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Ricorso inammissibile: limiti del giudizio di Cassazione

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 17 ottobre 2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna della Corte d’Appello di Bologna per guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. La Corte ha ribadito che il suo ruolo è un giudizio di legittimità, non potendo riesaminare nel merito i fatti del processo o la valutazione discrezionale del giudice sulle circostanze attenuanti. L’appello è stato respinto in quanto i motivi presentati miravano a una ‘rilettura’ delle prove, compito esclusivo dei giudici di merito.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile in Cassazione: Quando i Fatti non si Discutono

La Corte di Cassazione ha recentemente ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il suo compito non è quello di rivedere i fatti di una causa, ma solo di garantire la corretta applicazione della legge. Con una recente ordinanza, i giudici hanno dichiarato un ricorso inammissibile, sottolineando la netta distinzione tra il giudizio di merito e quello di legittimità. Questo caso offre uno spunto prezioso per comprendere i limiti entro cui è possibile contestare una sentenza di condanna di fronte alla Suprema Corte.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale ha origine da una sentenza di assoluzione emessa dal Tribunale di Rimini nel febbraio 2023. L’imputato era stato accusato del reato previsto dall’art. 187 del Codice della Strada (guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti). Tuttavia, la Corte d’Appello di Bologna, nel febbraio 2024, ha completamente ribaltato la decisione di primo grado. Riformando la sentenza, ha condannato l’imputato a una pena di nove mesi di arresto e 2.000,00 euro di ammenda.
Contro questa sentenza di condanna, la difesa ha proposto ricorso per Cassazione, basandolo su due motivi principali.

I Motivi del Ricorso

L’imputato, tramite il suo difensore, ha contestato la sentenza d’appello per due ragioni:

1. Erronea applicazione della legge: Secondo la difesa, mancavano gli elementi oggettivi e soggettivi necessari per configurare il reato contestato.
2. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Si lamentava che la Corte d’Appello non avesse concesso le circostanze attenuanti generiche in misura prevalente rispetto all’aggravante contestata, il che avrebbe comportato una pena più mite.

Entrambi i motivi, tuttavia, si sono scontrati con i limiti invalicabili del giudizio di legittimità.

Le Motivazioni della Decisione sul ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile in ogni sua parte, fornendo chiarimenti essenziali sulla sua funzione.

Per quanto riguarda il primo motivo, i giudici hanno spiegato che le censure sollevate non riguardavano una vera e propria violazione di legge, ma miravano a una “rilettura” degli elementi di fatto e delle prove già valutate dai giudici di merito. La difesa, in sostanza, proponeva una valutazione alternativa del compendio probatorio, chiedendo alla Cassazione di sostituire il proprio apprezzamento a quello della Corte d’Appello. Questa operazione è categoricamente esclusa dai poteri della Suprema Corte, il cui sindacato si limita alla verifica della corretta applicazione delle norme e della logicità della motivazione, senza poter entrare nel merito della ricostruzione dei fatti.

Anche il secondo motivo è stato ritenuto inammissibile. La valutazione e il bilanciamento delle circostanze attenuanti e aggravanti rappresentano un potere discrezionale del giudice di merito. La Cassazione può intervenire solo se la decisione è frutto di un ragionamento palesemente illogico o arbitrario. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione coerente e logica per escludere la prevalenza delle attenuanti generiche, rendendo la sua decisione insindacabile in sede di legittimità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma un principio cardine: chi intende presentare un ricorso in Cassazione non può sperare di ottenere una nuova valutazione delle prove o una diversa ricostruzione dei fatti. Il ricorso deve concentrarsi esclusivamente su vizi di legittimità, come l’errata interpretazione di una norma di legge o un difetto di motivazione grave e manifesto (illogicità, contraddittorietà). In caso contrario, il risultato sarà, come in questo caso, una declaratoria di inammissibilità, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata di 3.000,00 euro.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi presentati non riguardavano vizi di legittimità, ma chiedevano un riesame dei fatti e una diversa valutazione delle prove, attività che esulano dalle competenze della Corte di Cassazione.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove di un processo?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione svolge un giudizio di legittimità, limitato al controllo della corretta applicazione della legge e della logicità della motivazione. La valutazione delle prove e la ricostruzione dei fatti sono di competenza esclusiva dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello).

Il giudice d’appello può ribaltare una sentenza di assoluzione di primo grado?
Sì, come dimostra questo caso, la Corte d’Appello può riformare una sentenza di assoluzione emessa in primo grado e condannare l’imputato, a condizione di fornire una motivazione rafforzata che spieghi le ragioni del diverso convincimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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