Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Non Può Riesaminare i Fatti
L’ordinanza n. 7766/2024 della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sui limiti del giudizio di legittimità. Il caso analizzato dimostra chiaramente perché un appello basato sulla rivalutazione delle prove venga dichiarato ricorso inammissibile, confermando che la Suprema Corte non è un terzo grado di giudizio. Analizziamo insieme la vicenda e le ragioni giuridiche dietro questa decisione.
Il Caso: Dal Furto alla Condanna in Appello
La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un uomo per il reato di furto aggravato, ai sensi degli artt. 624-bis e 625 n. 2 del codice penale. Dopo la sentenza di primo grado, la Corte d’Appello di Ancona aveva confermato la responsabilità penale dell’imputato. Non rassegnato, l’uomo ha deciso di proporre ricorso per Cassazione, affidando le sue speranze a un unico motivo di impugnazione.
L’imputato contestava la validità del riconoscimento effettuato dalla persona offesa, ritenendolo una prova inidonea a fondare un giudizio di colpevolezza. In sostanza, la difesa mirava a smontare uno degli elementi probatori chiave che avevano portato alla sua condanna nei due precedenti gradi di giudizio.
Il Ricorso Inammissibile in Cassazione
La Suprema Corte, tuttavia, ha stroncato sul nascere le argomentazioni difensive, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza dell’imputato, ma si ferma a un livello procedurale. La Corte ha stabilito che i motivi presentati non erano ammissibili in quella sede. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.
Le Motivazioni della Suprema Corte
La decisione si fonda su principi cardine del nostro ordinamento processuale penale. I giudici hanno spiegato in modo chiaro e conciso perché le lamentele dell’imputato non potessero trovare accoglimento.
Il Limite della Sede di Legittimità
Il primo punto, e il più importante, è che la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Questo significa che il suo compito non è quello di ricostruire i fatti o di valutare nuovamente le prove (come testimonianze, riconoscimenti, perizie), ma solo di verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio.
Il tentativo dell’imputato di mettere in discussione l’attendibilità del riconoscimento è stato qualificato come una ‘mera doglianza in punto di fatto’. In altre parole, si chiedeva alla Cassazione di fare ciò che per legge non può fare: sostituire la propria valutazione delle prove a quella già effettuata dai giudici di merito.
La ‘Doppia Conforme’ come Scudo Probatorio
Un altro elemento che ha pesato sulla decisione è la presenza di una ‘doppia conforme di condanna’. Questo termine indica che sia il Tribunale di primo grado sia la Corte d’Appello erano giunti alla medesima conclusione, delineando un ‘quadro chiaro e coerente’. Quando due diversi organi giudicanti hanno valutato le prove nello stesso modo, diventa ancora più difficile per un ricorrente sostenere in Cassazione che vi sia stata un’errata valutazione dei fatti, a meno che non emergano vizi logici macroscopici nella motivazione, cosa che in questo caso non è avvenuta.
Le Conclusioni: Cosa Insegna Questa Ordinanza
L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale: il ricorso in Cassazione non è un’ulteriore possibilità per discutere come si sono svolti i fatti. È uno strumento di controllo sulla corretta applicazione delle norme giuridiche. Chi intende impugnare una sentenza di condanna davanti alla Suprema Corte deve basare le proprie argomentazioni su vizi di legge o su difetti gravi e palesi della motivazione, non su una diversa interpretazione delle prove. La dichiarazione di ricorso inammissibile è la sanzione processuale per chi non rispetta questi confini, con conseguenze economiche non trascurabili per il ricorrente.
È possibile contestare in Cassazione il riconoscimento di un imputato fatto dalla vittima?
No, non se la contestazione si limita a una critica della valutazione dei fatti già compiuta dai giudici di primo e secondo grado. La Cassazione non può riesaminare le prove, ma solo verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.
Cosa significa ‘ricorso inammissibile’?
Significa che il ricorso non viene esaminato nel merito (cioè, non si discute se l’imputato sia colpevole o innocente) perché presenta vizi formali o, come in questo caso, propone questioni, come la rivalutazione dei fatti, che non sono consentite in sede di legittimità.
Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, in questo caso 3.000 euro, a favore della Cassa delle ammende. Inoltre, la sentenza di condanna impugnata diventa definitiva.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 7766 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 7766 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 07/02/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a KERKENA( TUNISIA) il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 09/05/2023 della CORTE APPELLO di ANCONA
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Rilevato che l’imputato NOME ricorre avverso la sentenza con cui la Corte di appello di Ancona ne ha confermato la condanna per il reato di cui agli artt. 624 bis e 625 n.2 cod. pen.;
Ritenuto che l’unico motivo di ricorso – che contesta la riconducibilità del fatto all’imputato alla luce della inidoneità probatoria del riconoscimento effettuato dalla persona offesa – non è consentito dalla legge in sede di legittimità, perché costituito da mere doglianze in punto di fatto e inoltre è volto a prefigurare una inammissibile rivalutazione e/o alternativa lettura delle fonti probatorie a fronte di un quadro chiaro e coerente delineato dalla doppia conforme di condanna (cfr. pag. 3 – 4);
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di Euro 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 07/02/2024