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Ricorso inammissibile: limiti del concordato in appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due imputati condannati per associazione mafiosa e narcotraffico. La sentenza chiarisce che l’accordo sulla pena in appello preclude la possibilità di contestare la mancata valutazione di cause di proscioglimento. Inoltre, specifica che l’attenuante per collaborazione in reati di mafia assorbe quella per narcotraffico quando la prima è contestata come aggravante. Infine, la Corte ribadisce che un ricorso inammissibile non può essere sanato da motivi nuovi presentati con memoria successiva.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Limiti del Concordato in Appello e Attenuanti Speciali

Con la sentenza n. 29344/2025, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso complesso, dichiarando il ricorso inammissibile presentato da due imputati e offrendo chiarimenti cruciali sui limiti del concordato in appello e sulla corretta applicazione delle circostanze attenuanti speciali. La decisione sottolinea l’importanza della strategia processuale e della corretta formulazione dei motivi di impugnazione.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una sentenza della Corte di Appello di Napoli, che, in parziale riforma della pronuncia di primo grado, aveva rideterminato le pene per due soggetti condannati per gravi reati, tra cui l’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti (art. 74 D.P.R. 309/1990) e l’associazione di tipo mafioso (art. 416 bis c.p.).

Contro tale decisione, entrambi gli imputati proponevano ricorso per cassazione:
1. Il primo ricorrente lamentava la violazione di legge per omessa motivazione sull’assenza di cause di non punibilità, nonostante avesse aderito a un concordato sulla pena in appello.
2. Il secondo ricorrente contestava la mancata concessione dell’attenuante speciale per i collaboratori di giustizia in materia di narcotraffico, sostenendo l’utilità del suo contributo. Successivamente, con una memoria, introduceva ulteriori motivi relativi alla rideterminazione della pena, al riconoscimento delle attenuanti generiche e alla sostituzione della misura cautelare.

L’Analisi del Ricorso Inammissibile del Primo Imputato

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso del primo imputato manifestamente infondato. Il punto centrale della decisione risiede nella natura stessa del ‘concordato in appello’ (art. 599-bis c.p.p.). Aderendo a tale accordo, l’imputato accetta una determinata pena in cambio della rinuncia a specifici motivi di appello.

La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: la definizione del processo con concordato preclude la possibilità di sollevare in sede di legittimità questioni relative ai motivi rinunciati. Tra queste rientra la presunta mancata valutazione delle cause di proscioglimento ex art. 129 c.p.p., in quanto la rinuncia ai motivi limita la cognizione del giudice a quelli non oggetto di rinuncia.

Il Ricorso Inammissibile del Secondo Imputato: Attenuanti e Motivi Nuovi

Anche il ricorso del secondo imputato è stato giudicato inammissibile per una pluralità di ragioni, che meritano un’analisi approfondita.

Il cumulo tra attenuanti speciali

L’imputato chiedeva l’applicazione dell’attenuante prevista dall’art. 74, comma 7, D.P.R. 309/1990 (collaborazione in reati di droga), pur avendo già beneficiato di quella per la collaborazione in reati di mafia (art. 416 bis.1 c.p.). La Corte ha chiarito che, quando l’associazione per narcotraffico è aggravata dal metodo mafioso, l’attenuante applicabile è esclusivamente quella, più specifica, prevista per i reati di mafia. Quest’ultima esaurisce l’ambito della premialità legata alla collaborazione, impedendo l’applicazione anche dell’altra attenuante per gli stessi fatti collaborativi. Le due attenuanti possono coesistere solo se vengono contestati due distinti reati associativi (uno di mafia e uno di narcotraffico), non quando il primo costituisce un’aggravante del secondo.

L’inammissibilità dei motivi proposti con memoria

La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili tutti i motivi aggiunti dal secondo ricorrente tramite memoria difensiva. La legge processuale stabilisce termini perentori per la presentazione dei motivi di ricorso. La memoria difensiva può solo illustrare e approfondire i temi già proposti nell’atto di impugnazione originario, ma non può introdurre doglianze nuove e diverse. Pertanto, le richieste di modifica della data di contestazione, di ulteriore riduzione della pena e di applicazione delle attenuanti generiche, essendo state formulate per la prima volta in tale sede, sono state respinte come inammissibili.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Le motivazioni della Cassazione si fondano su principi procedurali rigorosi. La scelta di accedere a un concordato in appello comporta una precisa assunzione di responsabilità processuale, con effetti preclusivi che si estendono fino al giudizio di legittimità. Non è possibile, dopo aver beneficiato di un accordo sulla pena, tentare di riaprire questioni che si erano implicitamente rinunciate. Allo stesso modo, la struttura del ricorso per cassazione è rigida: i motivi devono essere specifici, pertinenti e tempestivi. Un ricorso inammissibile perché manifestamente infondato o generico non può essere ‘salvato’ da motivi nuovi introdotti tardivamente, che finiscono per essere a loro volta inammissibili. La Corte ha anche respinto la richiesta di modifica della misura cautelare, ricordando che tale istanza va presentata nelle sedi competenti (es. Tribunale del riesame) e non può essere oggetto del ricorso contro la sentenza di merito.

Conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un importante monito sull’importanza della strategia difensiva e sulla conoscenza delle regole processuali. La decisione di aderire a un concordato in appello deve essere ponderata attentamente, comprendendone tutte le conseguenze, inclusa la limitazione dei motivi di un eventuale ricorso per cassazione. Inoltre, la pronuncia ribadisce la non sovrapponibilità di alcune attenuanti speciali e l’impossibilità di utilizzare le memorie difensive per sanare le carenze o le omissioni dell’atto di impugnazione originario. Per i professionisti del diritto, questa sentenza conferma la necessità di una redazione meticolosa e completa dei ricorsi, evitando la proposizione di un ricorso inammissibile che preclude ogni ulteriore discussione nel merito.

È possibile contestare la mancata assoluzione per una causa di non punibilità dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in appello (concordato)?
No. Secondo la Corte, l’adesione al concordato in appello limita la cognizione del giudice ai motivi non rinunciati e preclude la possibilità di sollevare in Cassazione questioni relative ai motivi a cui si è rinunciato, come la mancata valutazione delle cause di proscioglimento.

Le attenuanti per collaborazione in reati di mafia e in reati di narcotraffico possono essere applicate contemporaneamente?
No, non nel caso specifico. Se il reato di associazione finalizzata al narcotraffico è aggravato dal metodo mafioso, si applica solo l’attenuante per la collaborazione in reati di mafia (art. 416 bis.1 c.p.). Questa assorbe l’altra, poiché esaurisce la premialità per la medesima condotta collaborativa.

Si possono introdurre nuove questioni con una memoria difensiva successiva all’atto di ricorso per cassazione?
No. La memoria difensiva può solo illustrare e approfondire i temi già devoluti con l’atto di impugnazione principale. Non può contenere motivi nuovi, ovvero doglianze diverse e ulteriori rispetto a quelle ritualmente proposte, che sarebbero considerate inammissibili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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