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Ricorso inammissibile: limiti del giudizio di Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per lesioni. La decisione conferma che la Corte non può riesaminare i fatti o la credibilità delle prove, ma solo vizi di legittimità. Ribadisce inoltre l’ampia discrezionalità del giudice di merito nella determinazione della pena e nel diniego delle attenuanti generiche, se motivati.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: i Limiti Imposti alla Corte di Cassazione

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di ricorso inammissibile in materia penale, delineando con precisione i confini del giudizio di legittimità. La Corte di Cassazione ha rigettato l’impugnazione proposta da un imputato contro una condanna per il reato di lesioni, confermando le decisioni dei giudici di merito. L’analisi della pronuncia permette di comprendere perché non ogni doglianza può trovare accoglimento presso la Suprema Corte e quali sono i principi che governano la valutazione della motivazione di una sentenza e la determinazione della pena.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da una condanna per il reato di lesioni personali, ai sensi dell’art. 582 del codice penale. Dopo la conferma della responsabilità in secondo grado da parte della Corte d’Appello di Venezia, l’imputato ha presentato ricorso per Cassazione, affidandolo a tre distinti motivi. L’obiettivo era quello di ottenere l’annullamento della sentenza di condanna o, in subordine, una riduzione della pena inflitta.

I Motivi del Ricorso e il Rigetto della Cassazione

L’imputato ha basato il suo ricorso su tre principali censure:

1. Illogicità della motivazione: Si contestava il ragionamento seguito dai giudici d’appello per affermare la sua responsabilità penale.
2. Eccessività della pena: Si lamentava un trattamento sanzionatorio troppo severo.
3. Mancata applicazione delle attenuanti generiche: Si criticava il diniego delle attenuanti generiche in un giudizio di equivalenza con le aggravanti contestate.

La Corte di Cassazione ha esaminato tutti i motivi, giudicandoli manifestamente infondati e dichiarando, di conseguenza, il ricorso inammissibile.

Il Vizio di Motivazione e il Ricorso Inammissibile

Con riferimento al primo motivo, la Corte ha sottolineato un principio fondamentale del processo penale: il giudizio di Cassazione non è un terzo grado di merito. La Suprema Corte non può riesaminare i fatti o valutare diversamente le prove, come le dichiarazioni della persona offesa. Il suo compito è verificare se la motivazione della sentenza impugnata sia logicamente coerente, completa e non contraddittoria.

Nel caso di specie, l’appellante, pur lamentando un vizio di motivazione, stava in realtà proponendo una diversa ricostruzione dei fatti. Questo tentativo di ottenere una “rilettura” delle prove è stato ritenuto inammissibile, in quanto esula dai poteri della Corte di legittimità. La motivazione della Corte d’Appello è stata considerata completa e priva di vizi logici riconducibili all’art. 606, comma 1, lett. e) del codice di procedura penale.

La Discrezionalità del Giudice sulla Pena e sulle Attenuanti

Anche i motivi relativi al trattamento sanzionatorio sono stati respinti. La Corte ha ribadito che la determinazione della pena è espressione della discrezionalità del giudice di merito. Tale potere deve essere esercitato nel rispetto dei principi stabiliti dagli artt. 132 e 133 del codice penale, ma non è sindacabile in sede di legittimità se la decisione non è frutto di arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha specificato che non esiste un “diritto al minimo della pena”. La censura che mira a una nuova valutazione della congruità della sanzione è inammissibile. Analogamente, il diniego delle circostanze attenuanti generiche (ex art. 62-bis c.p.) è stato ritenuto correttamente motivato dalla Corte d’Appello. I giudici di secondo grado non sono tenuti a fornire una motivazione particolarmente analitica quando i motivi di appello sono generici o ripropongono questioni già respinte in primo grado. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva comunque indicato in modo congruo e non illogico gli elementi a base del diniego, rendendo la doglianza dell’imputato infondata.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza riafferma con forza i paletti del giudizio di Cassazione. Per gli operatori del diritto, emerge la necessità di formulare i ricorsi concentrandosi esclusivamente sui vizi di legittimità, evitando di mascherare richieste di riesame del merito. Per il cittadino, la decisione chiarisce che la valutazione dei fatti e delle prove si esaurisce nei primi due gradi di giudizio. La congruità della pena, se motivata senza illogicità, difficilmente potrà essere messa in discussione davanti alla Suprema Corte. Infine, viene confermato che per ottenere le attenuanti generiche è necessario addurre ragioni specifiche e non generiche, specialmente in appello.

Può la Corte di Cassazione riesaminare i fatti di un processo e valutare nuovamente le prove?
No. L’ordinanza chiarisce che la Corte di Cassazione non ha il potere di effettuare una “rilettura” degli elementi di fatto o delle risultanze processuali. Il suo compito è limitato a verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non a stabilire una diversa ricostruzione dei fatti.

L’imputato ha diritto a ottenere la pena minima prevista dalla legge?
No. L’ordinanza afferma che non esiste un “diritto al minimo della pena”. La determinazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito, che la stabilisce seguendo i criteri degli artt. 132 e 133 del codice penale. La decisione è censurabile in Cassazione solo se frutto di arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano manifestamente infondati. Essi, in realtà, non denunciavano vizi di legittimità della sentenza, ma miravano a ottenere un nuovo giudizio sui fatti, sulla valutazione delle prove, sulla congruità della pena e sul mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, tutti aspetti riservati alla valutazione esclusiva dei giudici di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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