della pena. La determinazione della sanzione è un potere discrezionale del giudice di merito. La Cassazione può intervenire solo se la motivazione sulla pena è mancante, palesemente illogica o contraddittoria, ma non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice precedente.

Cosa comporta una dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro a favore della Cassa delle ammende. La sentenza impugnata diventa definitiva e irrevocabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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