Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Non Può Riesaminare la Pena
Presentare un ricorso in Cassazione richiede il rispetto di precisi limiti formali e sostanziali. Un’ordinanza recente della Suprema Corte chiarisce ancora una volta le conseguenze di un ricorso inammissibile, soprattutto quando si tenta di ottenere una revisione del merito della pena inflitta. Analizziamo una decisione che riguarda un caso di detenzione e spaccio di stupefacenti, evidenziando i principi procedurali che ogni avvocato e cittadino dovrebbe conoscere.
I Fatti del Caso
Il ricorrente si era rivolto alla Corte di Cassazione per contestare una sentenza della Corte d’Appello di Milano. La condanna riguardava due episodi di cessione di cocaina e la detenzione, presso la propria abitazione, di ulteriori 17,92 grammi della stessa sostanza, da cui si sarebbero potute ricavare circa 75 dosi. I motivi del ricorso si concentravano su due aspetti principali: il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche e l’eccessiva severità del trattamento sanzionatorio.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18749/2024, ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle richieste del ricorrente, ma si ferma a una valutazione preliminare sulla correttezza formale e sostanziale dell’impugnazione. Vediamo nel dettaglio le ragioni di questa scelta.
Le Motivazioni: Perché il ricorso è inammissibile?
La Corte ha basato la sua decisione su tre pilastri argomentativi interconnessi, che definiscono chiaramente i confini del giudizio di legittimità.
1. Il Principio di Preclusione: Motivi Non Proposti in Appello
Il primo motivo di inammissibilità riguarda la richiesta di concessione delle attenuanti generiche. La Corte ha rilevato che questa specifica doglianza non era stata presentata come motivo di appello nel grado di giudizio precedente. In ambito processuale, vige il principio secondo cui non si possono introdurre per la prima volta in Cassazione questioni che dovevano e potevano essere sollevate davanti alla Corte d’Appello. Tale omissione crea una preclusione, rendendo la censura tardiva e, quindi, inammissibile.
2. I Limiti del Giudizio di Cassazione sul Trattamento Sanzionatorio
Il secondo punto, centrale nella decisione, riguarda la critica alla congruità della pena. La Corte di Cassazione non è un “terzo giudice” del fatto, ma un giudice di “legittimità”. Il suo compito non è rivalutare se la pena sia giusta o equa nel merito, ma solo verificare che la motivazione con cui i giudici precedenti l’hanno determinata sia logica, coerente e non viziata da errori di diritto. Nel caso di specie, il ricorso cercava di ottenere una nuova valutazione di merito, censurando l’adeguatezza della pena: un’operazione non consentita in sede di legittimità.
3. L’Adeguatezza della Motivazione della Pena
Infine, la Corte ha sottolineato che, in ogni caso, la motivazione della Corte d’Appello era pienamente adeguata. La pena inflitta era addirittura inferiore alla media prevista dalla legge per quel reato. I giudici di merito avevano correttamente giustificato la loro decisione tenendo conto di elementi concreti: le modalità della condotta (due cessioni e una detenzione significativa), la quantità di sostanza stupefacente (quasi 18 grammi) e il numero di dosi ricavabili (circa 75). Questa motivazione, basata su fatti specifici, è stata ritenuta idonea e non censurabile in Cassazione.
Le Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche
La declaratoria di ricorso inammissibile comporta conseguenze economiche dirette per il ricorrente. Come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale, egli è stato condannato non solo al pagamento delle spese del procedimento, ma anche a versare una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende. Questa pronuncia ribadisce un insegnamento fondamentale: l’appello alla Corte di Cassazione deve essere fondato su vizi di legittimità (violazioni di legge o difetti gravi di motivazione) e non può essere utilizzato come un terzo tentativo per ridiscutere la valutazione dei fatti o la discrezionalità del giudice nella commisurazione della pena, se esercitata in modo logico e motivato.
È possibile contestare per la prima volta in Cassazione la mancata concessione delle attenuanti generiche?
No, secondo questa ordinanza, se il diniego delle attenuanti generiche non è stato uno specifico motivo di appello nel grado precedente, la questione è preclusa e non può essere sollevata per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione.
La Corte di Cassazione può ridurre una pena se la si ritiene troppo alta?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare nel merito l’adeguatezza della pena. Il suo compito è verificare che la motivazione dei giudici precedenti sia logica e priva di errori di diritto. Non può sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito sulla congruità della sanzione.
Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La declaratoria di inammissibilità, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in 3.000 euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 18749 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 18749 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 01/03/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME nato il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 04/10/2023 della CORTE APPELLO di MILANO
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Rilevato che l’unico motivo del ricorso presentato da NOME COGNOME, relativo al diniego del riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche e alla adeguatezza del trattamento sanzionatorio, è manifestamente infondato, sia perché il diniego delle circostanze attenuanti generiche non era, secondo la non contestata narrativa della sentenza impugnata, state oggetto di motivo di appello, con la conseguenza che è preclusa la deduzione con il ricorso per cassazione di un vizio di motivazione sul punto; sia, in ogni caso, a causa del suo contenuto valutativo, perché con esso si censurano sul piano del merito, in particolare della congruità del trattamento sanzionatorio, valutazio dei giudici di merito che sono state adeguatamente e non illogicamente giustificate; sia perché la valutazione di congruità della pena, peraltro inferiore alla media edittale quindi non richiedente analitica o diffusa motivazione, è stata giustifica adeguatamente, tenendo conto delle descritte modalità della condotta, consistita in due cessioni di cocaina e nella detenzione nella propria abitazione di ulteriori 17,92 grammi della medesima sostanza, e del dato ponderale, posto che da detta sostanza erano ricavabili circa 75 dosi medie: si tratta di motivazione idonea, essendo state indicate l ragioni della valutazione di gravità della condotta, non considerate dal ricorrente e comunque, non censurabili sul piano delle valutazioni di merito nel giudizio di legittimità
Ritenuto, pertanto, che il ricorso debba essere dichiarato inammissibile, stante la genericità e la manifesta infondatezza dell’unica censura al quale è stato affidato.
Rilevato che alla declaratoria dell’inammissibilità consegue, a norma dell’art. 616 cod. proc. pen., l’onere delle spese del procedimento nonché quello del versamento della somma, in favore della Cassa delle ammende, equitativamente fissata in tremila euro.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 1 marzo 2024
Il Consigliere estensore
Il Presidente