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Ricorso inammissibile: limiti del giudizio di Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da due imputati condannati per bancarotta fraudolenta. La Suprema Corte ribadisce che il suo giudizio non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge. I motivi proposti, considerati mere doglianze di fatto e generici, hanno portato alla condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di un’ammenda.

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Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: Quando la Cassazione Chiude la Porta a un Riesame dei Fatti

L’ordinanza n. 35415/2024 della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio dei rigorosi limiti del giudizio di legittimità. In questo caso, il ricorso inammissibile presentato da due imputati condannati per bancarotta fraudolenta è stato respinto, non per l’infondatezza delle accuse, ma perché i motivi di appello erano mal posti. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: il suo compito non è quello di essere un terzo grado di giudizio sui fatti, ma di vigilare sulla corretta applicazione del diritto.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da una sentenza del Tribunale di Brindisi, successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Lecce, che ha riconosciuto la responsabilità penale di due soggetti per il reato di bancarotta fraudolenta, ai sensi degli articoli 216, 219 e 223 della legge fallimentare. Insoddisfatti della decisione di secondo grado, gli imputati hanno deciso di presentare ricorso alla Suprema Corte di Cassazione, sperando di ottenere un annullamento della condanna.

Analisi dei Motivi del Ricorso Inammissibile

I ricorsi presentati si basavano su argomentazioni che, secondo la Corte, esulavano dal perimetro del giudizio di legittimità. Vediamoli nel dettaglio:

* Primo ricorrente: Ha lamentato un’errata applicazione della legge penale e un vizio di motivazione riguardo alla valutazione delle prove, in particolare delle testimonianze. La Corte ha liquidato questo motivo come una semplice “doglianza di fatto”, un tentativo di proporre una lettura alternativa delle prove già vagliate dai giudici di merito. Inoltre, la richiesta di riconoscimento delle attenuanti generiche è stata giudicata manifestamente infondata, poiché il diniego della Corte d’Appello era stato adeguatamente motivato.
* Secondo ricorrente: Ha denunciato una generica violazione di legge e un vizio di motivazione nella valutazione del quadro probatorio. Anche in questo caso, la Corte ha ritenuto il motivo non consentito, in quanto “estremamente generico” e finalizzato a una rivalutazione delle fonti di prova, senza individuare specifici errori logici o giuridici nella sentenza impugnata.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione, nel dichiarare il ricorso inammissibile, ha riaffermato la sua funzione di giudice di legittimità, non di merito. Il suo ruolo non è quello di stabilire se i testimoni fossero credibili o se le prove fossero sufficienti, compiti che spettano esclusivamente al Tribunale e alla Corte d’Appello. Il sindacato della Cassazione si limita a verificare che la sentenza impugnata abbia seguito un percorso logico-giuridico corretto e non contenga palesi errori di diritto.

Entrambi i ricorsi, invece di contestare violazioni di legge o vizi logici macroscopici, tentavano di ottenere una nuova valutazione dei fatti. Questo approccio è destinato a fallire in sede di legittimità. La Corte ha sottolineato che, per essere ammissibile, un ricorso deve indicare in modo specifico e pertinente quali elementi processuali siano stati travisati dai giudici di merito, non limitarsi a proporre una narrazione alternativa.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza è un monito fondamentale per chi intende adire la Corte di Cassazione. Non è sufficiente essere in disaccordo con la valutazione delle prove fatta nei primi due gradi di giudizio. È necessario articolare un ricorso che si concentri su questioni di puro diritto: l’erronea interpretazione di una norma, la sua mancata applicazione o un vizio di motivazione così grave da rendere la decisione incomprensibile o contraddittoria. Qualsiasi tentativo di rimettere in discussione il merito dei fatti si scontrerà inevitabilmente con una declaratoria di inammissibilità, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie con la condanna al versamento di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Perché i motivi presentati non denunciavano reali violazioni di legge o vizi logici della sentenza, ma si limitavano a criticare la valutazione dei fatti e delle prove operata dai giudici di merito, chiedendo di fatto un nuovo esame del caso, attività preclusa alla Corte di Cassazione.

Cosa non può fare la Corte di Cassazione in un processo penale?
La Corte di Cassazione non può riesaminare le prove (come testimonianze o documenti) per decidere se l’imputato sia colpevole o innocente. Il suo compito è solo quello di controllare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente le leggi e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e coerente.

Quali sono state le conseguenze economiche dell’inammissibilità per i ricorrenti?
Oltre a vedere la loro condanna diventare definitiva, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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