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Ricorso inammissibile: limiti del giudizio di Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per il reato previsto dall’art. 95 D.P.R. 115/2002. L’appello è stato respinto perché chiedeva impropriamente una nuova valutazione dei fatti, compito riservato ai giudici di merito. La Corte ha inoltre confermato la decisione di non applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), ritenendo corretta la motivazione del giudice d’appello.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: i confini invalicabili del giudizio di Cassazione

Quando un imputato decide di portare il proprio caso fino all’ultimo grado di giudizio, la Corte di Cassazione, deve essere consapevole dei limiti precisi di questa giurisdizione. Con una recente ordinanza, la Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: il suo compito non è quello di riesaminare i fatti, ma di controllare la corretta applicazione della legge. Analizziamo questa decisione per capire perché un ricorso inammissibile rappresenta non solo una sconfitta processuale, ma anche una lezione sui ruoli distinti dei giudici nel nostro ordinamento.

La Vicenda Processuale

Il caso ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Viterbo e successivamente confermata dalla Corte di Appello di Roma. L’imputato era stato giudicato colpevole del reato previsto dall’art. 95 del D.P.R. 115/2002 e condannato a otto mesi di reclusione. Insoddisfatto della decisione, l’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, basandolo su due motivi principali.

I Motivi del Ricorso

I due argomenti portati all’attenzione della Suprema Corte erano:

1. Violazione di legge e illogicità della motivazione: L’imputato contestava il modo in cui i giudici di merito avevano valutato le prove, sostenendo che la sua responsabilità penale non fosse stata dimostrata in modo logico e conforme alla legge.
2. Mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p.: Si lamentava la mancata concessione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, ritenendo che le circostanze del reato lo giustificassero.

Le Motivazioni sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha respinto entrambi i motivi, dichiarando l’intero ricorso inammissibile. Le motivazioni della Corte sono un chiaro promemoria dei limiti del suo sindacato.

Il Divieto di “Rilettura” dei Fatti

Sul primo punto, la Corte ha spiegato che il ricorso non evidenziava un vero e proprio errore di diritto, ma tentava di ottenere una ‘rilettura’ degli elementi di fatto. In altre parole, si chiedeva alla Cassazione di rivalutare le prove e di giungere a una conclusione diversa da quella dei giudici di merito. Questo, però, è precluso. La Corte ha ribadito che, anche dopo le riforme legislative, il suo ruolo è quello di giudice della legittimità, non del fatto. Non può sostituire la propria valutazione a quella del Tribunale o della Corte d’Appello, a meno che la motivazione di questi ultimi non sia manifestamente illogica o contraddittoria. Il ricorso, invece, si limitava a proporre una valutazione alternativa delle circostanze, senza dimostrare un vizio reale nella sentenza impugnata.

La Corretta Valutazione sulla Particolare Tenuità del Fatto

Anche il secondo motivo è stato giudicato inammissibile. La Corte ha ricordato che l’applicazione dell’art. 131-bis del codice penale richiede la coesistenza di due condizioni: la particolare tenuità dell’offesa (valutata secondo le modalità della condotta e l’esiguità del danno) e la non abitualità del comportamento. I giudici di appello avevano motivato la loro decisione di non applicare tale beneficio, evidenziando elementi specifici del caso che escludevano la sussistenza di tali requisiti. Poiché la valutazione del giudice di merito era stata logicamente argomentata, la Cassazione ha ritenuto di non poter intervenire, confermando che il ricorrente non aveva sollevato una questione di legittimità, ma un dissenso sulla valutazione discrezionale del giudice.

Le Conclusioni: Spese Processuali e il Ruolo della Cassazione

La dichiarazione di inammissibilità ha avuto una conseguenza diretta per il ricorrente: la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende. Questa ordinanza serve come un importante monito: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. È uno strumento straordinario per correggere errori di diritto. Proporre un ricorso che mira a una nuova valutazione delle prove è una strategia destinata al fallimento e comporta costi significativi. La decisione rafforza la distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità, un pilastro del nostro sistema processuale.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte lo ha dichiarato inammissibile perché i motivi proposti non sollevavano questioni di legittimità (errori di diritto), ma chiedevano una nuova valutazione dei fatti e delle prove, un’attività che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado (giudici di merito).

Cosa significa che la Corte di Cassazione non può fare una “rilettura” degli elementi di fatto?
Significa che la Suprema Corte non può riesaminare le prove (come testimonianze o documenti) per formarsi una propria convinzione su come si sono svolti gli eventi. Il suo compito è limitato a verificare se i giudici di merito hanno applicato correttamente la legge ai fatti che loro stessi hanno accertato, e se la loro motivazione è logica e non contraddittoria.

Quali sono le condizioni per applicare la non punibilità per “particolare tenuità del fatto” (art. 131-bis c.p.)?
La legge richiede la presenza congiunta di due condizioni: la particolare tenuità dell’offesa (valutata in base alle modalità della condotta e all’esiguità del danno o del pericolo) e la non abitualità del comportamento dell’autore del reato. Se anche una sola di queste due condizioni manca, la causa di non punibilità non può essere applicata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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