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Ricorso inammissibile: limiti del giudizio di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per usura. La decisione sottolinea che il ricorso inammissibile è tale quando si limita a riproporre le stesse argomentazioni di merito già respinte in appello e chiede una nuova valutazione dei fatti, compito che non spetta al giudice di legittimità. La Corte ha confermato la correttezza della motivazione della sentenza impugnata, sia sulla responsabilità che sulla determinazione della pena.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Ribadisce i Suoi Limiti di Giudizio

Quando un processo arriva all’ultimo grado di giudizio, la Corte di Cassazione, è fondamentale comprendere la natura del suo intervento. Non si tratta di un terzo processo nel merito, ma di un controllo sulla corretta applicazione della legge. Una recente ordinanza della Suprema Corte ha ribadito questo principio, dichiarando un ricorso inammissibile perché si limitava a contestare la valutazione dei fatti già operata dai giudici di merito. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un soggetto, condannato in primo e secondo grado per il reato di usura previsto dall’art. 644 del codice penale, ha proposto ricorso per cassazione. Le sue doglianze si concentravano principalmente su due punti: l’inattendibilità delle dichiarazioni rese dalle persone offese, considerate decisive per la sua condanna, e la presunta eccessività della pena inflitta. Inoltre, contestava il mancato riconoscimento della prevalenza delle circostanze attenuanti generiche sulla recidiva.

La Decisione della Corte: Focus sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente le argomentazioni del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su principi consolidati della procedura penale che definiscono chiaramente i confini del giudizio di legittimità.

La Valutazione dei Fatti è Preclusa in Cassazione

Il motivo principale di inammissibilità risiede nel fatto che il ricorrente non ha denunciato un errore di diritto o un vizio logico manifesto nella motivazione della sentenza d’appello. Al contrario, ha semplicemente riproposto le stesse critiche sulla credibilità delle testimonianze già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. Questo tentativo di ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove è stato qualificato come una ‘pedissequa reiterazione’ di motivi già dedotti, una pratica non consentita in sede di legittimità. La Corte ha ricordato che non può sovrapporre la propria valutazione a quella dei giudici di merito, né saggiare la tenuta logica della sentenza confrontandola con altri possibili modelli di ragionamento.

La Congruità della Pena e le Attenuanti

Anche le censure relative alla pena sono state giudicate infondate. La Corte ha ritenuto che la sentenza d’appello avesse motivato in modo congruo e logico la determinazione della sanzione, in linea con i criteri degli articoli 132 e 133 del codice penale. Allo stesso modo, la richiesta di far prevalere le attenuanti generiche sulla recidiva è stata considerata manifestamente infondata, poiché in palese contrasto con il dettato normativo dell’art. 69, quarto comma, del codice penale.

Analisi delle Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte sono cristalline: il giudizio di Cassazione non è una terza istanza di merito. Il suo compito è garantire l’uniforme interpretazione della legge e il rispetto delle regole processuali. Qualsiasi ricorso che tenti di scardinare l’accertamento dei fatti compiuto nei gradi precedenti, senza individuare specifici vizi di legittimità (come una motivazione inesistente, contraddittoria o manifestamente illogica), è destinato a essere dichiarato inammissibile. La sentenza impugnata aveva fornito una spiegazione logica e coerente delle ragioni che l’avevano portata a confermare la responsabilità dell’imputato, e tanto basta a superare il vaglio di legittimità.

Conclusioni e Rilievi Pratici

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: per avere successo in Cassazione, un ricorso deve essere tecnico e focalizzato su questioni di diritto. È inutile e controproducente riproporre le stesse argomentazioni fattuali già respinte. La conseguenza di un ricorso inammissibile non è solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende, in questo caso quantificata in tremila euro. Pertanto, prima di intraprendere la via della Cassazione, è cruciale una valutazione attenta e strategica dei motivi, per evitare di incorrere in una declaratoria di inammissibilità.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché le argomentazioni proposte erano una semplice ripetizione di quelle già respinte in appello e miravano a ottenere una nuova valutazione delle prove e della credibilità dei testimoni, attività che non rientra nelle competenze del giudice di legittimità.

Può la Corte di Cassazione riesaminare la credibilità dei testimoni?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare la credibilità dei testimoni o sostituire la propria valutazione delle prove a quella compiuta dai giudici di merito. Il suo ruolo è limitato al controllo della corretta applicazione della legge e della logicità della motivazione.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, la sentenza di condanna diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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