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Ricorso inammissibile: le regole della Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per truffa. La sentenza evidenzia i rigorosi requisiti di specificità dei motivi di appello, l’irrilevanza di argomenti generici sulla prescrizione e sulla tenuità del fatto, e il principio secondo cui l’inammissibilità del ricorso principale travolge anche i motivi nuovi. Il caso riguardava la vendita di un veicolo appartenente a una società sotto amministrazione giudiziaria, con parte del ricavato sottratto alla società stessa.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: L’Analisi della Cassazione su Truffa e Requisiti dell’Appello

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 34965/2025, ha fornito importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi, dichiarando un ricorso inammissibile presentato da tre imputati condannati per truffa. Questa decisione sottolinea l’importanza della specificità e della fondatezza dei motivi di appello, principi cardine della procedura penale che, se non rispettati, precludono l’esame nel merito della vicenda.

I Fatti: Una Truffa nel Contesto di Misure di Prevenzione

Il caso ha origine dalla condanna di tre soggetti per concorso in truffa ai danni di una società a responsabilità limitata. La società, soggetta a confisca di primo grado nell’ambito di misure di prevenzione patrimoniale, era gestita da un amministratore unico. Gli imputati avevano venduto un veicolo di proprietà della società a un acquirente, facendosi corrispondere un importo di 4.600 euro. Tuttavia, nella proposta di acquisto ufficiale, avevano dichiarato un prezzo di soli 2.000 euro, somma effettivamente consegnata all’amministratore. In questo modo, si erano procurati un ingiusto profitto di 2.600 euro, inducendo in errore l’amministratore circa il reale corrispettivo della vendita.

I Motivi del Ricorso e le Obiezioni della Difesa

La difesa degli imputati ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su diversi motivi, successivamente ritenuti infondati o generici dalla Corte Suprema:

1. Prescrizione del reato: Si sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato a non dichiarare l’estinzione del reato per decorso dei termini.
2. Vizio di motivazione e violazione di legge: Secondo la difesa, non vi era stato un danno patrimoniale effettivo, poiché la persona offesa era da individuarsi nello Stato e la società non era ancora sottoposta a confisca definitiva. Inoltre, le misure di prevenzione erano state successivamente revocate.
3. Particolare tenuità del fatto: Si lamentava che la Corte d’Appello non avesse valutato d’ufficio la possibilità di prosciogliere gli imputati per la particolare tenuità del fatto, ai sensi dell’art. 131-bis c.p.
4. Mancato riconoscimento delle attenuanti generiche: La difesa criticava la motivazione con cui erano state negate le circostanze attenuanti generiche e la determinazione della pena.
5. Motivi nuovi: In un atto successivo, si chiedeva di convertire la pena detentiva in una pena pecuniaria sostitutiva.

La Decisione della Cassazione: Perché il Ricorso è Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile in ogni sua parte. L’analisi della Corte offre una guida chiara sui limiti e le condizioni per un valido ricorso.

Genericità dei Motivi e Onere della Prova

La Corte ha ribadito un principio fondamentale: chi ricorre in cassazione lamentando l’omesso rilievo della prescrizione ha l’onere di fornire una compiuta rappresentazione della sequenza procedimentale e di dimostrare l’effettiva maturazione del termine. Nel caso di specie, la difesa non ha adempiuto a tale onere, e la Corte, effettuando un calcolo autonomo, ha accertato che la prescrizione non era affatto maturata.

Analogamente, i motivi relativi alla mancanza di danno e alla tenuità del fatto sono stati giudicati generici. La difesa non ha indicato con precisione i passaggi del decreto di revoca delle misure di prevenzione né ha fornito elementi concreti per dimostrare la presunta tenuità, limitandosi a un’affermazione apodittica.

Il Principio del Ricorso Inammissibile e le Conseguenze

Una delle statuizioni più importanti della sentenza riguarda l’effetto a cascata dell’inammissibilità. La Corte ha chiarito che l’inammissibilità del ricorso principale travolge inevitabilmente anche i motivi nuovi. Poiché il ricorso originario era viziato da genericità e manifesta infondatezza, anche la richiesta successiva di applicazione di pene sostitutive è stata dichiarata inammissibile, senza possibilità di esame. La Corte ha inoltre specificato che tale richiesta avrebbe potuto e dovuto essere presentata già in grado di appello.

le motivazioni

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione sulla base di principi consolidati della procedura penale. In primo luogo, ha riaffermato che la persona offesa dal reato di truffa era la società, un soggetto giuridico distinto dagli imputati e dallo Stato, che ha subito un danno patrimoniale diretto e immediato. La revoca successiva delle misure di prevenzione è stata considerata irrilevante ai fini della configurabilità del reato già commesso.

Per quanto riguarda le circostanze attenuanti, la Corte ha ritenuto adeguata la motivazione dei giudici di merito, i quali avevano correttamente valorizzato i precedenti penali degli imputati e il contesto specifico del reato, commesso mentre erano in atto misure di prevenzione. Infine, la decisione di inammissibilità si fonda sul principio di autosufficienza del ricorso, secondo cui l’atto di impugnazione deve contenere tutti gli elementi necessari per consentire alla Corte di decidere senza dover consultare altri atti processuali. La genericità delle censure difensive ha violato questo principio, rendendo il ricorso non meritevole di un esame di merito.

le conclusioni

La sentenza rappresenta un monito per la difesa tecnica: un ricorso per cassazione deve essere formulato con rigore, specificità e fondatezza giuridica. Le affermazioni generiche, non supportate da precisi riferimenti processuali e argomentazioni logiche, portano inesorabilmente a una declaratoria di inammissibilità. Tale esito non solo preclude la possibilità di una revisione del merito della condanna, ma comporta anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La decisione conferma che la Corte di Cassazione svolge un ruolo di giudice di legittimità, non di terzo grado di merito, e che l’accesso al suo giudizio è subordinato al rispetto di precise regole procedurali.

Quando un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando i motivi presentati sono manifestamente infondati, generici, o quando l’atto di impugnazione non rispetta i requisiti di specificità richiesti dalla legge. Ad esempio, non basta affermare che un reato è prescritto, ma bisogna dimostrarlo con un’analisi dettagliata degli atti processuali.

È possibile sollevare per la prima volta in Cassazione la questione della “particolare tenuità del fatto”?
Sebbene il giudice d’appello possa rilevarla d’ufficio, il ricorrente in Cassazione che lamenta tale omissione deve indicare i presupposti specifici che avrebbero dovuto portare a tale valutazione e la loro decisiva rilevanza. Una semplice affermazione generica che il fatto è “tenue” rende il motivo inammissibile.

Cosa succede ai “motivi nuovi” se il ricorso principale è inammissibile?
L’inammissibilità del ricorso principale travolge e rende inammissibili anche i motivi nuovi presentati successivamente. Non è possibile “salvare” un’impugnazione viziata presentando argomenti aggiuntivi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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