LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: limiti alla pena minima

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro la determinazione della pena. Le motivazioni generiche dell’imputato non possono sostituire la valutazione del giudice di merito, specialmente se la pena è vicina al minimo edittale e sono state concesse attenuanti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando le Censure sulla Pena Sono Generiche

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21712/2024, ha ribadito un principio fondamentale del processo penale: un ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile quando le critiche alla sentenza di merito sono generiche e non individuano vizi specifici. Questo caso offre uno spunto prezioso per comprendere i limiti entro cui è possibile contestare la determinazione della pena decisa dal giudice.

Il Caso in Esame: La Contestazione sulla Determinazione della Pena

Nel caso di specie, due imputati proponevano ricorso avverso una sentenza della Corte d’Appello di Salerno. Uno dei motivi principali, sollevato da una ricorrente, riguardava la presunta violazione di legge e il vizio di motivazione in ordine al trattamento sanzionatorio, con specifico riferimento ai criteri indicati dall’art. 133 del codice penale.

La ricorrente, in sostanza, lamentava che la pena inflitta non fosse congrua. Tuttavia, la Corte di Appello aveva già riformato la sentenza di primo grado, giungendo a una pena ancora più mite, basandosi sugli stessi criteri del Tribunale.

La Decisione della Corte e il Concetto di Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, senza neanche entrare nel merito delle doglianze. La decisione si fonda sulla constatazione che le censure mosse dalla ricorrente erano del tutto generiche. Invece di evidenziare una specifica violazione di legge o un’illogicità manifesta nella motivazione della Corte d’Appello, l’imputata si limitava a sollecitare un apprezzamento diverso, un nuovo giudizio di merito che si sovrapponesse a quello già compiuto dai giudici delle fasi precedenti.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha evidenziato due punti cruciali per motivare la sua decisione. In primo luogo, ha sottolineato come la ricorrente avesse opposto “censure generiche” che miravano a una rivalutazione dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità. Il compito della Cassazione, infatti, non è quello di riesaminare i fatti, ma di verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione.

In secondo luogo, i giudici hanno rilevato che la pena inflitta dalla Corte d’Appello non era affatto sproporzionata. Al contrario, era stata determinata in una misura “non distante dal minimo edittale”, tenendo conto anche del riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche. Questo elemento ha ulteriormente rafforzato la percezione di genericità e pretestuosità del ricorso, dimostrando che il potere discrezionale del giudice di merito era stato esercitato in modo equilibrato e conforme alla legge.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza conferma che per contestare efficacemente la quantificazione della pena in Cassazione non è sufficiente esprimere un generico dissenso. È necessario, invece, articolare critiche precise, dimostrando come il giudice di merito abbia violato specifiche disposizioni di legge o sia incorso in un vizio logico palese e incontrovertibile nella sua motivazione. In assenza di tali elementi, il ricorso si espone a una sicura declaratoria di inammissibilità, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Quando un ricorso contro la quantificazione della pena viene considerato inammissibile?
Un ricorso viene considerato inammissibile quando le censure sono generiche e cercano di sovrapporre una valutazione di merito a quella già compiuta dal giudice, senza indicare specifiche violazioni di legge o vizi logici nella motivazione della sentenza impugnata.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, in assenza di elementi che escludano la colpa, al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dalla Corte.

Il fatto che la pena sia vicina al minimo previsto dalla legge ha un peso nella valutazione del ricorso?
Sì, la Corte di Cassazione ha considerato che la pena era stata determinata in una misura non distante dal minimo edittale, anche grazie al riconoscimento delle attenuanti generiche. Questo ha rafforzato la valutazione di genericità del ricorso, poiché la decisione del giudice di merito appariva già mite e ben motivata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati