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Ricorso inammissibile: limiti del giudizio di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza di condanna. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso erano una mera riproposizione di censure già esaminate e respinte, e che la valutazione dei fatti e la determinazione della pena rientrano nella discrezionalità dei giudici di merito, non sindacabili in sede di legittimità se la motivazione non è palesemente illogica. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto con condanna alle spese.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando la Cassazione non entra nel merito

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 22385/2024 offre un chiaro esempio dei confini del giudizio di legittimità, ribadendo un principio fondamentale: non si può utilizzare il ricorso in Cassazione per ottenere una terza valutazione dei fatti. Quando un ricorso inammissibile viene presentato, la Corte lo respinge senza analizzare il caso nel dettaglio, come avvenuto nella vicenda in esame.

I Fatti del Caso

Un imputato, condannato dalla Corte d’Appello di Lecce, ha proposto ricorso per Cassazione basandosi su quattro motivi principali. Con i primi tre, contestava la valutazione delle prove che avevano portato alla sua condanna, la sussistenza di una circostanza aggravante e il mancato riconoscimento di un’attenuante. Con il quarto motivo, si doleva del rigetto della sua richiesta di applicazione di una pena sostitutiva e della quantificazione della pena complessiva, ritenuta eccessiva.

In sostanza, l’appellante chiedeva alla Suprema Corte di riesaminare le decisioni di merito già prese nei due gradi di giudizio precedenti, sperando in un esito diverso.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile nella sua interezza. Questa decisione non significa che la Corte abbia confermato la colpevolezza dell’imputato nel merito, ma piuttosto che ha ritenuto le ragioni del ricorso non idonee a superare il vaglio di legittimità. L’esito è stato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: i confini del ricorso e il ruolo del giudice di merito

L’ordinanza spiega in modo dettagliato le ragioni dell’inammissibilità, che possono essere riassunte in due principi cardine del nostro ordinamento processuale.

La Ripetitività dei Motivi e il Giudizio di Fatto

La Corte ha osservato che i primi tre motivi di ricorso non erano altro che una riproposizione di argomenti già ampiamente discussi e respinti dai giudici di merito con motivazioni logiche e giuridicamente corrette. La Cassazione non è un “terzo grado” di giudizio dove si possono ripresentare le stesse argomentazioni fattuali. Il suo compito è quello di verificare se i giudici precedenti abbiano commesso errori di diritto o se la loro motivazione sia manifestamente illogica o contraddittoria, non quello di fornire una nuova interpretazione delle prove.

La Discrezionalità del Giudice sulla Pena

Per quanto riguarda il quarto motivo, la Corte ha ribadito che sia la valutazione dei presupposti per concedere pene sostitutive, sia la quantificazione della pena (la cosiddetta “graduazione”), rientrano nel potere discrezionale del giudice di merito. Tale potere, esercitato nel rispetto degli articoli 132 e 133 del codice penale, è insindacabile in sede di legittimità, a meno che la decisione non sia frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente viziato. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che la sentenza impugnata avesse fornito una motivazione sufficiente e adeguata per le scelte operate in materia di sanzioni.

Conclusioni: le implicazioni pratiche

Questa pronuncia sottolinea un’importante lezione pratica: un ricorso per Cassazione ha possibilità di successo solo se si concentra su vizi specifici della sentenza impugnata, quali violazioni di legge o difetti gravi di motivazione. Tentare di ottenere dalla Suprema Corte una rivalutazione del materiale probatorio o contestare la congruità della pena senza evidenziare un’irragionevolezza manifesta è una strategia destinata al fallimento. Il ricorso inammissibile non solo non porta al risultato sperato, ma comporta anche ulteriori costi per il ricorrente, come dimostra la condanna finale alle spese e all’ammenda.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché i primi tre motivi erano una semplice riproposizione di argomenti già valutati e respinti dai giudici di merito, mentre il quarto motivo contestava decisioni, come la determinazione della pena, che rientrano nel potere discrezionale del giudice e non sono riesaminabili in Cassazione se la motivazione non è manifestamente illogica.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove di un processo?
No, la Corte di Cassazione svolge un “sindacato di legittimità”, il che significa che il suo compito non è quello di riesaminare i fatti o le prove, ma solo di controllare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza precedente sia logica e priva di vizi evidenti.

Cosa si intende per “potere discrezionale” del giudice nella determinazione della pena?
Significa che il giudice di merito, nel rispetto dei limiti minimi e massimi previsti dalla legge, ha un margine di autonomia per decidere l’entità della sanzione più appropriata al caso concreto, basandosi su criteri come la gravità del fatto e la personalità dell’imputato (artt. 132 e 133 cod. pen.). Questa scelta non è contestabile in Cassazione se non risulta arbitraria o illogica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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