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Ricorso inammissibile: le regole della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un uomo condannato per violenza sessuale e altri reati contro la fidanzata. La Corte ha stabilito che la richiesta di pene sostitutive e di attenuanti generiche era stata formulata in modo proceduralmente scorretto in appello, e ha respinto le censure sulla valutazione delle prove, ritenendole un tentativo di riesame del merito non consentito in sede di legittimità.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione fissa i paletti procedurali

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 42825 del 2024, ha fornito importanti chiarimenti sui requisiti formali per presentare un’impugnazione, dichiarando un ricorso inammissibile e ribadendo i limiti del proprio giudizio di legittimità. La pronuncia si sofferma in particolare sulle modalità con cui la difesa deve formulare le proprie richieste in appello, specialmente dopo le modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia.

La Vicenda Processuale

Il caso trae origine dalla condanna di un uomo, inflitta dal Tribunale e confermata dalla Corte d’Appello, per una serie di reati gravi, tra cui violenza sessuale, commessi ai danni della sua allora fidanzata. La pena stabilita era di tre anni e due mesi di reclusione.

Contro la sentenza di secondo grado, la difesa dell’imputato ha proposto ricorso per cassazione, articolando la propria impugnazione su tre distinti motivi.

I Motivi del Ricorso

La difesa ha lamentato diversi vizi della sentenza impugnata, cercando di ottenere l’annullamento della condanna.

1. La mancata pronuncia sulla pena sostitutiva

Il primo motivo riguardava l’omessa pronuncia da parte della Corte d’Appello sulla richiesta di applicazione di una pena sostitutiva (come i lavori di pubblica utilità). La difesa sosteneva che tale richiesta, sebbene formulata solo nelle conclusioni scritte del giudizio d’appello, dovesse essere esaminata.

2. Il presunto travisamento delle prove

Con il secondo motivo, veniva denunciato un errore nella valutazione del materiale probatorio. In particolare, si contestava l’attendibilità della persona offesa, citando una sua pregressa patologia psichiatrica e presunte lacune nelle indagini tecniche (come la mancata analisi del telefono della vittima). La difesa riteneva la motivazione della Corte d’Appello carente e contraddittoria.

3. Il diniego delle attenuanti generiche

Infine, il terzo motivo criticava la decisione dei giudici di merito di non concedere le circostanze attenuanti generiche, ritenendo che non fossero stati adeguatamente considerati elementi come la personalità e la storia personale dell’imputato.

Le Motivazioni della Cassazione: un ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, dichiarandolo inammissibile in ogni sua parte. Le motivazioni offrono una lezione di rigore procedurale.

Sul primo punto, la Corte ha chiarito che, alla luce della Riforma Cartabia, la richiesta di pene sostitutive deve essere devoluta alla corte d’appello con uno specifico motivo nell’atto di impugnazione o tramite motivi nuovi. Non è sufficiente una semplice menzione nelle conclusioni finali, poiché ciò non investe formalmente il giudice della questione. Di conseguenza, la Corte d’Appello non era tenuta a pronunciarsi.

Anche il secondo motivo, relativo alla valutazione delle prove, è stato giudicato inammissibile. I giudici supremi hanno ribadito un principio fondamentale: la Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Non può, quindi, rivalutare i fatti o l’attendibilità di un testimone. Il ricorso, in questa parte, si limitava a sollecitare una diversa lettura delle prove, senza evidenziare un vizio logico manifesto nella motivazione della sentenza impugnata, che invece risultava coerente e ben argomentata.

Infine, la Corte ha respinto anche la censura sulle attenuanti generiche. Similmente a quanto affermato per le pene sostitutive, la richiesta era stata formulata in modo generico e tardivo. La giurisprudenza costante richiede che una tale istanza sia specifica e supportata da elementi di fatto concreti, cosa che nel caso di specie non era avvenuta.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza l’importanza del rigore formale e della specificità dei motivi di impugnazione nel processo penale. Emerge chiaramente che le riforme procedurali, come la Cartabia, richiedono agli avvocati una maggiore attenzione nel formulare le proprie istanze, che devono essere presentate nei tempi e nei modi corretti. Dichiarando il ricorso inammissibile, la Cassazione ha non solo definito l’esito del caso specifico, ma ha anche inviato un messaggio chiaro: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito e le regole procedurali sono poste a garanzia della funzionalità e della certezza del diritto.

Quando si può chiedere una pena sostitutiva in appello dopo la Riforma Cartabia?
Secondo la sentenza, la richiesta di applicazione di una pena sostitutiva deve essere devoluta al giudice d’appello attraverso uno specifico motivo contenuto nell’atto di impugnazione principale o in un atto di motivi nuovi, e non può essere validamente formulata per la prima volta nelle conclusioni scritte.

È possibile contestare la valutazione delle prove in Cassazione?
No, non è possibile chiedere alla Corte di Cassazione una nuova e diversa valutazione delle prove. Il suo compito è un giudizio di legittimità, ovvero verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non riesaminare i fatti. Un ricorso basato su una diversa interpretazione del materiale probatorio è, di regola, inammissibile.

Cosa succede se un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Quando la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende, oltre all’eventuale rifusione delle spese legali alla parte civile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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