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Ricorso inammissibile: limiti del giudizio di Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da due imputati condannati in appello al solo risarcimento dei danni per minaccia aggravata. La Corte ribadisce di non poter riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge. I motivi basati su una diversa valutazione delle prove e su una richiesta generica di rinnovazione dell’istruttoria sono stati respinti, confermando la condanna al pagamento delle spese processuali e a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti del Giudizio di Legittimità

Quando un processo arriva in Corte di Cassazione, non si discutono più i fatti, ma solo la corretta applicazione delle norme. Una recente ordinanza della Suprema Corte chiarisce perfettamente questo principio, dichiarando un ricorso inammissibile e spiegando perché non è possibile trasformare il giudizio di legittimità in un terzo grado di merito. Analizziamo insieme questa decisione per capire i confini invalicabili dell’impugnazione in Cassazione.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna Civile all’Impugnazione

Due persone, inizialmente assolte in primo grado dall’accusa di minaccia aggravata, vengono condannate dalla Corte d’Appello al solo risarcimento del danno nei confronti della parte civile. La Corte d’Appello, riformando la prima sentenza, ha ritenuto credibile e sufficiente la testimonianza della persona offesa per affermare la responsabilità degli imputati ai soli fini civili.

Contro questa decisione, gli imputati propongono ricorso per Cassazione, basandolo su tre motivi principali:
1. Una ricostruzione alternativa dei fatti e una diversa valutazione delle prove.
2. La mancata rinnovazione dell’istruttoria in appello per sentire un altro testimone e gli stessi imputati.
3. Un’errata applicazione di una norma della Riforma Cartabia che, a loro dire, avrebbe dovuto trasferire il caso a un giudice civile.

Le Motivazioni del Ricorso: Perché è Inammissibile

La Corte di Cassazione ha analizzato punto per punto i motivi del ricorso, smontandoli e dichiarandoli inammissibili. Vediamo perché.

La Rivalutazione dei Fatti non è Compito della Cassazione

Il primo motivo è stato respinto in quanto la Cassazione non è un ‘terzo grado’ di giudizio dove si possono riesaminare i fatti. Il suo compito è quello di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Proporre una diversa lettura delle prove o una ricostruzione alternativa della vicenda, come hanno fatto i ricorrenti, esula completamente dalle competenze della Suprema Corte. Si tratta di una censura sul merito, non sulla legittimità.

La Rinnovazione dell’Istruttoria: Solo per Prove Decisive

Anche il secondo motivo, relativo alla mancata assunzione di nuove prove in appello, è stato giudicato generico e infondato. La legge prevede che la rinnovazione dell’istruttoria sia disposta solo per prove ‘decisive’, ovvero quelle capaci, da sole, di cambiare l’esito del processo. I ricorrenti non hanno spiegato perché la testimonianza richiesta o il loro esame sarebbero stati decisivi, specialmente considerando che la Corte d’Appello aveva fondato la sua decisione sulla piena credibilità della persona offesa. La Corte ha ribadito che la testimonianza della vittima, se ritenuta attendibile, può essere sufficiente a fondare una decisione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi presentati erano manifestamente infondati e non rientravano tra quelli consentiti dalla legge per un giudizio di legittimità. In particolare, la richiesta di una nuova valutazione del compendio probatorio è stata considerata un tentativo di trasformare la Cassazione in un giudice di merito.

Inoltre, la Corte ha chiarito che la norma della Riforma Cartabia invocata dai ricorrenti (art. 573, comma 1-bis, c.p.p.) si applica solo ai procedimenti in cui la parte civile si è costituita dopo il 30 dicembre 2022, circostanza non verificatasi nel caso di specie. Di conseguenza, la pronuncia della Corte d’Appello sugli effetti civili era pienamente legittima.

A causa della palese inammissibilità e della colpa nell’aver proposto il ricorso, gli imputati sono stati condannati al pagamento delle spese processuali, al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende e alla rifusione delle spese legali sostenute dalla parte civile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza offre due importanti lezioni pratiche:
1. I limiti del ricorso in Cassazione: È fondamentale che un ricorso per Cassazione si concentri su vizi di legittimità (violazione di legge o vizi di motivazione) e non tenti di ottenere una nuova valutazione dei fatti. Un ricorso basato su motivi di merito è destinato a essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna alle spese.
2. Il valore della testimonianza della persona offesa: La decisione conferma il principio consolidato secondo cui la deposizione della persona offesa, se valutata dal giudice come credibile, logica e priva di contraddizioni, può essere sufficiente da sola a fondare un’affermazione di responsabilità, anche in assenza di altri riscontri esterni.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti di un processo e proporre una versione alternativa?
No. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Non può rivalutare le prove o accettare una ricostruzione dei fatti diversa da quella stabilita nei gradi precedenti, a meno che non sia dimostrato un ‘travisamento della prova’, che in questo caso non è stato ravvisato.

Quando è obbligatorio per un giudice d’appello rinnovare l’istruttoria e sentire nuovamente i testimoni?
La rinnovazione dell’istruttoria in appello è un’eccezione, non la regola. È obbligatoria solo per le prove ritenute ‘decisive’, cioè quelle che, da sole, hanno il potenziale di cambiare l’esito del giudizio. Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto che le prove richieste non avessero tale carattere decisivo.

La ‘Riforma Cartabia’ consente sempre di trasferire la decisione sul risarcimento del danno al giudice civile in appello?
No. La specifica norma (art. 573, comma 1-bis, c.p.p.) che prevede il trasferimento al giudice civile per la decisione sulle questioni civili si applica solo ai giudizi in cui la costituzione di parte civile è avvenuta dopo il 30 dicembre 2022. Per i casi precedenti, la competenza rimane del giudice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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