LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: limiti del giudizio di Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per danneggiamento. La Corte ribadisce di non poter rivalutare i fatti o la congruità della pena, compiti esclusivi del giudice di merito. La decisione si fonda sui limiti del giudizio di legittimità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Non Può Riesaminare i Fatti

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di ricorso inammissibile, un esito processuale che sottolinea i precisi confini del giudizio davanti alla Corte di Cassazione. Quest’ultima, come vedremo, non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti, ma un organo che vigila sulla corretta applicazione della legge. Analizziamo una decisione che ha respinto le doglianze di un imputato condannato per danneggiamento, confermando la solidità della sentenza di merito.

Il Caso: Dal Danneggiamento al Ricorso in Cassazione

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo per il reato di danneggiamento, previsto dall’articolo 635 del codice penale. Dopo la conferma della condanna in Corte d’Appello, l’imputato ha deciso di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, affidandosi a due principali motivi di contestazione.

Il primo motivo mirava a contestare la correttezza della motivazione che aveva portato alla sua condanna, chiedendo di fatto una nuova valutazione delle prove. Il secondo, invece, lamentava l’eccessività della pena inflitta e la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche.

I Motivi del Ricorso Inammissibile: Fatti e Pena

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi, dichiarando l’intero ricorso inammissibile. La decisione si basa su principi consolidati della procedura penale che definiscono nettamente il ruolo e i poteri della Suprema Corte.

La Pretesa di una “Rilettura” dei Fatti

Con il primo motivo, il ricorrente non contestava un errore di diritto, ma la valutazione dei fatti compiuta dal giudice di merito. La Cassazione ha ribadito che una simile richiesta è inammissibile. Il giudizio di legittimità, infatti, non consente una “rilettura” degli elementi di fatto che sono a fondamento della decisione. La valutazione delle prove è riservata in via esclusiva al giudice di merito, e la Suprema Corte può intervenire solo se la motivazione è manifestamente illogica, contraddittoria o giuridicamente viziata, cosa che in questo caso non è stata riscontrata.

La Discrezionalità del Giudice sulla Pena

Anche il secondo motivo, relativo alla quantificazione della pena, è stato giudicato infondato. La graduazione della sanzione rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito, che la esercita in base ai criteri degli articoli 132 e 133 del codice penale. In questo caso, la Corte ha ritenuto che il giudice d’appello avesse adeguatamente motivato la sua decisione, facendo riferimento a elementi specifici come la gravità del fatto, le modalità aggressive dell’azione e la pluralità di precedenti penali a carico dell’imputato. Non vi era quindi spazio per una censura in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha spiegato che il primo motivo di ricorso si traduceva in un tentativo di ottenere una nuova e non consentita ricostruzione dei fatti, utilizzando criteri di valutazione diversi da quelli, immuni da vizi logici e giuridici, adottati dal giudice di merito. Citando un consolidato orientamento delle Sezioni Unite, la Corte ha ricordato che la valutazione degli elementi di fatto è riservata in via esclusiva al giudice di merito.

Per quanto riguarda il secondo motivo, la decisione ha evidenziato come la giurisprudenza sia costante nel riconoscere al giudice di merito un’ampia discrezionalità nella determinazione della pena. Tale potere discrezionale è stato esercitato correttamente, con una motivazione congrua che ha tenuto conto di tutti gli elementi rilevanti del caso concreto, assolvendo così all’onere argomentativo richiesto dalla legge.

Conclusioni: L’Importanza dei Limiti del Giudizio di Legittimità

Questa ordinanza riafferma un principio cardine del nostro sistema processuale: la Corte di Cassazione è giudice della legge, non del fatto. Chi intende presentare un ricorso deve quindi concentrarsi su vizi di legittimità, come l’errata applicazione di una norma o una motivazione palesemente illogica, e non sperare in una terza valutazione del merito della vicenda. La dichiarazione di inammissibilità comporta, come in questo caso, non solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché tendeva a ottenere una nuova valutazione dei fatti e della pena, attività che non rientrano nelle competenze della Corte di Cassazione, la quale si limita a un controllo sulla corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità).

È possibile contestare la ricostruzione dei fatti di un processo davanti alla Corte di Cassazione?
No, sulla base di questa ordinanza non è possibile. La valutazione delle prove e la ricostruzione dei fatti sono di competenza esclusiva dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello). La Cassazione può intervenire solo se la motivazione della sentenza impugnata è palesemente illogica o giuridicamente viziata.

Il giudice può decidere liberamente l’entità della pena?
Il giudice ha un potere discrezionale nel determinare l’entità della pena, ma deve esercitarlo seguendo i principi stabiliti dalla legge (articoli 132 e 133 del codice penale) e fornendo una motivazione adeguata. In questo caso, la pena è stata giustificata in base alla gravità del fatto, alle modalità aggressive e ai precedenti dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati