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Ricorso inammissibile: limiti del giudizio di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da due imputati condannati per contraffazione in concorso. L’ordinanza chiarisce che il giudizio di legittimità non può riesaminare le prove nel merito né sindacare la valutazione discrezionale del giudice sulle circostanze attenuanti, se adeguatamente motivata. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando la Cassazione non entra nel merito

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio dei limiti del giudizio di legittimità, ribadendo un principio fondamentale: l’appello alla Suprema Corte non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. Quando un’impugnazione si basa su censure generiche o mira a una rivalutazione delle prove, il risultato è un ricorso inammissibile. Questa decisione sottolinea l’importanza di formulare motivi di ricorso specifici e fondati su questioni di diritto.

I Fatti del Processo

Due soggetti venivano condannati in primo grado e in appello per il reato di contraffazione di sigilli e marchi in concorso (artt. 110 e 473 c.p.), commesso nel novembre 2019. La Corte d’Appello di Caltanissetta, con sentenza del maggio 2024, confermava la condanna. Contro questa decisione, gli imputati, tramite un difensore comune, proponevano ricorso per cassazione, articolando due specifici motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso e il Ricorso Inammissibile

Il ricorso degli imputati si fondava su due pilastri, entrambi ritenuti infondati dalla Suprema Corte:

1. Contestazione sulla Valutazione delle Prove: Il primo motivo criticava il modo in cui i giudici di merito avevano valutato le prove a carico, in particolare le dichiarazioni di un testimone della polizia giudiziaria. Gli imputati sostenevano che tali dichiarazioni fossero una mera ‘valutazione’ e non un fatto oggettivo.
2. Mancata Concessione delle Attenuanti Generiche: Il secondo motivo lamentava la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche in regime di prevalenza, che avrebbe comportato una riduzione della pena.

La Corte ha giudicato entrambi i motivi tali da rendere il ricorso inammissibile nel suo complesso.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione, nel dichiarare l’inammissibilità, ha fornito motivazioni nette e in linea con il suo consolidato orientamento giurisprudenziale.

Per quanto riguarda il primo motivo, la Corte ha specificato che le doglianze erano generiche e riproduttive di censure già esaminate e respinte nei gradi di merito. Il ricorso mirava, in sostanza, a ottenere una ‘lettura alternativa’ delle prove, un’attività preclusa nel giudizio di legittimità. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito, a meno che non si denunci un ‘travisamento della prova’, ovvero una lettura palesemente errata di un atto processuale specifico e decisivo, cosa che nel caso di specie non era stata neanche allegata. La sentenza impugnata, secondo la Corte, presentava un apparato giustificativo logico e coerente.

In relazione al secondo motivo, la Corte ha ribadito che il giudizio di comparazione tra circostanze aggravanti e attenuanti è una valutazione discrezionale tipica del giudice di merito. Tale valutazione sfugge al sindacato di legittimità se non è frutto di arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva motivato il diniego delle attenuanti evidenziando l’assenza di elementi positivi che potessero giustificare una mitigazione della sanzione. Tale motivazione è stata ritenuta sufficiente e non censurabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma che la via del ricorso per cassazione è stretta e richiede motivi solidi, basati su violazioni di legge o vizi di motivazione macroscopici e non su una diversa interpretazione dei fatti. Tentare di utilizzare questo strumento per ottenere un riesame del merito porta inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie per un importo di 3.000,00 Euro. Questa decisione serve da monito sulla necessità di calibrare attentamente le strategie difensive, concentrandosi esclusivamente sui profili di legittimità per avere una reale possibilità di successo davanti alla Suprema Corte.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di rivalutare le prove presentate nel processo?
No, la Corte di Cassazione non può effettuare una nuova valutazione delle prove. Il suo compito è un giudizio di legittimità, ovvero verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non riesaminare i fatti. Un ricorso che mira a una lettura alternativa delle prove è considerato inammissibile.

Perché il motivo di ricorso sulle circostanze attenuanti generiche è stato respinto?
È stato respinto perché la valutazione e la comparazione delle circostanze attenuanti e aggravanti rientrano nel potere discrezionale del giudice di merito. La Corte di Cassazione può intervenire solo se la decisione è palesemente illogica o priva di motivazione, ma in questo caso la Corte d’Appello aveva adeguatamente giustificato il diniego, evidenziando l’assenza di elementi positivi a favore degli imputati.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la condanna diventa definitiva. Inoltre, i ricorrenti vengono condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000,00 Euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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