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Ricorso inammissibile: limiti alla rilettura dei fatti

Tre individui, condannati per lesioni e minaccia aggravate, presentano ricorso in Cassazione. La Corte Suprema dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo che non è possibile richiedere una nuova valutazione dei fatti o una rilettura delle prove in sede di legittimità, specialmente in caso di ‘doppia conforme’.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione ribadisce il divieto di rilettura dei fatti

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cardine del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non è una terza occasione per riesaminare le prove. Quando i motivi del ricorso si traducono in una richiesta di nuova valutazione degli elementi di fatto, già vagliati nei primi due gradi di giudizio, la conseguenza è una declaratoria di ricorso inammissibile. Questo caso offre uno spaccato chiaro sui limiti dell’impugnazione in Cassazione, specialmente in presenza di una ‘doppia conforme’.

I Fatti del Caso

Tre giovani venivano condannati in primo grado e in appello alla pena di quattro anni e otto mesi di reclusione, oltre a una multa, per reati di lesioni personali aggravate, minaccia aggravata e porto di arma clandestina. La Corte di Appello confermava integralmente la sentenza del Tribunale. Avverso questa decisione, i tre imputati proponevano ricorso per Cassazione tramite i loro difensori, articolando diversi motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso Inammissibile

I ricorrenti lamentavano principalmente vizi di motivazione e violazione di legge. Uno degli imputati sosteneva un ‘travisamento della prova’ riguardo ai dati satellitari dell’auto utilizzata, che a suo dire non provavano la sua costante presenza con gli altri coimputati. Contestava inoltre il mancato riconoscimento del suo contributo di minima importanza al reato, avendo egli semplicemente eseguito una manovra in auto. Tutti e tre i ricorrenti, infine, si dolevano del mancato riconoscimento delle attenuanti, sia quella del risarcimento del danno (art. 62 n. 6 c.p.) sia le attenuanti generiche, nonostante l’avvenuto ristoro economico a favore delle persone offese.

La Decisione della Suprema Corte e le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato tutti i ricorsi inammissibili, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende. La decisione si fonda su principi consolidati della giurisprudenza di legittimità.

Il Divieto di Rilettura dei Fatti nel Giudizio di Legittimità

La Corte ha innanzitutto chiarito che il vizio di travisamento della prova può essere dedotto in Cassazione solo in condizioni molto specifiche, specialmente in caso di ‘doppia conforme’ (due sentenze uguali nei gradi di merito). Il ricorrente deve dimostrare che il dato probatorio travisato è stato introdotto per la prima volta in appello e che è decisivo per scardinare l’intero impianto logico della sentenza. Nel caso di specie, i dati satellitari erano già stati valutati in primo grado, rendendo la doglianza inammissibile. Inoltre, la Corte ha sottolineato come i ricorrenti, attraverso le loro critiche, non mirassero a evidenziare un vizio logico della motivazione, ma a sollecitare una rilettura degli elementi di fatto, operazione preclusa in sede di legittimità.

La Valutazione delle Attenuanti e il Ricorso Inammissibile

Anche per quanto riguarda il mancato riconoscimento delle attenuanti, la Corte ha ritenuto le censure inammissibili. I giudici di legittimità hanno osservato che la Corte di Appello aveva fornito una motivazione ampia e congrua per negare le attenuanti, basandosi sulla gravità dei fatti e sui precedenti degli imputati. Contestare tale valutazione significa, ancora una volta, chiedere alla Cassazione di sostituire il proprio giudizio a quello del giudice di merito, cosa che non rientra nei suoi poteri. La decisione di non concedere le attenuanti è stata considerata adeguatamente giustificata e priva di vizi logici o giuridici.

Conclusioni

L’ordinanza in esame è un’importante conferma dei limiti del giudizio di Cassazione. Non si tratta di un terzo grado di merito, ma di un controllo sulla corretta applicazione della legge. Le parti non possono sperare di ottenere una nuova e più favorevole valutazione delle prove. Un ricorso che si limiti a riproporre le stesse questioni di fatto già decise, senza individuare specifici vizi di legittimità (come una motivazione manifestamente illogica o contraddittoria), è destinato a essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

È possibile contestare in Cassazione il modo in cui i giudici di merito hanno valutato una prova?
No, di regola. La Corte di Cassazione svolge un giudizio di legittimità, non di merito, e non può riesaminare le prove. È possibile denunciare un ‘travisamento della prova’ solo a condizioni molto restrittive, ad esempio se la prova contestata è stata introdotta per la prima volta in appello e se si dimostra che è decisiva e incompatibile con la logica della sentenza.

Cosa significa che un ricorso è ‘inammissibile’?
Significa che il ricorso non può essere esaminato nel merito perché non possiede i requisiti richiesti dalla legge. In questo caso, i ricorsi sono stati giudicati inammissibili perché, invece di denunciare violazioni di legge o vizi logici della motivazione, chiedevano alla Corte una nuova valutazione dei fatti, compito che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado.

Il risarcimento del danno alle vittime garantisce la concessione delle relative attenuanti?
No, non automaticamente. Secondo la decisione, anche a fronte di un risarcimento, il giudice può non concedere le attenuanti (sia quella specifica dell’art. 62 n. 6 c.p., sia le generiche) fornendo una motivazione adeguata. La Corte di Appello, nel caso di specie, ha ritenuto l’offerta non ‘satisfattiva’ e ha negato le attenuanti in base ad una valutazione complessiva dei fatti, decisione considerata legittima dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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