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Ricorso inammissibile: limiti alla Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per reati di droga. L’appello contestava l’entità della pena, il diniego delle attenuanti generiche e gli aumenti per la continuazione. La Corte ha stabilito che tali motivi non sono ammissibili in sede di legittimità quando la decisione del giudice di merito è sorretta da una motivazione sufficiente e non illogica, confermando la condanna e aggiungendo il pagamento delle spese e di una sanzione.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione non può riesaminare la pena

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12296/2024, ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: i limiti del giudizio di legittimità. La decisione chiarisce perché un ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile quando si tenta di ottenere dalla Suprema Corte una nuova valutazione di merito su aspetti, come la quantificazione della pena, già adeguatamente motivati nei gradi precedenti. Questo caso offre uno spunto cruciale per comprendere la distinzione tra giudizio di fatto e giudizio di diritto.

Il caso: Appello contro la quantificazione della pena

L’imputato, condannato in giudizio abbreviato a un anno e quattro mesi di reclusione e 2.000 euro di multa per un reato continuato legato agli stupefacenti (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/90), ha presentato ricorso in Cassazione. Le sue doglianze si concentravano esclusivamente sul trattamento sanzionatorio. In particolare, contestava la motivazione della Corte d’Appello di Bologna per aver confermato una pena superiore al minimo edittale, per aver negato le circostanze attenuanti generiche e per gli aumenti applicati a titolo di continuazione.

I motivi del ricorso e il giudizio di legittimità

L’appellante sosteneva che la motivazione della Corte territoriale fosse viziata, riproponendo sostanzialmente le stesse argomentazioni difensive già presentate in appello. L’obiettivo era ottenere una rivalutazione nel merito delle scelte discrezionali del giudice sulla pena, un’operazione che, come vedremo, esula dai poteri della Corte di Cassazione.

Il Ricorso Inammissibile secondo la Suprema Corte

La Settima Sezione Penale ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una chiara lezione sui confini del proprio sindacato. La Corte ha osservato che i motivi proposti non erano consentiti in sede di legittimità, poiché attenevano a valutazioni di merito relative al trattamento punitivo.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha spiegato che il compito del giudice di legittimità non è quello di sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito, ma solo di controllare la logicità e la coerenza giuridica della motivazione. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva fornito una spiegazione ‘sufficiente e non illogica’ per le sue decisioni. Aveva adeguatamente argomentato le ragioni per cui la pena inflitta, sebbene superiore al minimo, era comunque inferiore alla media edittale e quindi congrua. Allo stesso modo, il diniego delle attenuanti generiche era stato giustificato e non poteva essere messo in discussione solo sulla base del corretto comportamento processuale dell’imputato.
La Suprema Corte ha sottolineato che il ricorso era generico e non si confrontava specificamente con le argomentazioni della sentenza impugnata, limitandosi a riproporle. Questo atteggiamento processuale è una classica causa di inammissibilità.

Le conclusioni

La decisione ha due importanti conseguenze pratiche. La prima è che il tentativo di rimettere in discussione in Cassazione l’entità della pena è destinato a fallire se la motivazione del giudice di merito è logicamente strutturata e priva di vizi giuridici. La Cassazione non è un terzo grado di giudizio sul merito. La seconda conseguenza è di natura economica: ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, la declaratoria di inammissibilità comporta non solo la condanna al pagamento delle spese processuali, ma anche il versamento di una somma alla Cassa delle ammende, fissata in questo caso a 3.000 euro. Questa ordinanza serve quindi da monito sull’importanza di formulare ricorsi che si concentrino su reali vizi di legittimità, anziché su mere contestazioni di merito.

È possibile contestare in Cassazione l’entità della pena inflitta?
No, non è possibile se la motivazione del giudice di merito è sufficiente e non illogica. La Corte di Cassazione può verificare solo la correttezza giuridica e la logicità della motivazione, non riesaminare la valutazione discrezionale del giudice sulla quantificazione della pena.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
In base all’art. 616 del codice di procedura penale, la declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata fissata in 3.000,00 euro.

Il semplice comportamento processuale corretto è sufficiente per ottenere le attenuanti generiche?
No. Secondo quanto si evince dalla decisione, il mero richiamo a un corretto comportamento processuale non è di per sé sufficiente a inficiare la decisione del giudice di merito di negare le circostanze attenuanti generiche, se tale diniego è sorretto da altre adeguate motivazioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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