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Ricorso inammissibile: limiti del concordato in appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una sentenza di ‘concordato in appello’. L’imputato contestava una circostanza aggravante, ma la Corte ha chiarito che l’accordo in appello implica la rinuncia a tali motivi, limitando fortemente la possibilità di impugnazione. L’ordinanza sottolinea che il ricorso è ammissibile solo per vizi della volontà, dissenso del PM o illegalità della pena, non per questioni di merito già coperte dall’accordo.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione sui Limiti del Concordato in Appello

L’istituto del ‘concordato in appello’, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, offre una via per ridefinire la pena in secondo grado, ma con precise contropartite. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i confini stringenti di questo strumento, dichiarando un ricorso inammissibile e chiarendo quali motivi di impugnazione sono definitivamente preclusi dall’accordo. Questo provvedimento è fondamentale per comprendere le conseguenze strategiche della scelta di accedere a tale rito.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una sentenza della Corte di Appello di Palermo che, in parziale riforma di una precedente pronuncia, aveva rideterminato la pena per un imputato a seguito di un accordo tra le parti. La condanna riguardava reati in materia di stupefacenti, aggravati dalla circostanza prevista dall’art. 80 del D.P.R. 309/1990.

Nonostante l’accordo raggiunto, l’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione. L’unico motivo di doglianza era la violazione di legge relativa alla sussistenza della suddetta circostanza aggravante. La difesa sosteneva, in sostanza, che tale aggravante non fosse correttamente applicabile al caso di specie.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile senza neppure procedere con le formalità ordinarie, applicando la procedura semplificata prevista dall’art. 610, comma 5-bis, c.p.p. La decisione si fonda su un principio consolidato: l’accordo ex art. 599-bis c.p.p. si basa sulla rinuncia ai motivi di appello e, di conseguenza, limita drasticamente le successive possibilità di impugnazione.

Le Motivazioni della Scelta: perché il Ricorso è Inammissibile

La Corte ha spiegato che il ricorso avverso una sentenza di concordato in appello è consentito solo per un novero ristretto di motivi. Questi includono:

1. Vizi della volontà: se il consenso dell’imputato all’accordo non è stato espresso liberamente e consapevolmente.
2. Vizi del consenso del Pubblico Ministero: se il consenso dell’accusa è viziato.
3. Contenuto difforme della pronuncia: se la sentenza del giudice si discosta da quanto concordato tra le parti.

Sono invece inammissibili tutte le doglianze che riguardano motivi a cui si è rinunciato con l’accordo, come la qualificazione giuridica del fatto, la responsabilità dell’imputato e, appunto, la sussistenza di circostanze aggravanti. L’unico spiraglio per contestare la pena riguarda la sua illegalità, ovvero quando essa sia di un tipo diverso da quello previsto dalla legge o ecceda i limiti edittali.

La Corte ha inoltre sottolineato la differenza fondamentale tra il concordato in appello (art. 599-bis) e l’applicazione della pena su richiesta delle parti o ‘patteggiamento’ (art. 444). Mentre quest’ultimo abbraccia anche i termini dell’accusa e permette un ricorso per cassazione anche sulla qualificazione giuridica, il concordato si innesta su una rinuncia ai motivi d’impugnazione, rendendo le ipotesi di annullamento molto più limitate.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La pronuncia riafferma un principio cruciale: la scelta del concordato in appello è una decisione strategica con conseguenze definitive. L’imputato e il suo difensore devono essere pienamente consapevoli che, accettando di concordare la pena, rinunciano a contestare nel merito gran parte degli aspetti della condanna, inclusa la fondatezza delle aggravanti. Il ricorso inammissibile non è solo un esito probabile, ma quasi certo se si tentano di riaprire questioni coperte dall’accordo. La condanna finale al pagamento di una somma cospicua alla Cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso (€ 4.000,00), serve da monito sulla necessità di ponderare attentamente ogni scelta processuale.

Quando è ammissibile un ricorso in Cassazione contro una sentenza di ‘concordato in appello’?
Il ricorso è ammissibile solo per motivi specifici: quando si contesta la formazione della volontà della parte di accedere all’accordo, il consenso del pubblico ministero, o quando la sentenza del giudice ha un contenuto diverso da quello concordato. Non è ammissibile per contestare aspetti di merito a cui si è rinunciato, come la valutazione delle prove o la qualificazione giuridica del fatto.

Perché il ricorso che contestava la circostanza aggravante è stato dichiarato inammissibile?
Perché la contestazione sulla sussistenza di una circostanza aggravante rientra tra i motivi di merito ai quali l’imputato rinuncia implicitamente aderendo al concordato in appello. Tali questioni non possono essere riproposte in Cassazione, a meno che la pena applicata non risulti illegale (ad esempio, superiore al massimo previsto dalla legge).

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
La declaratoria di inammissibilità comporta, per legge, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. L’importo di tale somma è stabilito dal giudice in base al grado di colpa nella proposizione dell’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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