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Ricorso inammissibile: l’errore materiale non basta

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per pascolo abusivo. La difesa sosteneva vizi procedurali, ma la Corte ha ritenuto che il giudice del rinvio avesse correttamente adempiuto alle indicazioni ricevute, chiarendo la corrispondenza tra le querele e i fatti contestati e qualificando un’incongruenza di date come mero errore materiale. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di un’ammenda.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando la precisione del giudice sana l’appello

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3850 del 2025, ha dichiarato un ricorso inammissibile, ponendo fine a una complessa vicenda processuale legata al reato di pascolo abusivo. Questa decisione sottolinea un principio fondamentale della procedura penale: un ricorso per cassazione deve basarsi su vizi concreti e non può essere utilizzato per ridiscutere questioni già chiarite correttamente dal giudice del rinvio. L’analisi del caso offre spunti cruciali sull’importanza della corretta formulazione delle querele e sulla gestione degli errori materiali negli atti giudiziari.

I fatti del caso: Dalla condanna all’annullamento con rinvio

Il procedimento trae origine da una sentenza del Giudice di Pace che aveva condannato un soggetto per il reato di pascolo abusivo. Questa prima decisione era stata impugnata e la Corte di Cassazione, con una precedente sentenza, l’aveva annullata, disponendo un nuovo giudizio (giudizio di rinvio) davanti allo stesso Giudice di Pace, ma in diversa composizione.

Il motivo dell’annullamento era specifico: la Corte aveva richiesto al nuovo giudice di verificare con precisione se le querele presentate agli atti si riferissero effettivamente agli specifici episodi di pascolo abusivo contestati nel capo di imputazione. Era quindi necessario accertare la sussistenza della condizione di procedibilità per tutti i fatti addebitati.

I motivi del nuovo ricorso e la decisione del Giudice di Pace

All’esito del giudizio di rinvio, il Giudice di Pace ha nuovamente confermato la condanna dell’imputato. La difesa ha quindi proposto un nuovo ricorso in Cassazione, lamentando che il giudice non avesse affrontato adeguatamente il tema della procedibilità per alcuni episodi specifici. Inoltre, il difensore ha eccepito la nullità della sentenza per aver fatto riferimento a date di imputazione non presenti nell’atto di accusa originale.

Il Giudice di Pace, nella sua nuova sentenza, aveva però chiarito punto per punto le richieste della Cassazione. Aveva specificato che la querela del 19 ottobre 2020 era relativa ai fatti accaduti il 17 ottobre 2020 e che la querela del 2 dicembre 2020 si riferiva agli eventi del 26 novembre 2020. Aveva inoltre spiegato che l’indicazione nel capo di imputazione di un fatto avvenuto nel febbraio 2021 era il risultato di un semplice errore di trascrizione, non inficiando la sostanza dell’accusa per gli altri episodi.

Le motivazioni della Cassazione sul ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, lo ha dichiarato ricorso inammissibile. I giudici di legittimità hanno osservato che il Giudice di Pace, nel giudizio di rinvio, aveva adempiuto in modo puntuale e corretto a quanto richiesto. Aveva infatti svolto l’accertamento demandatogli, stabilendo una chiara connessione tra le querele e i fatti per cui si procedeva.

La Cassazione ha evidenziato che l’obiettivo del rinvio era proprio quello di risolvere il dubbio sulla corrispondenza tra le querele e le imputazioni. Una volta che il giudice di merito ha fornito una risposta logica e motivata, come avvenuto nel caso di specie, non è possibile riproporre la stessa questione in sede di legittimità, a meno che non emergano vizi logici o giuridici palesi nella nuova motivazione, cosa che la Corte ha escluso.

Le conclusioni

La sentenza in esame ribadisce un principio cardine del nostro ordinamento processuale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito. Non si possono riproporre questioni di fatto già vagliate e risolte, soprattutto quando un giudice di rinvio ha seguito scrupolosamente le indicazioni della Corte stessa. Dichiarare un ricorso inammissibile in queste circostanze non è solo una formalità, ma una sanzione per l’uso improprio dello strumento processuale. La condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma alla cassa delle ammende, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., serve a disincentivare impugnazioni dilatorie o palesemente infondate, garantendo l’efficienza del sistema giudiziario.

Perché il ricorso presentato alla Corte di Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il Giudice di Pace, nel giudizio di rinvio, aveva già adempiuto correttamente alle richieste della Cassazione. Aveva verificato e confermato la corrispondenza tra le querele presentate e i fatti contestati, risolvendo i dubbi sulla procedibilità che avevano causato il precedente annullamento.

Qual era lo scopo del precedente annullamento con rinvio deciso dalla Cassazione?
Lo scopo era far sì che il giudice di merito verificasse in modo specifico se le querele agli atti si riferissero precisamente agli episodi di reato descritti nel capo di imputazione, per accertare la sussistenza della condizione di procedibilità per ogni fatto contestato.

Quali sono le conseguenze economiche per chi propone un ricorso dichiarato inammissibile?
Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, la parte che ha proposto il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla cassa delle ammende, il cui importo viene fissato equitativamente dalla Corte in base ai motivi dell’inammissibilità. In questo caso, la somma è stata fissata in 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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