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Ricorso inammissibile: limiti del giudizio di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile, confermando una decisione della Corte d’Appello di Firenze. I motivi del ricorso sono stati giudicati come una semplice ripetizione di argomentazioni già respinte nel precedente grado di giudizio e come un tentativo di rimettere in discussione la valutazione della pena, una materia di esclusiva discrezionalità del giudice di merito. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile in Cassazione: Quando i Motivi d’Appello non Bastano

L’ordinanza della Corte di Cassazione che analizziamo oggi offre un’importante lezione sul processo penale e, in particolare, sui requisiti per presentare un’impugnazione efficace davanti alla Suprema Corte. Con la dichiarazione di ricorso inammissibile, i giudici hanno ribadito principi consolidati, sottolineando come il giudizio di legittimità non possa trasformarsi in un terzo grado di merito. Il caso nasce da un ricorso contro una sentenza della Corte d’Appello di Firenze, ma i suoi insegnamenti hanno una portata generale.

I Fatti del Caso: La Decisione della Corte d’Appello

Un individuo, a seguito di una condanna confermata in appello, decideva di presentare ricorso per Cassazione. I motivi del ricorso erano molteplici: da un lato, si contestava la valutazione di responsabilità penale per uno dei reati ascritti; dall’altro, si lamentava la mancata applicazione di alcune circostanze attenuanti che avrebbero potuto ridurre l’entità della pena inflitta.

L’Analisi della Corte di Cassazione e il Principio del Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato i motivi del ricorso e li ha rigettati in blocco, dichiarandoli inammissibili. La decisione si fonda su due pilastri fondamentali della procedura penale. In primo luogo, i giudici hanno rilevato che i motivi relativi alla responsabilità penale e a una specifica attenuante non erano altro che una “pedissequa reiterazione” di argomentazioni già presentate e puntualmente respinte dalla Corte d’Appello. Un ricorso in Cassazione deve contenere una critica argomentata e specifica della sentenza impugnata, non limitarsi a riproporre le stesse difese.

La Discrezionalità del Giudice nella Valutazione della Pena

In secondo luogo, per quanto riguarda le altre attenuanti, la Corte ha ribadito un principio cardine: la determinazione della pena è un’attività che rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice d’appello, a meno che la motivazione di quest’ultimo sia palesemente illogica, contraddittoria o del tutto assente. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva adeguatamente giustificato la propria decisione, facendo riferimento a elementi specifici e rilevanti emersi nel processo.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni dell’ordinanza sono chiare e lineari. La Corte ha spiegato che il ricorso era “non specifico ma soltanto apparente”, poiché ometteva di svolgere la sua funzione tipica, ovvero quella di criticare in modo costruttivo e giuridicamente fondato la decisione di secondo grado. Contestare la valutazione delle prove o l’entità della pena senza evidenziare un vizio di legge o un’aperta illogicità nella motivazione equivale a chiedere alla Cassazione un nuovo giudizio sui fatti, compito che non le spetta. Il ruolo della Suprema Corte è quello di garantire l’uniforme interpretazione della legge e il rispetto delle norme processuali, non di diventare un “terzo giudice” del merito. Poiché la Corte d’Appello aveva assolto al suo onere motivazionale in modo congruo, non vi era spazio per un intervento della Cassazione.

Conclusioni: Le Conseguenze Pratiche della Pronuncia

Questa pronuncia ribadisce che l’accesso alla Corte di Cassazione è soggetto a regole precise. Dichiarare un ricorso inammissibile non è un mero formalismo, ma la conseguenza di un’impugnazione che non rispetta i limiti del giudizio di legittimità. Le implicazioni pratiche sono significative: la sentenza impugnata diventa definitiva, chiudendo ogni ulteriore possibilità di riesame. Inoltre, il ricorrente subisce una condanna economica, dovendo pagare sia le spese del procedimento sia una sanzione a favore della Cassa delle ammende. Questo serve da monito sulla necessità di formulare ricorsi tecnicamente validi, incentrati su reali vizi di legge e non su un generico dissenso rispetto alla decisione dei giudici di merito.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile se si limita a ripetere argomenti già esaminati e respinti nei gradi precedenti (cosiddetta ‘pedissequa reiterazione’), se è generico, oppure se contesta valutazioni, come la quantificazione della pena, che rientrano nella discrezionalità del giudice di merito e sono state adeguatamente motivate.

La Corte di Cassazione può modificare la pena decisa da un altro giudice?
No, di norma la Corte di Cassazione non può modificare la pena. La graduazione della pena è un compito del giudice di merito (tribunale e corte d’appello). La Cassazione interviene solo se la motivazione sulla pena è manifestamente illogica, contraddittoria o del tutto assente, ma non per sostituire la propria valutazione a quella del giudice precedente.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità rende la sentenza impugnata definitiva e non più modificabile. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, in questo caso tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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