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Ricorso inammissibile: limiti del giudizio di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per furto aggravato. La Corte ha ribadito che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti, competenza esclusiva dei giudici di merito, né di valutare motivi di ricorso che si limitano a riproporre le stesse argomentazioni già respinte in appello. Di conseguenza, la condanna è diventata definitiva e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Non Riesamina i Fatti

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non è un terzo grado di merito. Quando un ricorso inammissibile viene presentato, la Corte non può effettuare una nuova valutazione delle prove, ma deve limitarsi a verificare la corretta applicazione della legge. Analizziamo questa decisione per comprendere meglio i confini del ricorso in Cassazione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una condanna per furto aggravato, emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello. L’imputato era stato ritenuto colpevole del reato previsto dagli articoli 624 e 625 n. 2 del codice penale, con l’aggiunta dell’aggravante della minorata difesa (art. 61 n. 5 c.p.). La pena inflitta era di tre anni di reclusione e 206,00 euro di multa. Non accettando la decisione d’appello, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione tramite il suo difensore.

I Motivi del Ricorso e la Pronuncia di Inammissibilità

Il ricorso si fondava su due motivi principali:
1. Mancanza, contraddittorietà e manifesta illogicità della motivazione riguardo alla sua responsabilità penale.
2. Contraddittorietà e carenza di motivazione in relazione alla mancata esclusione dell’aggravante della minorata difesa.

La Suprema Corte ha analizzato entrambi i motivi, giungendo a una conclusione netta: il ricorso inammissibile non poteva essere accolto, poiché le censure sollevate non rientravano tra quelle deducibili in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha spiegato in modo dettagliato le ragioni della sua decisione, basandosi su principi consolidati della giurisprudenza.

Il Divieto di “Rilettura” dei Fatti

Con riferimento al primo motivo, la Cassazione ha sottolineato che il suo ruolo non è quello di un “terzo giudice di merito”. Non le è consentito procedere a una “rilettura” degli elementi di fatto che sono stati posti a fondamento della decisione impugnata. L’apprezzamento delle prove e la ricostruzione dei fatti sono compiti riservati in via esclusiva al giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello).

Il ricorrente, lamentando vizi di motivazione, stava in realtà proponendo una valutazione delle risultanze processuali diversa e, a suo dire, più adeguata. Questo tipo di censura, che si traduce in una richiesta di nuova valutazione del compendio probatorio, è preclusa in sede di legittimità. La Corte ha ribadito che, anche dopo le modifiche legislative del 2006, il suo sindacato sulla motivazione non può spingersi fino a una riconsiderazione del merito della vicenda.

La Ripetizione dei Motivi d’Appello come Causa di un Ricorso Inammissibile

Anche il secondo motivo è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha osservato che l’imputato si era limitato a riproporre le stesse critiche già avanzate con l’atto di appello, senza confrontarsi criticamente con le argomentazioni logiche e congrue fornite dalla Corte territoriale per respingerle. La giurisprudenza è costante nell’affermare che è ricorso inammissibile quello che si limita a riprodurre le medesime doglianze già respinte nel grado precedente, senza una specifica critica alla motivazione della sentenza impugnata. Tale modo di procedere equivale a una generica lamentela sull’illogicità della decisione, non a una vera e propria censura ammissibile in Cassazione.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un importante promemoria sui limiti del giudizio di Cassazione. Il ricorso alla Suprema Corte deve essere focalizzato su vizi di legittimità, ovvero errori nell’applicazione o interpretazione della legge, e non può diventare un pretesto per ottenere una terza valutazione dei fatti. Per gli avvocati e i loro assistiti, ciò significa che i motivi di ricorso devono essere formulati con estrema precisione, evitando di riproporre questioni di merito o di ripetere acriticamente le argomentazioni già esaminate e respinte. La conseguenza di un ricorso inammissibile non è solo la conferma della condanna, ma anche l’addebito delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove di un processo?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che esula dai suoi poteri procedere a una “rilettura” degli elementi di fatto. L’apprezzamento delle prove è riservato in via esclusiva al giudice di merito (primo e secondo grado).

È valido un ricorso in Cassazione che ripete gli stessi motivi dell’appello?
No, la Corte ha dichiarato inammissibile un ricorso di questo tipo. È necessario confrontarsi criticamente con le argomentazioni della sentenza d’appello, non limitarsi a riproporre le stesse doglianze già respinte.

Quali sono le conseguenze se un ricorso viene dichiarato inammissibile?
L’inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende (in questo caso, fissata in 3.000,00 euro).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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