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Ricorso inammissibile: limiti alla valutazione prove

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imprenditore condannato per bancarotta fraudolenta. La decisione si fonda sul principio che il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio per riesaminare le prove. La Corte chiarisce che le doglianze sulla valutazione delle prove, se generiche e volte a una nuova analisi dei fatti, rendono il ricorso inammissibile, con condanna al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione non Riesamina le Prove

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 26070/2024, ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non è una terza occasione per riesaminare i fatti di una causa. Quando un appello alla Suprema Corte si basa su critiche generiche alla valutazione delle prove, il risultato è un ricorso inammissibile. Analizziamo questa decisione per comprendere meglio i confini del ricorso in Cassazione, partendo dal caso di un imprenditore condannato per bancarotta.

Il Caso: Dalla Condanna per Bancarotta al Ricorso in Cassazione

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un imprenditore per i reati di bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale. La sentenza, emessa dalla Corte d’Appello di Firenze, aveva confermato la responsabilità penale dell’imputato. Non rassegnato alla decisione, l’imprenditore ha proposto ricorso per cassazione, affidandosi a due motivi principali.

I Motivi del Ricorso e la Valutazione delle Prove

I motivi del ricorso si concentravano sulla presunta violazione dell’articolo 192 del codice di procedura penale, che disciplina la valutazione della prova. In sostanza, la difesa lamentava che la Corte d’Appello non avesse dato adeguatamente “conto delle prove raccolte”, commettendo un errore nella valutazione degli elementi a disposizione.

Queste argomentazioni, tuttavia, sono state giudicate dalla Suprema Corte come manifestamente infondate, generiche e meramente ripetitive di doglianze già esaminate e respinte nel giudizio di merito. Si trattava, secondo i giudici, di un tentativo mascherato di ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità.

Le Motivazioni: Perché il Ricorso è Inammissibile

La Corte di Cassazione ha spiegato in modo chiaro e netto le ragioni che hanno portato alla dichiarazione di inammissibilità. Il punto centrale della motivazione risiede nella distinzione tra il controllo sulla legalità, proprio della Cassazione, e la valutazione del merito, di competenza dei giudici di primo e secondo grado. La Corte ha richiamato un consolidato orientamento, espresso anche dalle Sezioni Unite (sentenza “Filardo”, n. 29541/2020), secondo cui non è possibile utilizzare la censura di violazione delle norme sulla prova (come l’art. 192 c.p.p.) per aggirare i limiti del ricorso per cassazione e criticare, in realtà, l’apprezzamento dei fatti compiuto dal giudice di merito. I limiti alla cognizione della Corte sono fissati in modo specifico dall’articolo 606 del codice di procedura penale, e questi non possono essere superati invocando altre norme procedurali. Un altro aspetto interessante riguarda il rigetto della richiesta di rifusione delle spese legali avanzata dalla parte civile. La Corte ha osservato che la memoria presentata non aveva apportato alcun contributo specifico alla decisione, limitandosi a una richiesta generica di rigetto. Questo conferma il principio per cui la partecipazione al giudizio, per essere meritevole di ristoro economico, deve essere sostanziale e non meramente formale.

Le Conclusioni: Le Implicazioni della Decisione

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per chi intende adire la Corte di Cassazione. Un ricorso inammissibile non solo non ottiene il risultato sperato, ma comporta la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro. La decisione riafferma con forza che il ricorso per cassazione deve essere fondato su vizi di legittimità specifici e ben argomentati, come l’errata applicazione di una norma di legge o un vizio logico manifesto nella motivazione, e non può essere utilizzato come un pretesto per chiedere ai giudici supremi di rivedere le prove e riscrivere la storia dei fatti. È una lezione di rigore processuale che delimita chiaramente le funzioni dei diversi gradi di giudizio.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi erano generici, ripetitivi di doglianze già respinte e miravano a ottenere una nuova valutazione delle prove e dei fatti, attività che esula dalle competenze del giudice di legittimità.

È possibile contestare in Cassazione il modo in cui un giudice ha valutato le prove?
No, non direttamente. Non si può chiedere alla Cassazione di riesaminare le prove. È possibile contestare solo la motivazione della sentenza se presenta vizi logici evidenti o contraddittorietà, ma non si può usare la presunta violazione delle norme sulla valutazione della prova per ottenere di fatto un terzo giudizio sul merito della causa.

Perché la parte civile non ha ottenuto il rimborso delle spese legali?
Non ha ottenuto il rimborso perché la sua memoria difensiva non ha fornito alcun contributo specifico e utile alla decisione. Si è limitata a chiedere la dichiarazione di inammissibilità del ricorso senza contrastare in modo argomentato i motivi proposti, rendendo il suo intervento processualmente irrilevante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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