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Ricorso inammissibile: limiti del giudizio di Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per il reato di minaccia. I motivi del ricorso sono stati ritenuti inammissibili perché chiedevano una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità, e perché le richieste di benefici erano formulate in modo generico. Viene inoltre dichiarata tardiva la memoria della parte civile.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione non può riesaminare i fatti

Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: i limiti del proprio giudizio. Il caso offre uno spunto prezioso per comprendere perché un ricorso inammissibile viene dichiarato tale, specialmente quando si tenta di trasformare la Suprema Corte in un terzo grado di merito. Analizziamo come e perché i motivi proposti dall’imputato non hanno superato il vaglio di legittimità.

Il caso: dalla assoluzione alla condanna in appello

La vicenda processuale ha origine da un’assoluzione in primo grado. Tuttavia, a seguito dell’appello proposto sia dal pubblico ministero che dalla parte civile, la Corte d’Appello ha ribaltato completamente la decisione. L’imputato è stato ritenuto responsabile, sia penalmente che civilmente, per il reato di minaccia aggravata, previsto dall’art. 612, secondo comma, del codice penale.

Contro questa sentenza di condanna, l’imputato ha presentato ricorso per Cassazione, basandolo su due motivi principali.

I motivi del ricorso e la declaratoria di ricorso inammissibile

I giudici della Suprema Corte hanno esaminato entrambi i motivi di ricorso, concludendo per la loro manifesta infondatezza e, di conseguenza, per l’inammissibilità dell’intera impugnazione.

Il primo motivo: la pretesa di un riesame dei fatti

Il ricorrente lamentava una presunta illogicità nella motivazione della sentenza d’appello riguardo all’affermazione della sua responsabilità. Di fatto, chiedeva alla Cassazione di rivalutare il materiale probatorio e di offrire una “rilettura” degli elementi di fatto diversa da quella del giudice di merito.

La Corte ha prontamente respinto questa argomentazione, ricordando che il suo ruolo è quello di giudice di legittimità, non di merito. Non può, quindi, riesaminare le prove o sostituire la propria valutazione a quella dei giudici dei gradi precedenti. Proporre una diversa, e soggettivamente più adeguata, interpretazione delle risultanze processuali non integra un vizio di legittimità, ma si traduce in una richiesta inammissibile di un nuovo giudizio sul fatto.

Il secondo motivo: la genericità della richiesta

Con il secondo motivo, l’imputato si doleva della mancata concessione delle attenuanti generiche e della sospensione condizionale della pena. Anche in questo caso, il motivo è stato giudicato inammissibile, ma per una ragione diversa: la sua intrinseca genericità.

Il ricorrente, infatti, ha omesso di indicare quali elementi concreti e specifici la Corte d’Appello avrebbe trascurato nel negare i benefici richiesti. Un motivo di ricorso, per essere ammissibile, deve essere specifico e indicare chiaramente le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che sostengono la richiesta, cosa che in questo caso non è avvenuta.

La tardività della memoria della parte civile: una precisazione processuale

L’ordinanza contiene anche un’importante precisazione procedurale. La memoria presentata dalla parte civile è stata depositata solo due giorni prima dell’udienza, in violazione del termine di quindici giorni “liberi” previsto dall’art. 611 del codice di procedura penale. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato la memoria tardiva e non l’ha potuta prendere in considerazione, neppure ai fini della liquidazione delle spese legali.

Le motivazioni della Cassazione

La decisione della Corte si fonda su principi consolidati. In primo luogo, viene riaffermata la netta distinzione tra il giudizio di merito, che valuta i fatti e le prove, e il giudizio di legittimità, che verifica la corretta applicazione della legge. La Cassazione non può essere investita del compito di vagliare nuovamente il materiale probatorio. In secondo luogo, si sottolinea il requisito della specificità dei motivi di ricorso: le censure devono essere precise, dettagliate e non possono limitarsi a una generica contestazione della decisione impugnata. Infine, la Corte ha applicato rigorosamente le norme procedurali relative ai termini per il deposito degli atti, confermando che il loro rispetto è essenziale per la validità del procedimento.

Conclusioni: i confini invalicabili del giudizio di legittimità

L’ordinanza in commento è emblematica nel delineare i confini dell’intervento della Corte di Cassazione. La dichiarazione di ricorso inammissibile non è un mero tecnicismo, ma la conseguenza diretta del tentativo di snaturare la funzione della Suprema Corte. Il verdetto finale, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, serve da monito: il ricorso per Cassazione è uno strumento per far valere vizi di legge, non per ottenere una terza valutazione dei fatti.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché il primo motivo chiedeva una nuova valutazione delle prove, compito che non spetta alla Cassazione, e il secondo motivo era generico, in quanto non specificava quali elementi concreti la Corte d’Appello avrebbe dovuto considerare per concedere i benefici richiesti.

Può la Corte di Cassazione riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità e non può riesaminare le prove o i fatti. Il suo compito è verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge, senza entrare nel merito della ricostruzione fattuale.

Cosa succede se la memoria della parte civile viene depositata in ritardo?
Se la memoria della parte civile viene depositata oltre i termini previsti dalla legge (in questo caso, quindici giorni liberi prima dell’udienza), viene considerata tardiva e non può essere presa in considerazione dalla Corte, neanche per la decisione sulle spese legali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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