LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: limiti del giudizio di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una condanna per il reato ex art. 493-ter c.p. L’ordinanza chiarisce che il giudizio di legittimità non consente una nuova valutazione dei fatti, ma solo un controllo sulla corretta applicazione della legge. Poiché i motivi del ricorso erano puramente fattuali, è stato respinto con condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Non Può Riesaminare i Fatti

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio dei limiti del giudizio di legittimità, confermando come un ricorso inammissibile sia la conseguenza inevitabile quando si tenta di trasformare la Suprema Corte in un terzo grado di merito. Il caso riguarda una condanna per il reato previsto dall’art. 493-ter del codice penale e chiarisce perché i motivi basati esclusivamente su una diversa interpretazione dei fatti non possono trovare accoglimento in questa sede.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale ha origine da una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Salerno. L’imputato era stato ritenuto colpevole del reato di cui all’art. 493-ter c.p., una norma che punisce l’indebito utilizzo e la falsificazione di carte di credito e di pagamento.

Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione in ordine alla sussistenza degli elementi costitutivi del reato. In sostanza, la difesa contestava il modo in cui i giudici di merito avevano ricostruito e valutato i fatti e le prove a carico.

La Decisione della Corte sul Ricorso Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza dell’imputato, ma si ferma a un livello precedente: quello procedurale. La Corte ha stabilito che i motivi presentati dal ricorrente erano ‘aspecifici’ e ‘articolati esclusivamente in fatto’.

Di conseguenza, la condanna della Corte d’Appello è diventata definitiva. Oltre a ciò, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione tipica per i ricorsi giudicati inammissibili.

Le Motivazioni: I Limiti del Giudizio di Legittimità

Il cuore della pronuncia risiede nelle motivazioni che spiegano perché il ricorso non poteva essere accolto. La Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del nostro ordinamento: il suo ruolo non è quello di un ‘terzo giudice’ che può effettuare una nuova e diversa valutazione delle prove.

Il giudizio di Cassazione è un ‘giudizio di legittimità’, il cui scopo è verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente le norme di legge e che la loro motivazione sia logica, completa e non contraddittoria. Non è consentito alla Suprema Corte sostituire la propria valutazione dei fatti a quella espressa nella sentenza impugnata.

Nel caso specifico, i giudici di appello avevano fornito una motivazione ‘esaustiva e conforme alle risultanze processuali’, basandosi su una pluralità di elementi che dimostravano la responsabilità penale dell’imputato. La Corte ha inoltre evidenziato la presenza di una ‘doppia conforme’, cioè due sentenze di merito (primo grado e appello) che erano giunte alla medesima conclusione, rafforzando ulteriormente la tenuta logica della ricostruzione accusatoria. Tentare di mettere in discussione tali apprezzamenti di fatto, secondo la Corte, esula dai poteri del giudice di legittimità e rende il ricorso inammissibile.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza serve come importante monito per chi intende impugnare una sentenza di condanna davanti alla Corte di Cassazione. Le conclusioni pratiche sono chiare: un ricorso ha possibilità di successo solo se si concentra su vizi di diritto (errata interpretazione o applicazione di una norma) o su vizi logici manifesti e macroscopici della motivazione. Al contrario, un’impugnazione che si limita a proporre una lettura alternativa delle prove, senza individuare un errore giuridico specifico, è destinata a essere dichiarata inammissibile, con conseguente condanna a spese e sanzioni ulteriori. La decisione riafferma la netta separazione tra il giudizio di merito, riservato ai primi due gradi, e quello di legittimità, di competenza esclusiva della Suprema Corte.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi proposti erano basati esclusivamente su una diversa valutazione dei fatti e delle prove, un’attività che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione, la quale svolge unicamente un controllo di legittimità.

Qual è il ruolo della Corte di Cassazione in un processo penale secondo questa ordinanza?
Secondo l’ordinanza, il ruolo della Corte di Cassazione è quello di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione delle sentenze precedenti, senza poter effettuare una nuova e autonoma ricostruzione dei fatti.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso per il condannato?
La dichiarazione di inammissibilità comporta che la sentenza di condanna della Corte d’Appello diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma a titolo di sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati