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Ricorso inammissibile: limiti del giudizio di Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per truffa. La decisione si fonda su due principi chiave: l’impossibilità per la Suprema Corte di rivalutare i fatti e le prove, compito riservato ai giudici di merito, e la preclusione processuale che impedisce di sollevare per la prima volta in Cassazione motivi di impugnazione non presentati in appello. Di conseguenza, la condanna è stata confermata e il ricorrente condannato al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione non può riesaminare i Fatti

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come funziona il giudizio davanti alla Corte di Cassazione e dei motivi che possono portare a un ricorso inammissibile. La vicenda riguarda un imputato condannato per truffa che ha tentato di contestare la decisione dei giudici di merito, ma si è scontrato con i paletti procedurali che definiscono il ruolo della Suprema Corte. Analizziamo insieme la decisione per capire i limiti del ricorso in Cassazione.

La Vicenda Processuale: Dalla Condanna al Ricorso

Un soggetto, condannato in secondo grado dalla Corte d’Appello di Trieste per il reato di truffa (art. 640 c.p.), ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione. Le sue doglianze si basavano su due motivi principali:
1. Una critica alla motivazione della sentenza di condanna, sostenendo che i giudici avessero interpretato in modo illogico le prove e l’attendibilità delle fonti.
2. Un vizio di motivazione relativo alla determinazione della pena (la cosiddetta dosimetria).

L’obiettivo del ricorrente era, in sostanza, ottenere un nuovo esame del merito della vicenda, proponendo una lettura dei fatti diversa da quella accolta nei primi due gradi di giudizio.

I Motivi del Ricorso Inammissibile: Un’Analisi Dettagliata

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambe le censure, dichiarando l’intero ricorso inammissibile. Vediamo nel dettaglio perché.

Primo Motivo: Il Tentativo di Rivalutare le Prove

La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: il suo compito non è quello di riesaminare i fatti o di sovrapporre la propria valutazione delle prove a quella dei giudici di merito. Il giudizio di Cassazione è un giudizio di “legittimità”, non di “merito”. Ciò significa che la Corte può solo verificare se la legge è stata applicata correttamente e se la motivazione della sentenza è logica e non contraddittoria.

Nel caso specifico, i giudici hanno ritenuto che la sentenza d’appello fosse ben motivata, esente da vizi logici e che avesse spiegato in modo coerente le ragioni della condanna. Tentare di proporre una diversa lettura delle prove, come ha fatto il ricorrente, esula dalle competenze della Cassazione e rende il motivo di ricorso inammissibile.

Secondo Motivo: La Censura Tardiva sulla Pena

Anche il secondo motivo è stato giudicato inammissibile, ma per una ragione puramente procedurale. La Corte ha osservato che la critica alla dosimetria della pena non era stata sollevata come specifico motivo nel precedente atto di appello.

L’articolo 606, comma 3, del codice di procedura penale stabilisce che non possono essere dedotti in Cassazione motivi che non siano stati presentati in appello. Si tratta di una preclusione volta a garantire l’ordine e la gradualità dei giudizi. Poiché la censura era nuova, non poteva essere esaminata per la prima volta in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione, nel dichiarare il ricorso inammissibile, ha riaffermato due pilastri del nostro sistema processuale. In primo luogo, la netta distinzione tra il giudizio di merito, dove si accertano i fatti e si valutano le prove (Tribunale e Corte d’Appello), e il giudizio di legittimità, dove si controlla la corretta applicazione del diritto (Corte di Cassazione). Confondere questi piani significa presentare un ricorso destinato al fallimento. In secondo luogo, ha sottolineato l’importanza del principio di devoluzione, secondo cui ogni obiezione deve essere sollevata nel grado di giudizio competente, pena la decadenza dalla possibilità di farla valere successivamente. La mancata presentazione del motivo sulla pena in appello ha reso la censura tardiva e, quindi, inammissibile.

Conclusioni

Questa ordinanza è un monito per chi intende impugnare una sentenza di condanna davanti alla Corte di Cassazione. È essenziale concentrare il ricorso su questioni di pura legittimità (violazioni di legge o vizi logici manifesti della motivazione) e assicurarsi che tutti i motivi siano stati precedentemente e tempestivamente sollevati nei gradi di merito. Qualsiasi tentativo di ottenere una terza valutazione dei fatti o di introdurre nuove doglianze è destinato a scontrarsi con una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Perché la Corte di Cassazione non può rivalutare le prove di un processo?
La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata, non riesaminare i fatti o sostituire la propria valutazione delle prove a quella dei giudici dei gradi precedenti.

Cosa succede se un motivo di ricorso viene presentato per la prima volta in Cassazione?
Il motivo viene dichiarato inammissibile. L’art. 606, comma 3, del codice di procedura penale stabilisce una preclusione, impedendo di sollevare in sede di legittimità censure che non siano state specificamente dedotte nell’atto di appello.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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